Читать книгу: «Conquista Di Mezzanotte», страница 6

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Voltandosi verso il bambino, Broderick gli si avvicinò, ma quello si rannicchiò ancora di più nell'angolo. “So che sei terrorizzato. Per favore, devi credermi se ti dico che non ti farò del male.”

Il bimbo rimase al suo posto.

Broderick provò per la seconda volta, ma nessuno dei suoi tentativi di convincere il bambino ebbe successo. Tuttavia, non poteva lasciarlo con quei terribili ricordi. Come un serpente che si avventa sulla preda, Broderick strappò il ragazzino dalle ombre e lo tenne tra le braccia. Prima che il bambino potesse capire cos'era successo e iniziasse a gridare, gli premette il palmo sulla fronte e chiuse gli occhi. Concentrandosi profondamente, cullò il bambino fino a farlo scivolare in un sonno profondo.

“Non ricordare nulla, piccolo,” sussurrò Broderick, cancellandogli quell'esperienza dalla mente.

Posò poi il corpo zoppicante del bimbo in terra, nel vicolo, e controllò le sue ferite. Estrasse il pugnale dallo sporran, si incise il palmo e premette il suo sangue immortale sulle piaghe del bambino, come un unguento. Le ferite guarirono in pochi istanti, come se non ci fossero mai state. Anche il taglio di Broderick guarì alla stessa velocità e lui riaprì la lesione più di una volta, per continuare a versare il sangue sulle ferite. Quando ebbe terminato, sistemò di nuovo il bimbo nell'angolo con gentilezza, rannicchiandolo in una posizione adatta al sonno, poi gli mise qualche billon penny nella tasca. Il ragazzino si sarebbe risvegliato da quella prova come se quell'esperienza fosse stata un terribile incubo. Si sarebbe solo chiesto da dove venivano le monete che aveva in tasca.

Broderick si voltò quindi verso il codardo che giaceva inerme nel vicolo, immerse un pollice e spalmò il suo sangue immortale sulle due piccole ferite sul collo dell'uomo. Si caricò quel tipo sulla spalla e lo trasportò fino ai margini della cittadina. Non voleva che fosse nei dintorni del bambino, quando si fosse svegliato. Provando ben pochi rimorsi gettò l'uomo tra i cespugli lungo la strada che conduceva a nord, verso Strathbogie.

Quando Broderick tornò all'accampamento degli zingari, Amice lo accolse con la fronte aggrottata. “Va tutto bene, figlio mio? Sembri scosso.”

“Sì, Amice. Tutto bene.” Broderick si costrinse a sorridere e baciò Amice sulla testa, poi scomparve nella tenda. Amice conosceva il suo umore, ma sapeva anche quando era meglio tenersi a distanza. Non l'avrebbe seguito nella tenda e non avrebbe insistito per avere più informazioni.

Broderick chiuse gli occhi, maledicendo le proprie emozioni. L'ira che aveva liberamente sfogato sulla sua vittima, quella sera, era una conseguenza del suo fallimento nell'inseguire la persona di cui aveva avvertito la presenza. Si meritava quello che aveva ottenuto. Riaprì gli occhi e camminò avanti e indietro nella tenda, mentre un malessere gli formicolava nelle membra. Un uomo della sua taglia così meditabondo, non sarebbe riuscito a spingere i clienti ad essere generosi con il denaro, quindi si concesse un attimo per calmarsi e prepararsi a quella serata di previsioni del futuro, assicurandosi di mantenere i sensi in allerta. Si sedette dietro il tavolino sul cavalletto, con gli occhi chiusi e le braccia conserte. Fece un respiro profondo e confortante ed immaginò la tensione abbandonare il suo corpo come la sabbia attraverso un setaccio.

Sì, lascia andare tutto quanto. Meditare sul suo sogno sarebbe stata una piacevole distrazione. Un sorriso si formò sulle sue labbra.

“Davina!” chiamò Lilias, distogliendo l'attenzione della figlia dallo spettacolo sbalorditivo di un uomo che si metteva una torcia infuocata in bocca. Lilias era ferma davanti a uno zingaro che aveva le braccia traboccanti di nastri e fece cenno a Davina si andare da lei.

Davina si allontanò dallo spettacolo con molta riluttanza e si spostò nel punto in cui Lilias stava parlando con lo zingaro carico di nastri. “Oh, questi sembrano molto meglio di quelli che abbiamo visto questo pomeriggio,” concordò Davina.

Lilias era in estasi davanti a quella ricchezza di colori, alla varietà dei materiali e dei modelli e prese tutti quelli che riuscì ad infilare nella borsa. Pagò il mercante, poi lei e Davina si avviarono verso le altre tende, ammirando i gingilli e le merci provenienti da ogni angolo della terra. Davina tenne gli occhi ben aperti per tutto il tempo, cercando la vecchia zingara e il suo carrozzone mistico. Non aveva idea di dove fosse finita Rosselyn.

Lilias e Davina osservarono un arrotino molto esperto, che affilava una lama fino a farla brillare, poi si tennero i borsellini stretti contro il corpo, quando Lilias sorprese un ragazzino che tagliava un sacchetto di monete dalla cintura di un uomo. Davina lasciò vagare lo sguardo su un tavolo ricoperto di spille,fermagli e gioielli di tutte le forme. Il mercante si chinò in avanti con una spilla, cercando di convincerla a comprare quel gioiello, ma lei rifiutò scuotendo gentilmente la testa, mentre toccava la spilla che Kehr le aveva regalato e che le chiudeva il mantello sulle spalle. Una melodia triste sgorgava dalla “O” perfetta della boccuccia di una bimba zingara, mentre il suo anziano nonno teneva una tazza di latta ammaccata nella mano nodosa, chiedendo l'elemosina ai numerosi passanti. Davina lasciò cadere qualche billon penny nella tazza.

Mentre Davina e Lilias procedevano nel bel mezzo di quell'attività, un uomo scalciò una palla di argilla grande come un melone fuori dal fuoco davanti al suo carrozzone; la palla rotolò sul loro cammino, facendole sobbalzare. L'uomo si avvicinò per scusarsi e raccolse la palla bollente con uno straccio, riportandola dove era seduto. Davina deviò verso di lui, che spaccò la palla di argilla con una pietra. Raccolse quindi un coltello da terra accanto a sé e lo conficcò nella palla, rivelando un centro bianco e fumante. Davina si avvicinò ulteriormente, scrutando le sue azioni. “Cosa avete lì, signore?” chiese.

“Riccio arrostito,” rispose l'uomo, offrendole un pezzo di carne con la punta del pugnale. “Vorreste assaggiarlo, signora?”

Lilias storse il naso. “Oh no, Davina!” Afferrò la mano tesa della figlia e guardò sbalordita l'uomo, come se fosse matto. “Grazie, ma no!”

Davina rise della riluttanza di sua madre. “Suvvia, madre. Coraggio!” Davina prese la carne che le veniva offerta e soffiò per ridurre il calore. Annusò e le venne l'acquolina in bocca. “Oh, ha un profumo divino!” Si mise il boccone in bocca ed esplorò quel gusto nuovo, masticando molto lentamente e assaporando quel sapore succulento. “Quasi come il coniglio.”

Sua madre stava ancora scuotendo la testa ed aveva persino stretto le labbra, perché il suo messaggio fosse chiaro. Trascinò via Davina, che stava ringraziando l'uomo per l'assaggio.

Lilias spinse la figlia, poi puntò il dito a indicare la tenda dipinta con la donna dai capelli dorati che toccava un mazzo di carte, con lo sfondo notturno ed i simboli mistici intorno a lei. La vecchia era in piedi accanto ai lembi dell'apertura e faceva loro cenno di avvicinarsi. Il cuore di Davina prese a martellare contro la cassa toracica.

“Dovete farvi leggere la mano,” disse la donna anziana quando si avvicinarono, nel suo forte accento francese.

“Sembravate molto interessata a mia figlia questo pomeriggio, madame,” disse Lilias.

Davina fissò la zingara dritto negli occhi. “Mamma, questa è la gitana che sono venuta a trovare al villaggio molti anni fa.” Lilias espresse il suo piacere e Davina fece un passo avanti, afferrando le mani protese della donna. “Bonsoir, Amice.”

“E' bello vederti, bambina.” Amice fece un passo indietro ed ispezionò Davina. “Oh, chérie! Sei diventata una donna talmente bella! E' un miracolo che io ti abbia riconosciuta, quando siamo passati! Quanto mi sono mancate le nostre piccole conversazioni accanto al fuoco. Ero felice ogni volta che tornavi.” Amice guardò Liljas. “E' evidente che ha ereditato la bellezza da voi, madame.”

“Siete troppo gentile, Amice.” Lilias sorrise con orgoglio a sua figlia. “Devi farti predire la sorte, cara.”

“Anche voi, madame.”

“Oh, no. Sono sicura che il mio futuro non abbia in serbo niente di cui valga la pena discutere.” I lineamenti di Lilias si velarono di tristezza, che lei cercò di mascherare con un sorriso, ma Davina sapeva che sua madre piangeva il marito Parlan e il figlio Kehr. “Conoscere il futuro sarà più utile a mia figlia che a me.” Si voltò verso Davina. “Ti aspetterò qui, tesoro.” Amice fece cenno a Lilias si sedersi vicino al focolare e le porse una tazza di argilla colma di tè bollente. Due giovani abitanti della città che Davina riconobbe uscirono dalla tenda ridendo, e si fermarono di colpo per evitare di scontrarsi con lei. Fecero un inchino per scusarsi e se ne andarono.

Mentre sua madre ed Amice conversavano in privato, Davina scacciò un senso crescente di disagio, prima di entrare nella tenda. Non poteva permettere alle sue preoccupazioni di rovinare quel momento eccitante che aveva atteso così a lungo. L'aroma speziato di incenso le pervase i sensi e il suo corpo fremette al ricordo dell'ultima volta in cui era entrata in quel mondo esotico- ricordi che aveva rivissuto ancora e ancora negli ultimo nove anni.

Si voltò verso di lui.

Capitolo 4

Dopo che i ragazzi e le loro buffonate furono usciti dalla tenda, una donna entrò attraverso l'apertura. Soffiava la brezza leggera della sera, che trasportò il suo profumo attraverso lo spazio, e i lombi di Broderick si irrigidirono per l'aroma familiare dell'olio di rosa e del suo sangue. Lui chiuse gli occhi e inalò a fondo, mentre gli odori lo gettavano di nuovo dentro al sogno che stava vivendo quando si era svegliato. Posò su di lei uno sguardo curioso ma lascivo, incrociò le braccia sul petto ed aspettò che lei avanzasse, ascoltando i pensieri che riusciva a cogliere attraverso lo spazio. Anche se lei era in piedi nell'ombra, Broderick vide i suoi occhi vagare sul proprio corpo, esaminarlo, mentre ondate di desiderio fluttuavano nei suoi pensieri sconnessi. Lei si fece avanti nella luce della lampada ad olio appesa al muro, concedendo a Broderick una visione più colorata della sua figura. E' lei. Davina. Il suo membro reagì pulsando. Era uscita dal suo sogno e le sue labbra piene e le curve lussuriose promettevano tutto quello che lui aveva provato nella mente.

Broderick si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo, che scricchiolò protestando contro il suo peso. “Vuoi farti predire la fortuna, ragazza, oppure continuiamo a divorarci a vicenda con gli occhi?”

Lei continuò a fissarlo aggrottando la fronte, silenziosa ed esitante.

L'angolo della bocca di Broderick si sollevò in un sorriso da furfante, mentre lui si alzava in piedi. Da quel punto, il suono del cuore picchiettante di Davina svolazzava fino alle sue orecchie, come farfalle.

Lei riuscì a deglutire e ritrovò la voce. “Ti ricordi di me?”

Broderick alzò un sopracciglio con interesse. Certo, nei nostri sogni eravamo in calore, bella signora. Ti piacerebbe provare di nuovo? Lasciò scorrere lo sguardo lungo il corpo di Davina, prima di rispondere. “Un viso come il tuo sarebbe difficile da dimenticare.”

Anche se le guance della ragazza si screziarono di rosso e lui poté cogliere dei sussurri imbarazzati, Davina si sbloccò e si sedette davanti a lui. Non si ricorda di me, o sta solo fingendo?

Broderick si mise a cavallo della sedia e si chinò in avanti, venendole molto vicino. “Dammi le mani, ragazza,” le sussurrò.

Davina obbedì, mettendo le dita tremanti e fredde nelle mani dello zingaro. Restò a bocca aperta e cercò di tirarle indietro con un sobbalzo istintivo, e lui si accorse che il calore della propria pelle l'aveva stupita.

Tuttavia, la tenne stretta e fissò lo sguardo nei suoi occhi color zaffiro. “Rilassati, ragazza.”

Rilassati, ragazza. Quella frase aveva un'essenza maschile e riecheggiava nei ricordi di Davina.

Broderick chiuse gli occhi, facendo lenti cerchi al centro della mano di Davina con il pollice, mentre si concentrava nell'interpretare i suoi pensieri. Riusciva quasi a vedere se stesso attraverso gli occhi della ragazza, che si fece più vicina per sbirciare il suo viso nella penombra, osservando i suoi lineamenti.

Rilassati, ragazza. Il tuo fiato tornerà tra un istante.

Quella frase virile sussurrò dai recessi più oscuri della mente di Davina: un ricordo offuscato e avvolto nell'ombra che non prendeva forma, per quanto lei si sforzasse. Broderick avvertì il suo tentativo di recuperare la memoria. Poi vide attraverso gli occhi di Davina: era seduta al centro di una radura nella foresta, con la vista offuscata e un sordo pulsare dietro la testa. Un uomo era chino accanto a lei, le chiedeva della sua salute e, quando lei concentrò l'attenzione sul suo viso, lui apparve alla vista- Angus Campbell.

Con il cuore che martellava nel petto, Broderick aprì gli occhi e strinse lo sguardo su di lei, scrutandola in viso. Broderick è molto più bello, pensò Davina, ma non si può negare che assomigli ad Angus.

A Broderick si bloccò il fiato in gola e lui strinse i pugni, aggrottando la fronte. Come fa a sapere che Angus e...

“Cosa...?”

“Zitta!” Le sondò la mente in cerca di altre informazioni.

“Per favore, signore.” Davina cercò di allontanarsi da lui, ma le mani di Broderick la tenevano stretta.

I muscoli dello zingaro si irrigidirono, mentre cercava di penetrare più a fondo nei ricordi di Davina. Degli sprazzi del ghigno malvagio di Angus si fecero gioco di Broderick, come se intendessero dire, “Vieni a prendermi, Rick!” Riemersero altre visioni di un Angus più gentile e compassionevole, in contrasto con l'Angus che lui conosceva. Poi l'oscurità arrivò come una nebbia, offuscando tutto. Broderick si concentrò sulla donna vicino a lui, i cui occhi erano pieni di terrore, mentre cercava di divincolarsi da lui.

Broderick sollevò le sopracciglia, alleviando la tensione, ma non la lasciò andare. “Le mie scuse, mia signora. Le visioni che ho visto...” Cercò di dimostrarle tutta la compassione di cui era capace, massaggiandole la mano e provando il desiderio di nutrirsi di lei, per ottenere quello che voleva. Si chiese se avrebbe potuto cogliere quell'occasione e gettò un'occhiata al lembo della tenda, ascoltando le numerose voci all'esterno, ma poi ci ripensò. Doveva riuscire a calmarla. “Non temere, mia signora. Non intendevo turbarti così tanto. La visione che ho avuto... ne hai passate tante, vero?” Sperava che le predizioni che aveva fatto del suo futuro durante il loro ultimo incontro si fossero avverate, altrimenti il suo inganno sarebbe stato svelato.

Davina annuì e fece un respiro per calmarsi, abbassando le ciglia sulle guance arrossate, poi i suoi occhi incontrarono quelli di Broderick. Si ritrasse da lui.

Calmarla. Broderick chiuse gli occhi, permettendo alla tensione di svanire dal suo viso, appianando la ruga tra le sopracciglia, e continuando ad accarezzare e massaggiare la mano di Davina. Usando la sua influenza immortale, costrinse un senso di pace a fluire su di lei, come se dell'acqua calda le piovesse sulla testa e gocciolasse lungo il suo corpo, lavando via la paura e l'ansia. Davina sospirò, accettando quello spirito rilassante che la circondava, mentre il tempo languiva nel lusso.

Ormai più tranquilla, Davina si arrese alle sue cure.

La sua mente era un po' più difficile da esplorare, le sue emozioni si agitavano in molte direzioni e la sua capacità di bloccare quei ricordi sconcertava Broderick. Più lei si rilassava, tuttavia, più la nebbia iniziava a diradarsi. Broderick vedeva attraverso gli occhi di Davina e non poté reprimere un sorriso perverso, quando vide i suoi ricordi di quando si era vestita per la serata. Davina era in piedi davanti allo specchio, si stava tirando su la tunica lungo il corpo snello e la stoffa sottile le accarezzava i seni pieni e sporgenti. Quelle immagini vorticarono e si riformarono per mostrare il riflesso di una Davina completamente vestita, che si stava mettendo il profumo.

“Vedo olio di fiori in una fiala di vetro.” Il suo sorriso si allargò. “Dei posti intimi sono toccati da questa fragranza,” sussurrò quando la vide toccarsi il solco tra i seni e i due lembi di pelle sensibili dietro le ginocchia. Broderick aprì gli occhi e trasse un profondo respiro dal naso. “Sento questa fragranza arrivare da te, ragazza.”

Le guance di Davina avvamparono e il calore si diffuse nel suo corpo.

Broderick posò gli occhi sulla linea del collo squadrata, dove lei si era tamponata l'olio alla rosa, soffermandosi prima di risalire fino ai suoi occhi color zaffiro. Senza smettere di fissarla negli occhi, immerse il pollice della mano libera in una tazza d'olio scaldato da una candela.

Davina cercò di tirarsi indietro di nuovo, ma lui rifiutò di lasciarla andare. “A cosa serve quell'olio?” Le tremava la voce, nonostante si stesse sforzando di mantenerla ferma.

“L'olio rende più facile leggere le linee della tua mano,” le spiegò Broderick, spandendo quel calore sul palmo, con colpi lenti e deliberati del pollice.

Il suono del battito cardiaco di Davina accelerò. Broderick avvertì la fame crescere dentro di lei, mentre gli occhi della donna vagavano sul suo collo e le sue spalle. Quelle emozioni turbinanti dissolsero gli ultimi rimasugli di paura e divennero un mix di curiosità e desiderio. Davina si sforzava di mantenere un respiro lento e regolare e combatteva contro l'impulso di ansimare. Si chiedeva come doveva essere la sensazione del corpo di Broderick che premeva contro il suo; sentire il suo peso su di sé e sentirlo chiamare il suo nome, con una voce colma di desiderio.

Anche ad occhi aperti, la mente di Davina era inondata di immagini erotiche, che si aggiungevano alla collezione personale proveniente dal sogno di Broderick. Lui riuscì a gustarla, osservando la sua bocca; riuscì a sentirla scivolare nella tunica, quando posò gli occhi su quel corpo formoso. Vedere le immagini erotiche che la ragazza aveva nella mente e che imitavano quelle del sogno, fu la rovina di Broderick.

Con un gemito, corse intorno alla tavola e, prima che Davina potesse rendersene conto, l'aveva fatta alzare, stringendola in un abbraccio e schiacciandole le braccia tra loro. Le mani di Davina sul suo torace diffondevano il calore nel suo corpo. Il battito impazzito del cuore di Broderick sotto i palmi della donna andava al ritmo di quello di lei e gli risuonava nelle orecchie. Davina alzà lo sguardo su di lui con le labbra socchiuse, piene e tentatrici, che imploravano di essere assaggiate, poi la bocca di Broderick scese sulla sua. Con un'abilità che sorprese persino lui, lei lo respinse.

“Basta!”

Mentre il divertimento gli sconvolgeva i lineamenti, lui allentò la stretta dell'abbraccio quel tanto che bastava per permettere a Davina di avere spazio per respirare. Poi disse con voce carezzevole, “Fermarmi? Sei cotta al punto giusto, ragazza. Cosa ne dici se ci intratteniamo a vicenda in un'atmosfera più intima?”

Davina si liberò dal suo abbraccio e lo schiaffeggiò.

“Cosa...” Broderick aggrottò la fronte confuso, poi la distese buttando indietro la testa e una risata sonora gli sgorgò dalla bocca, mentre teneva i pugni piantati nei fianchi. Oh, mi piace!

Lei arretrò, senza parole, mentre la sua bocca si sforzava di trovare qualcosa da dire. Prima che potesse iniziare a insultarlo, Broderick la circondò di nuovo tra le braccia. Davina lottò, premendo i pugni contro il suo ampio torace che risuonava ancora di quella risata. Dopo molti sforzi, ritrovò la parola. “Lasciami stare, tu...tu...!”

“Bruto?” le suggerì, incapace di trattenersi dal ridacchiare a quella scenata passionale. “O, più appropriatamente, sono un ...”

“Un animale! Ecco cosa sei.” Davina lo spinse con tutta la forza che aveva. “Lasciami...!”

Non voleva farla cadere. Semplicemente la lasciò andare, come lei voleva, e prima che Broderick riuscisse a pensare di afferrarle la mano, la forza delle sue spinte la fecero atterrare sul sedere.

Davina era seduta a terra, ammutolita, e lo fissava. Con le braccia incrociate sul petto, Broderick le sorrise per un istante, prima di allungare la mano ad aiutarla. Davina rifiutò quella mano e si alzò in piedi da sola, scuotendo via la sporcizia dalle gonne e dalle mani, con gesti furiosi. Le continue risate di Broderick le resero più profondo il solco tra le sopracciglia.

Quando Davina si fermò davanti a lui, si fissarono a vicenda in silenzio- il viso di Broderick che brillava di divertimento, quello di Davina contorto dall'agitazione. Il fuoco del suo temperamento era così facile da accendere che Broderick non riusciva a impedirsi di prenderla in giro. Indicò con la testa il cestino delle offerte sul tavolo.

Davina restò sbalordita per un attimo, poi sussultò. “Come osi chiedermi un'offerta, quando non hai fatto altro che maltrattarmi!” Raccolse il cestino e glielo lanciò. Broderick si ritrasse agilmente e ridacchiò. “Credo che saresti stata più caritatevole, se fossi venuta con me in un posto più intimo.”

La rabbia scuoteva il corpo di Davina e Broderick notò che aveva capito il sottinteso. Lei si fiondò fuori dalla tenda, sbuffando.

Broderick rimase sbalordito da quell'incontro. Trasse un profondo respiro, poi si sistemò lo sporran sull'erezione, uscì dalla tenda e accolse con gioia l'aria fresca, osservando la figura dell'affascinante, ma misteriosa, Davina che si allontanava. Quando lei si infilò tra la folla, Broderick distolse gli occhi dal punto in cui era scomparsa con grande riluttanza e si voltò verso Amice. Fece un cauto passo indietro dallo sguardo penetrante che la vecchia gli rivolse.

“Davina non sarà una delle tue conquiste, Broderick!”

“Non è una verginella, Amice.” Comunque, la virtù di quella donna non era il pensiero più pressante nella sua mente. Broderick si incamminò tra la folla, che si era richiusa già da tempo dietro di lei, ancora dubbioso riguardo alle visioni che lei aveva avuto del suo nemico.

Un pugno secco sulla spalla lo distolse dalle sue riflessioni. Amice stava stringendo i pugni e lo guardava in faccia. “La sua mancanza di innocenza non ti dà il diritto di spezzarle il cuore!”

“Cosa intendi per 'spezzarle il cuore'? Lei non...”

“Intendo dire che lei non è una di quelle ragazze da osteria che puoi maltrattare per una semplice manciata di monete! Se la perseguiti, come hai fatto con altre donne nel passato, la schiaccerai!”

“Stai esagerando, Amice. E' una donna dalla forte volontà. Nessuno le può spezzare il cuore, né il muro che vi ha eretto intorno. Ho visto le sue difese. Una storia ardente e travolgente le farebbe del bene.” Broderick entrò nella tenda per raccogliere i soldi da terra. Richiuse il lembo dietro di sé, poi porse il denaro ad Amice. “Ho finito per questa sera. Se hai bisogno di me, sono alla taverna.”

Broderick non beveva per il gusto ubriacarsi, ma gli piaceva ancora il gusto di una buona birra scura. Anche se diventare Vamsyriano aveva amplificato i suoi sensi, né i liquori, né il vino o la birra lo potevano influenzare. Oltre al bere, gli piacevano le taverne affollate, le risate, le risse- le donne. Una cameriera si chinò in avanti e appoggiò la tazza di birra davanti a lui, con uno scollo generoso che si gonfiò sotto il sorriso abbagliante sul suo viso. Broderick sorrise a quella distrazione e le fece l'occhiolino. L'avrebbe tenuta a mente, se ne avesse avuto bisogno. La sua danza seducente non bastò a distogliere la mente di Broderick da ciò che lo aveva portato alla taverna fin dall'inizio: la bella Davina.

Si massaggiò la guancia, al ricordo del dolore, e scoppiò a ridere. Che gli piacesse o no, quella donna lo inebriava. Il profumo di rose e la dolce fragranza del suo sangue si mescolavano e risvegliavano sia la Fame che i desideri, una combinazione potente- persino fatale, che Broderick doveva proteggere.

Mise da parte il desiderio per il momento. Il mistero di come lei riuscisse a manifestarsi in carne ed ossa era una questione urgente. Il fatto di sognare gli poneva già delle domande. I Vamsyriani non sognavano- o così gli avevano detto Rasheed e trent'anni di silenzio durante il sonno. E comunque quelle visioni non assomigliavano affatto a nessun sogno mortale che ricordasse. La caratteristica dei sogni mortali era che essi riflettevano le esperienze quotidiane ed erano fugaci. Una cosa era riaccendere un ricordo- Davina aveva passato molto tempo con Amice durante il loro ultimo soggiorno a Stewart Glen- ma vederla trasformata in una donna e scoprire che il sogno corrispondeva alla realtà... era qualcosa di diverso. Il sogno era al limite del profetico ed assomigliava più ai sentimenti e alle sensazioni della veglia. A Broderick non piaceva.

E neppure gli piaceva il legame sorprendente tra la donna e Angus Campbell. Broderick non riusciva a collocare quel fatto nel tempo e nello spazio, ma la sua esperienza con i ricordi gli diceva che l'incontro era recente. Angus aveva risparmiato Davina e non le aveva cancellato il ricordo dalla mente, anche se le prime immagini sfuocate avevano spinto Broderick a chiedersi se Angus avesse fatto delle alterazioni.

“Stai lasciandoti dietro delle briciole mentali, Angus?” rifletté a bassa voce.

Avrebbe avuto bisogno di nutrirsi di lei. Allora avrebbe avuto l'accesso completo a tutto ciò che la riguardava e al suo possibile coinvolgimento con Angus, se conservava qualcosa di più profondo di quell'incontro... ad esempio la sua parte in quella che Broderick sapeva essere una trappola. Proprio come lui avrebbe ottenuto le informazioni sulla sua vita nutrendosi di lei, sicuramente Angus doveva avere le stesse informazioni. Ciò significava che Angus sapeva che Broderick era già stato da quelle parti, e ora Broderick sapeva a chi apparteneva quel covo. Il tempo della vendetta era arrivato. Broderick era pronto.

Ma doveva agire con cautela. Voleva avere un vantaggio sul nemico, non essere risucchiato nella sua trappola.

Annuì e bevve un sorso dal boccale. Inseguire Davina sarebbe stata una sfida veramente pericolosa e Broderick non rifiutava mai una sfida. Davina sarebbe stata una delizia da esplorare, mentre lui lasciava che Angus pensasse che avesse abboccato all'amo. E prima l'avesse esplorata, meglio sarebbe stato.

* * * * *

Davina si attirò le ginocchia al petto e si strofinò il palmo alla luce tremolante della candela accanto al letto. Il sonno sarebbe stato fugace quella notte, quindi aspettava che Rosselyn le portasse la tisana alla camomilla che le aveva promesso. Il tenue bagliore delle braci nel camino non forniva alcuna illuminazione nella stanza a quella distanza, ma svolgeva il suo compito di tenere a bada il freddo esterno. Fissandosi il palmo alla luce della candela, ripensò all'uomo possente che le aveva tenuto la mano nel suo tocco ardente. Riusciva ancora a sentire l'odore dell'olio speziato sulla pelle, che gli risvegliò il ricordo di quegli occhi penetranti verde smeraldo e di quel sorriso da mascalzone. Davina avvampò alla possibilità che lui le avesse letto nella mente, quando si era immaginata sotto il suo corpo, in una dimostrazione sfrenata di passione. Considerate le altre cose intime che quell'estraneo le aveva detto, quella possibilità imbarazzante incombeva su di lei e le sue guance si riscaldarono.

Un piccolo movimento delle tende sul balcone esterno della camera attirò lo sguardo di Davina solo per un attimo, distraendola da quei pensieri. Una lieve folata di vento attraverso le fessure della porta-vetro, senza dubbio. Avvolgendosi più stretta le coperte intorno al corpo contro quella corrente invadente, rivolse di nuovo il palmo verso la luce e seguì le linee che lui aveva tracciato con il dito. Come poteva leggere i segni sulla sua mano? Le pieghe e i ghirigori incisi sulla superficie della pelle non avevano alcun senso, e divennero offuscati mentre continuava a fissarli attraverso le lacrime che minacciavano di sgorgare. Si coprì gli occhi e lottò per mantenere il controllo delle proprie emozioni. Lui non si ricorda di me!

Broderick era fermo sul ballatoio esterno. Sperava che Davina stesse dormendo, per avere l'opportunità di nutrirsi di lei e insinuarsi nei suoi sogni per ottenere le informazioni. Non fu così fortunato- era sveglia. La faccenda non era impossibile, ma avrebbe richiesto un' ulteriore manipolazione. I pensieri di Davina aleggiavano nell'aria come una foschia, nella quale lui poteva cogliere solo una o due parole, o qualche sentimento distante di rimpianto e tristezza. Broderick entrò furtivamente nella stanza, muovendosi invisibile tra le ombre, per avvicinarsi.

Lui non si ricorda di me! disse la mente di Davina.

Certo, così da vicino Broderick riusciva a sentire i suoi pensieri molto meglio.

Forse non aveva bisogno di nutrirsi. Doveva approfittare della situazione, perché lei non avrebbe montato la guardia alle proprie meditazioni, pensando di essere sola nella stanza. L'avrebbe colta alla sprovvista ed avrebbe confermato i propri sospetti. Se non avesse funzionato, si sarebbe nutrito.

Nascosto nell'ombra dell'alto armadio appena dopo la soglia, Broderick osservava Davina. Lei scosse la testa, fissandosi il palmo. Broderick chiuse gli occhi per cogliere le visioni della sua immaginazione. Senza poterla toccare veramente, arrivavano solo a sprazzi, come dei lampi che illuminano un oggetto nell'oscurità. Vide una versione di se stesso nella mente della donna, dapprima in piedi mentre lei entrava nella tenda dell'indovina, quindi con la sorpresa dipinta sul volto, che si trasformava poi in riconoscimento e sollievo. In quel dispiegarsi delle immagini della mente, teneva Davina tra le braccia, le copriva il viso di baci, le giurava di avere sentito la sua mancanza e che non l'avrebbe mai lasciata andare via.

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Дата выхода на Литрес:
27 августа 2021
Объем:
430 стр. 1 иллюстрация
ISBN:
9788835427346
Переводчик:
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Tektime S.r.l.s.
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