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Prima Che Uccida

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Из серии: Un Mistero di Mackenzie White #1
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Prima Che Uccida
Prima Che Uccida
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Читает Alessandra Bedino
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CAPITOLO VENTUNO

Mackenzie non metteva piede in una chiesa dal matrimonio della sua compagna di stanza all’università. Dopo la morte di suo padre, la madre aveva provato a trascinare lei e Steph in chiesa in numerose occasioni ed era esattamente per quel motivo che Mackenzie faceva di tutto per tenersi alla larga.

Eppure, quando entrò nella Chiesa Metodista della Nuova Vita, dovette ammettere che c’era un certo grado di bellezza lì. Non era solo per i vetri colorati e l’altare decorato. Era per qualcosa di completamente diverso, che onestamente non riusciva ad individuare con precisione.

Avvicinandosi alla parte anteriore della chiesa, vide un uomo seduto su una delle panche in prima fila. A quanto pareva non l’aveva sentita entrare, dato che teneva la testa china sul volume che stava leggendo.

“Reverendo Simms?” lo chiamò. Nell’ambiente cavernoso, la sua voce rimbombò come fosse quella del Padreterno.

L’uomo levò lo sguardo dal libro e si voltò verso di lei. Era un uomo sui cinquant’anni, che indossava una camicia button-down e dei pantaloni kaki. Gli occhiali che portava erano di un modello che lo facevano apparire immediatamente buono.

“Detective White, immagino” disse alzandosi.

“Immagina bene” rispose lei.

Sembrava leggermente scioccato, ma le andò comunque incontro.

“Perdoni la mia sorpresa” si scusò. “Quando il Capitano Nelson mi ha chiamato per chiedermi di dedicare un po’ del mio tempo alla sua indagine, non mi aspettavo una donna. Data la natura efferata dei delitti, trovo alquanto strano che sia proprio una donna a seguire le indagini. Senza offesa, naturalmente.”

“Non si preoccupi.”

“Lo sa, Clark mi parla molto bene di lei.”

Il nome Clark la lasciò interdetta e le ci volle un momento per realizzare che parlava di Nelson – il Capitano della Polizia Clark Nelson.

“Me lo sento dire spesso ultimamente” disse lei.

“Bene, dev’essere bello.”

“E inaspettato” aggiunse lei.

Simms annuì, come se capisse perfettamente. “Nelson sa essere un pallone gonfiato a volte. Ma sa anche essere estremamente gentile. Immagino che sia difficile mostrare questa parte di sé sul lavoro.”

“Così lui frequenta questa chiesa?” domandò Mackenzie.

“Oh sì” confermò l’uomo. “Viene tutte le domeniche. Ma sto divagando. Prego” aggiunse facendole cenno verso la panchina dov’era seduto prima. “Si sieda.”

Mackenzie obbedì e diede un’occhiata al volume che il Reverendo Simms stava leggendo, senza stupirsi di vedere che era la Bibbia.

“Allora, il Capitano Nelson dice che ha delle domande sulle Scritture che potrebbero portare all’arresto dell’uomo che sta uccidendo queste povere donne.”

Mackenzie estrasse il cellulare e aprì la foto che aveva fatto alla vecchia Bibbia nella casa abbandonata. Gli porse il telefono e lui lo prese, sistemandosi gli occhiali per vedere meglio.

“Numeri, capitolo cinque, versi da undici a venti, più o meno. Pensa di potermi dire qual è la sua interpretazione di questi versi?” gli chiese.

Lui diede una rapida occhiata alla foto prima di restituirle il cellulare.

“Be’, si spiega da sé. Non tutti i passaggi della Bibbia devono essere decifrati. Questo parla semplicemente delle donne adultere che vengono obbligate a bere le acque amare. Se sono pure, non succede loro niente. Se però hanno avuto rapporti sessuali con uomini che non siano i mariti, le acque causano loro una maledizione.”

Lei ci rifletté su.

“L’assassino ha inciso N511 su ogni palo a cui ha legato le vittime” disse poi. “Basandoci sulla tipologia di donne che ha preso di mira, l’allegoria sembra calzante.”

“Sì, sono d’accordo” disse Simms.

“L’altra sigla che intaglia è G202. Ci sono troppi libri della Bibbia che iniziano con G perché io possa fare un’ipotesi fondata. Speravo che lei potesse aiutarmi.”

“Dunque, Numeri è un libro dell’Antico Testamento e se questo killer uccide basandosi su quelle che lui ritiene essere le leggi dell’Antico Testamento – per quanto le sue azioni e interpretazioni siano errate – credo sia corretto supporre che anche l’altra sigla sia in riferimento all’Antico Testamento. In tal caso, sono sicuro che si riferisca al libro di Giosuè. Nel capitolo venti, Dio parla delle Città-rifugio. Erano città dove le persone che avevano accidentalmente ucciso qualcuno potevano scappare senza essere condannate.”

Mackenzie rimuginò su quel fatto per un momento, con il cuore a mille, qualcosa che iniziava a smuoversi nella testa. Prese la Bibbia, trovò Giosuè e individuò il passaggio. Quando lo trovò, lo lesse ad alta voce, un po’ inquietata dal suono della sua voce che leggeva le Scritture in quella chiesa vuota.

E il Signore disse a Giosuè: Dì agli Israeliti di scegliere le città-rifugio, come ti avevo ordinato tramite Mosè, così che l'omicida che avrà ucciso qualcuno per errore o per inavvertenza vi si possa rifugiare e trovare riparo dal vendicatore del sangue. Quando qualcuno cerca rifugio in una di queste città, deve fermarsi all'ingresso della porta della città ed esporre il suo caso agli anziani di quella città. Allora gli anziani accoglieranno il fuggitivo dentro la città e gli forniranno una dimora. Se il vendicatore del sangue lo insegue...

Non proseguì oltre nella lettura, sbalordita dal fatto di aver finalmente capito il significato delle sigle. Era al tempo stesso elettrizzante e deprimente. Adesso aveva accesso al modus operandi dell’assassino, eppure era ancora così vago. Niente di quello che aveva scoperto poteva condurla direttamente a lui.

“Non è finito” le fece notare Simms.

“Sì, lo so” disse. “Ma credo che basti. Mi dica, reverendo, sa per caso quante erano queste Città-rifugio?”

“Sei in tutto” rispose.

Prese la Bibbia e andando alle pagine in fondo le mostrò una serie di glossari e mappe. Le presentò una mappa che mostrava Israele a quei tempi e, sistemandosi di nuovo gli occhiali, indicò sei località.

“Naturalmente questi luoghi potrebbero non essere esatti, ma...” stava dicendo.

Il cuore prese a batterle impazzito appena fece un collegamento che sembrava quasi troppo perfetto per essere vero. Strinse la presa sul volume.

“Potrei fare una foto?” domandò.

“Certamente” annuì il reverendo.

Scattò la foto con mani tremanti.

“Detective, che succede?” le chiese, studiandola. “Le sono stato d’aiuto senza essermene accorto?”

“Più di quanto immagina” fu la sua risposta.

CAPITOLO VENTIDUE

Quando Mackenzie entrò nella sala conferenze, il posto era in fermento. Nancy sedeva al suo solito posto in fondo al tavolo, distribuendo i rapporti aggiornati sul caso del Killer dello Spaventapasseri. I poliziotti si stavano accomodando intorno al tavolo, bisbigliando gravemente come se stessero partecipando a un funerale. Quando Mackenzie si fece strada verso la parte anteriore della stanza, dove aveva visto Nelson che parlava ad un altro agente, notò che stava ricevendo molte occhiate dai poliziotti che superava. Alcuni la guardavano ancora in modo truce, proprio come avevano fatto tre giorni prima in quella stessa stanza. Eppure (ma forse era la sua immaginazione) alcuni la guardavano con interesse sincero e, se poteva azzardare, con rispetto.

Nelson troncò la conversazione con l’altro poliziotto appena la vide arrivare. La cinse con un braccio girandola di spalle rispetto alla folla che ancora la fissava nella stanza. “Le notizie che hai” le chiese “ci porteranno a un arresto nelle prossime ore?”

“Non lo so” disse Mackenzie. “Ma di sicuro possono far restringere le nostre ricerche. Ci permetteranno di avvicinarci molto.”

“Allora dirigi tu lo spettacolo” disse. “Puoi farlo?”

“Sì” disse lei, ignorando la fitta di preoccupazione che le attanagliava lo stomaco.

“Perfetto, allora si va in scena” disse. Così dicendo, si voltò verso i presenti e sbatté le mani grassocce sul tavolo. “D’accordo, gente” sbraitò “sedetevi e cucitevi la bocca. Mackenzie ha novità fondamentali sul caso e voi dovrete prestarle la massima attenzione. Tenetevi le domande per la fine.”

Con sorpresa di Mackenzie, Nelson prese posto su una delle sedie libere contro il muro, lontano dal tavolo delle conferenze. La guardò e fu allora che lei capì che era tutto affidato a lei. Forse era una prova, oppure Nelson aveva esaurito le idee. Ad ogni modo, questa era la sua occasione per afferrare il dipartimento per le palle e dimostrare il proprio valore.

Percorrendo i volti del suo pubblico con lo sguardo, notò Porter. Le rivolse un rapido sorriso, quasi come se volesse assicurarsi che nessun altro lo vedesse. Era probabilmente la cosa più dolce che avesse mai fatto per lei, e si ritrovò a pensare che Porter la stesse sorprendendo in ogni occasione.

“Questa mattina sono tornata su una delle scene del crimine” esordì Mackenzie. “Anche se non è stata la visita in sé a svelarmi la svolta, mi ci ha condotta. Come molti di voi sapranno, su tutti i pali a cui il killer ha legato le donne c’erano due serie di lettere e numeri, come un codice: N511 e G202. Poco fa ho parlato con un reverendo, scoprendo che le sigle stanno per Numeri 5:11 e Giosuè 20:2.

“Il passaggio in Numeri parla di come l’Antico Testamento affrontasse l’adulterio. Ogni adultera veniva portata dai preti, che le davano le cosiddette acque amare. Si pensava che l’acqua benedetta avrebbe maledetto le donne adultere e non avrebbe avuto invece alcun effetto sulle donne pure. In sostanza era il modo in cui la Chiesa giudicava e accusava le donne di essere impure.

 

“Per quanto riguarda il passaggio di Giosuè invece, esso fa riferimento alle Città-rifugio – città dove gli uomini potevano rifugiarsi se avevano accidentalmente commesso un omicidio, per proteggere se stessi, le proprie famiglie o il proprio popolo. In queste città-rifugio gli omicidi non potevano essere condannati. Infatti, il passaggio dice che tutti gli uomini che risiedevano in una città-rifugio sarebbero stati risparmiati dal vendicatore del sangue.

“Secondo il reverendo con cui ho parlato, queste città erano sei. E questo mi porta a pensare che ci saranno almeno altri tre omicidi.”

“Come mai?” domandò Nelson, infrangendo lui stesso l’ordine di riservare le domande per la fine.

“Ritengo che il killer stia uccidendo queste donne per usarle come rappresentazione di ogni città-rifugio. E, uccidendole, crede di assumersi il ruolo di vendicatore del sangue. Se andiamo oltre, in un certo senso sta costruendo una città."

Tutti rimasero in silenzio per un attimo, in attesa di una spiegazione. Lei si voltò verso la parete alle sue spalle, dove la lavagna bianca era stata appena pulita. Prese un pennarello e disegnò una mappa stilizzata a memoria, riproducendo la mappa che il reverendo Simms le aveva mostrato in chiesa.

“Queste sono le posizioni approssimative delle sei città” disse indicando dei cerchietti lungo la mappa. Insieme formavano una sorta di ovale, ogni città quasi alla stessa distanza dalla successiva.

“Se adesso vi mostrassi la mappa dei luoghi dove sono stati rinvenuti i corpi” proseguì “sarebbe quasi identica a questa.”

Immediatamente Nancy iniziò a digitare qualcosa sul suo computer. Senza smettere di guardare lo schermo, disse “Adesso apro una mappa” disse. “Luci, per favore.”

Il poliziotto più vicino all’interruttore accese le luci, mentre un altro accese il proiettore che stava al centro della tavola. Mackenzie si spostò di lato per permettere al fascio di luce di illuminare la lavagna.

Nancy aprì la stessa mappa che c’era sui rapporti che aveva distribuito poco prima. Mostrava ogni strada principale e secondaria e ogni città nel raggio di centocinquanta chilometri. Sulla mappa erano state segnati con tre X i luoghi in cui erano state trovate le vittime.

“Anche se le zone non sono perfettamente allineate” riprese Mackenzie “sono davvero vicinissime. Questo significa che, se non si tratta di una coincidenza – e a questo punto mi sembra chiaro che non lo sia – allora possiamo individuare più o meno quali saranno le prossime scene del crimine.”

“Come facciamo a sapere in che ordine andrà?” chiese uno degli agenti al tavolo. “Se ne rimangono tre, che garanzie abbiamo che andrà in ordine geografico?”

“Non abbiamo garanzie” ammise Mackenzie. “Ma finora ha agito seguendo questo schema.”

“E non siamo ancora sicuri di come sceglie le vittime?” chiese Porter.

“Lo stanno verificando proprio adesso” disse Mackenzie. “Abbiamo già uomini che stanno verificando i tre strip club inclusi in quel raggio di centocinquanta chilometri. Ma non dobbiamo escludere che possa prendere di mira anche le prostitute.”

“E le acque amare?” chiese qualcun altro. “Di che tipo di acqua si tratta?”

“Non lo so per certo” disse Mackenzie. “Ma abbiamo già informato il medico legale di controllare se nello stomaco delle vittime ci sia la presenza di sostanze fuori dal comune: veleni, sostanze chimiche, cose del genere. Personalmente, credo che possa trattarsi anche solo di acqua santa, nel qual caso sarebbe impossibile dimostrare la sua presenza.”

“Come, l’acqua benedetta non brilla magicamente?” chiese un altro poliziotto. Alcuni risero.

“Ehi” intervenne Nelson, tornando davanti a tutti. Andò alla lavagna e prese un pennarello rosso. Fece un cerchio sulla zona della mappa proiettata che sembrava meglio allineata con la quarta città della mappa disegnata da Mackenzie.

“White sarà incaricata di isolare quest’area” disse. “Voglio almeno otto uomini là entro un’ora, per fare un sopralluogo. Fatevi un’idea del terreno, imparate le strade e rimanete di pattuglia fino a mio ordine. Nancy, voglio che chiami la Polizia di Stato e chiedi il permesso di usare un elicottero per perlustrare l’area.”

“Sì, signore” disse Nancy.

“Ancora una cosa” disse Mackenzie. “Usate solo auto civetta. L’ultima cosa che vogliamo è allertare il nostro uomo.”

Nelson ci pensò su e lei intuì che qualcosa lo infastidiva. “Abbiamo solo quattro auto civetta, questo ci limiterà. Perciò potremo usare anche le volanti, ma non da lasciare parcheggiate o per gli appostamenti. E adesso, con tutto quello che sappiamo, non ci sono scuse per non acciuffare questo tizio prima che uccida una quarta donna. Ci sono domande?”

Nessuno disse niente e tutti si alzarono in piedi. Nell’aria si avvertiva un fremito di eccitazione e a Mackenzie sembrò quasi che fosse una presenza fisica. Gli agenti iniziarono a sciamare fuori dalla stanza impazientemente, avvertendo di essere vicini alla fine di quel caso orrendo. Lei conosceva bene quel modo di ragionare: a quel punto, chiunque aveva potenzialmente l’occasione di arrestare il sospettato. Anche se era stato qualcun altro (in questo caso lei) a fare tutti i collegamenti e fornire la soluzione finale, la mossa vincente era alla portata di tutti, ora.

Mentre Mackenzie si dirigeva all’uscita, Nelson la fermò. “Mackenzie, hai fatto davvero un ottimo lavoro. E ti dirò di più: Ellington tesseva le tue lodi quando è tornato a Quantico. Ho ricevuto una telefonata dal suo capo e anche lui ti fa i complimenti.”

“Grazie.”

“Adesso, se solo riuscissi a evitare di inseguire giornalisti sovrappeso spaventandoli a morte, credo che avresti davvero una carriera promettente davanti a te. Quel verme di Pope ha ingaggiato due diversi avvocati contro di te. Non credo che si arrenderà tanto facilmente.”

“Mi dispiace, Capitano.” disse con sincerità.

“Be’, per il momento mettiamo da parte questa cosa” disse Nelson “e concentriamoci ad acciuffare il killer. Anche i giornalisti sono una brutta razza, ma almeno Ellis Pope non se ne va in giro a legare donne ai pali e picchiarle a morte.”

Rabbrividì dentro di sé per il tono leggero con cui Nelson si riferiva alle vittime. Questo le ricordò che, nonostante all’improvviso avesse fiducia in lei e la ricoprisse di complimenti, restava comunque le stessa persona di quando aveva iniziato a lavorare per lui.”

“Se per te va bene, vengo io in macchina con te. Ti ho messo io a capo delle indagini, e vorrei essere il tuo braccio destro.”

“Sicuro” disse lei, detestando l’idea all’istante.

Mentre uscivano dalla sala conferenze, si guardò in giro in cerca di Porter. Era divertente e al tempo stesso ironico quanto avrebbe preferito andare in macchina con Porter adesso che il caso stava per chiudersi. Forse era solo per via dell’abitudine, oppure semplicemente per il fatto che considerava Nelson un po’ troppo maschilista per prenderla seriamente, nonostante le lodi dell’FBI.

Tuttavia, aveva perso Porter nel caos e nell’eccitazione generale. Non c’era il corridoio quando lei aveva fatto un salto in ufficio per prendere pistola e distintivo, e non si vedeva nemmeno nel parcheggio.

Nelson la aspettava alla macchina, e non c’era nemmeno da discutere su chi avrebbe guidato. Si mise subito dietro al volante e sembrava molto impaziente mentre aspettava che lei montasse sul sedile del passeggero e si allacciasse la cintura. Mackenzie fece del proprio meglio per celare l’irritazione, ma pensò che in realtà non importasse. Nelson era così preso dalla prospettiva di arrestare il Killer dello Spaventapasseri che lei era sostanzialmente un’aggiunta – solo l’ingranaggio, del macchinario guidato da uomini, che li aveva condotti lì.

All’improvviso il suggerimento di Ellington di provare a entrare nell’FBI le parve più allettante che mai.

“Pronta ad acciuffare il bastardo?” le domandò Nelson mentre uscivano dal parcheggio e si accodavano ad altre due auto pattuglie.

Mackenzie si morse il labbro inferiore per nascondere un sorriso sarcastico e disse:

“Più di quanto immagina.”

CAPITOLO VENTITRE’

Il cellulare di Mackenzie si mise a squillare appena dieci minuti dopo che lei e Nelson erano partiti. Controllò il numero sul display e, anche se non lo aveva ancora memorizzato, era fresco e familiare nella sua mente. Si era quasi dimenticata che Ellington le aveva mandato un messaggio in cui diceva che l’avrebbe richiamata. Sapeva che l’aveva inviato soltanto quella mattina, ma le pareva un sacco di tempo fa. Controllò l’ora sul cellulare vedendo che erano solo le 15:16. Quella giornata si stava rivelando incredibilmente lunga.

Ignorò la telefonata, non volendo aggiungere complessità a quello che sembrava prospettarsi un pomeriggio già abbastanza complicato. Mentre ignorava la chiamata di Ellington, Nelson era al telefono con Nancy. Parlava in modo conciso e diretto. Era chiaro che fosse teso e oltremodo stressato, e anche Mackenzie iniziava a sentirsi così.

Dopo parecchi secondi, chiuse la telefonata e iniziò a tamburellare nervosamente i pollici sul volante. “Nancy ha appena parlato con quelli della polizia di stato” disse. “Entro un’ora e mezza ci sarà un elicottero a sorvegliare la zona.”

“È una buona notizia” commentò Mackenzie.

“Dimmi” proseguì Nelson. “Secondo te uccide le donne prima di metterle sul palo o le uccide lì?”

“Non abbiamo prove che confermino l’una o l’altra ipotesi” disse Mackenzie. “Però la prima scena del crimine, quella nel campo di granoturco, mi fa pensare che le donne siano ancora vive quando le lega al palo. Sul terreno c’erano segni che giravano intorno al palo, lasciati dalla frusta che strisciava.”

“Quindi?”

“Quindi vuol dire che faceva avanti e indietro. Era ansioso e stava prendendo tempo. Se la donna fosse stata già morta, perché aspettare con la frusta in mano?”

Nelson annuì rivolgendole un sorriso di apprezzamento. “Inchioderemo il bastardo” disse continuando a tamburellare sul volante.

Mackenzie voleva davvero condividere il suo entusiasmo, ma sentiva che c’era ancora qualcosa che non quadrava. Sentiva quasi di aver trascurato qualcosa, ma non riusciva assolutamente a capire cosa fosse. Rimase in silenzio, riflettendo fra sé, mentre Nelson guidava.

Entrarono in quella che Nelson definì l’Area di Interesse venti minuti dopo. Aveva ascoltato parecchie telefonate da parte di Nelson mentre si recavano lì, e aveva capito che Nelson stava allestendo una sorta di perimetro per isolare un’area di circa cinquanta chilometri quadrati. La zona era principalmente formata da boscaglia e strade secondarie. Alcune di quelle strade secondarie erano circondate da campi di granoturco, proprio come quello del primo omicidio, che aveva dato il via a quella pazzia.

Mentre Nelson percorreva una strada del genere, la radio gracchiò. “Detective White, mi sente?” chiese la voce di un uomo.

Mackenzie guardò Nelson, come per chiedere il permesso. Lui fece cenno verso il ricevitore sorridendo. “Fa’ pure” disse. “È il tuo show.”

Mackenzie sganciò il microfono dalla radio e tenne premuto il pulsante di comunicazione. “Qui White. Cosa avete trovato?”

“Sono appena fuori dalla Statale 411 e ho incrociato una strada laterale – in realtà si tratta solo di una strada sterrata. La stradina finisce dritto in un campo di granoturco e non è sulla mappa. È lunga circa un chilometro e termina in uno spiazzo nel campo.”

“Ho capito” disse lei. “Avete trovato qualcosa?”

“Non rende l’idea, detective” disse l’agente all’altro capo. “Credo che debba venire qui più in fretta che può.”

*

Trovò non poco inquietante trovarsi in un altro campo di granoturco. Era come aver compiuto un cerchio completo, però non le sembrava di essere al termine di qualcosa. Anzi, le sembrava di aver ricominciato daccapo.

Era in piedi ai margini dello spiazzo con Nelson e l’agente Lent, l’uomo che l’aveva contattata via radio. I tre stavano in piedi tra le pannocchie rinsecchite e guardavano lo spiazzo.

Al centro era stato eretto un palo. Al contrario degli altri pali che avevano visto e che erano identici a quello, non c’era nessun corpo legato ad esso. Il palo era nudo e sembrava una specie di antico monolite in quello spazio vuoto.

Lentamente, Mackenzie si avvicinò. Era legno di cedro, proprio come gli altri. Si inginocchiò e tastò la terra intorno alla base del palo. Era soffice ed era chiaro che fosse stata smossa di recente.

 

“Questo palo non si trova qui da molto” disse Mackenzie. “La terra è stata smossa di recente. Oserei dire che è stato preparato in giornata.”

“Quindi prepara il luogo prima di portarci la vittima” concluse Nelson. “Non so se è un genio o è solo arrogante.”

Anche se Mackenzie era disgustata che il termine genio fosse legato al killer in qualunque modo, lo ignorò. Andò dietro al palo e immediatamente individuò le incisioni alla base, a parecchi centimetri dal punto in cui era piantato nel terreno: N511/G202.

“Secondo me nessuna delle due cose” disse Mackenzie. Quello che so è che in pratica ci ha lasciato il suo biglietto da visita. Sappiamo che tornerà e che probabilmente avrà con se la quarta vittima.”

Mentre si rialzava, si sentì pervadere da un senso di vendetta che non aveva mai provato prima. L’uomo dietro quei crimini l’aveva in qualche modo scossa. Era come se fosse diventato uno spettro, un fantasma capace di infestare casa sua, la sua mente e persino la sua fiducia in se stessa. La faceva saltare al suono di un’asse cigolante e l’aveva fatta scendere così in basso da provarci con un inarrivabile agente dell’FBI. L’aveva influenzata così tanto che non aveva avuto né l’energia né il tempo di pensare al fatto che Zack se ne fosse andato.

Come se ciò non bastasse, sceglieva le donne come vittime semplicemente perché usavano il proprio copro per guadagnarsi da vivere. Ma lui chi diavolo era per giudicare?

“Voglio restare qui” disse Mackenzie. “Voglio essere di pattuglia, in appostamento, qualunque cosa per catturarlo. Voglio mettere le manette a quello stronzo.”

Sapeva che suonava egoistico, ma non le importava. In quel momento non le importava un accidenti di niente di cosa Nelson potesse pensare di lei. Non le importava se fosse tornato dagli altri in centrale ridendo della bambola che gli dava ordini. All’improvvisto, acciuffare l’uomo dietro quegli omicidi era più importante di tutto il resto – compresi il suo lavoro e la sua reputazione.

“Me ne occupo io” disse Nelson con un sorriso. “Fa piacere vedere in te un po’ di incazzatura, White. Non sapevo ne fossi capace.”

Trattenne il commento che aveva sulla punta della lingua, limitandosi a pensarlo.

Neanche io.

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