Dannato Malloppo!

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«Sono Cardigan Smith e sono un Texas Ranger. Mi dite cosa ci facevate in compagnia di quel criminale?» Era proprio uno sbirro e di quelli pericolosi. Non si trattava del solito pallone gonfiato con i gradi: era un ranger, quindi, un abile pistolero o un ex cacciatore di taglie che aveva deciso di lavorare per lo Stato. Il braccio operativo della legge.

«Grazie di averci salvati, Signor Tenente. Noi non siamo che povera gente, contadini in questa terra maledetta» esordì Hugg.

«Non sono un tenente... magari. Comunque, continua.»

«Sì, Signore. Abitiamo qui vicino, a Little Pit. Lì su, ho sepolto la mia amata moglie e l'altro mio figlio quando morirono di vaiolo.» Hugg indicò un'altura vicina dove sapeva che effettivamente ci fossero due tumuli senza iscrizione. I corpi della sua coniuge e la sua prole, invece, li aveva lasciati a marcire nella vecchia dimora in Louisiana: commesso il delitto, era fuggito per darsi alla macchia. Strozzò un singhiozzo, finse di pulirsi una lacrima e continuò: «Oggi sarebbe stato l'anniversario del nostro matrimonio, sedici anni. Così, io e il mio figliolo siamo andati lì per stare tutti insieme... in famiglia. Al calar della notte, ci siamo riavviati verso casa, ma abbiamo visto del fumo levarsi dal nostro villaggio. Temendo il peggio, abbiamo risalito questo monte per accertarci di cosa fosse accaduto. Purtroppo, quell'uomo ci ha teso un agguato. Voleva sapere da noi notizie su di un pistolero: proprio non ho capito cosa intendesse. Noi non sapevamo cosa rispondergli, allora ha detto che ci avrebbe portato da un certo Lane che ci avrebbe fatto cantare.» Una mezza verità era sempre meglio di una bugia.

«Lane, Lane Sadlann, suppongo. Allora, finalmente, ci siamo!» disse tra sé.

«Come? Non ho capito?» cercò di speculare Hugg.

«No, nulla che vi riguardi. Grazie, mi hai risparmiato di dover recuperare il cadavere di quel fuorilegge lì sotto: ho già appurato ciò che mi serviva. La vostra faccia, non mi sembra che sia tra i ricercati, almeno tra quelli che ricordo. Comunque, non mi fido ancora di voi: quindi, dovrete venire con me all'accampamento della mia squadra. Se siete ciò che dite di essere, non avete nulla da temere. Dove avete messo i cavalli?»

«Ma Signore, noi non possediamo cavalli! Magari averne uno: potremmo attraversare questo dannato deserto in poche ore.»

«Lo immaginavo. Maledizione, a piedi impiegheremmo troppo a raggiungere gli altri a Cactus Cross!» L'uomo temeva che potessero essere in combutta con la banda di fuorilegge a cui dava la caccia e quindi, onde evitare che facessero scherzi, avrebbe preferito portarli con sé. Tutte le evidenze facevano pensare che non fosse così, ma in certi casi, la prudenza non è mai troppa. D'altro canto, intendeva raggiungere al più presto la sua compagnia d'armi per ottenere i rinforzi necessari. Se fosse stato il cacciatore di taglie di una volta, nel dubbio, li avrebbe fatti fuori per avere campo libero; tuttavia era ormai un uomo di legge e aveva messo da parte un gran parte del suo cinismo.

«Ragazzo, lega tuo padre a quell'albero» ordinò lanciandogli una corda. Quando vide il giovane esitare aggiunse: «Non preoccupatevi, è solo una precauzione: devo prima sbrigare una faccenda, poi verrò a liberarvi. Guardate, vi presto anche la mia coperta per ripararvi dal freddo.»

Mestamente, Donnola eseguì.

«Ora devo legare anche te. Mi raccomando, non fare idiozie e non provare a dartela a gambe.»

«Non scapperò! Voglio restare col mio pa'!» piagnucolò emulando la voce di quel cetrullo di Denner, l'altro ragazzo di Little Pit.

Lo sbirro rinfoderò la pistola e lo prese per un braccio con l'intento di legarlo. All'improvviso, Donnola gli piantò un tacco sul piede e fece per fuggire; tuttavia la presa dell'uomo era salda. L'unica cosa che ottenne fu strappargli un'imprecazione, oltre che, naturalmente, distrarlo per quell'attimo necessario al padre per fracassargli il cranio con una pietra. Il ragazzo era abilissimo con i legacci, e il falso nodo era la sua specialità.

«L'hai ucciso, pa'?»

«Ti sembra vivo?» Per l'impatto, il bulbo oculare del malcapitato era fuoriuscito dall’orbita.

«Potevi tramortirlo. In fondo, ci ha salvato la vita.»

«Certo, e siccome tu gliene sei così riconoscente, andrai ad avvertire i suoi compari al posto suo. Da queste parti, non mi conoscono in molti, ma ciò non significa che non mi conosca nessuno.» Qualora i ranger avessero fatto fuori quei fuorilegge, avrebbe definitivamente scongiurato il rischio che qualcuno lo potesse braccare per la refurtiva.

Dalla parte della legge.

Dannazione! Il suo vecchio poteva andarci un po' più piano!

Prima di mandarlo ad approcciare i ranger, per rendere la scena struggente e credibile, il padre aveva praticamente pestato il povero Finn. Probabilmente, non voleva ridurlo così male, ma l'appetito vien mangiando, e quel deviato ci aveva preso gusto a picchiarlo.

L'idea di base era, comunque, condivisibile: molti sbirri erano corrotti e opportunisti; tuttavia non erano rari quelli che ringalluzzivano quando si trattava di correre in aiuto di un povero ragazzino inerme e massacrato dai fuorilegge. In pratica, si trattava di cretini che volevano sentirsi eroi. Donnola stentava a capacitarsi che esistessero adulti così ingenui: non si stupiva dell'ingenuità, ma del fatto che fossero sopravvissuti tanti anni nonostante quella.

Giunse trafelato e ansimante all'accampamento di Cactus Cross, non dovette recitare per quello: era realmente messo male. Alzò una mano, implorò aiuto e cadde con la faccia nella polvere: lì, ci mise un po' di suo.

Erano otto uomini. Subito, uno di loro accorse a sollevarlo e gli versò dell'acqua in bocca per rianimarlo.

«Figliolo! Cosa ti è successo?» Il tizio era massiccio e dall'aspetto rude, ma si vedeva che si sforzava di essere tenero con lui. "Bingo! Ecco il primo aspirante eroe."

Aprì gli occhi lentamente e finse di non riuscire a mettere bene a fuoco la scena, poi diede un paio di colpi di tosse e iniziò a piagnucolare frasi convulse e incomprensibili.

«Dai, ragazzo! Manda giù un altro sorso e parla lentamente. Vuoi o non vuoi che ti aiutiamo?»

«Uccideranno tutti! Mamma! Papà!» delirò.

«Chi ucciderà tutti? E dove?»

«Hanno incendiato il granaio! Pistoleri a cavallo. Sparavano, ammazzavano! Ci hanno messo tutti in fila davanti al muro della vecchia locanda di Joe. Io piangevo e mi hanno picchiato!» Doveva fingere di riaversi dallo shock lentamente fornendo informazioni sempre più sensate.

«Maledizione, figliolo! Sii più chiaro! Qui, sei al sicuro: noi rappresentiamo la legge. Innanzitutto, da dove vieni?»

«Da Little Pit, Signore!» Si ricompose e tirò su aria dal naso. «Ero a terra dolorante. Dalla sua soffitta, Sean ha provato a sparare a quei farabutti e io ne ho approfittato per nascondermi nel vespaio della locanda, poi ho strisciato fino all'altro lato e sono fuggito nel deserto.»

«Così, va meglio! Cerca di darmi più informazioni: è importante! Qualsiasi particolare riuscirai a fornirci ci sarà di grande utilità. Per cominciare: li hai sentiti fare qualche nome?»

«Lane, così lo chiamavano. Era il più cattivo, ha pestato tante persone. È stato lui a ridurmi così.»

«Lane dici? Bravissimo, ragazzo!» Fu premiato da una carezza amorevole sulla testa che gli diede il voltastomaco. «Ehi! Avete sentito? Forse, il moccioso si riferisce a quel macellaio di Sadlann. A quanto pare, i sospetti di Cardigan erano fondati. Muoviamoci!»

«Allora, perché non è venuto ad avvisarci?» obiettò un tizio biondo che sonnecchiava nei pressi del bivacco usando la sella come cuscino. Aveva tutta l'aria di non volersi scomodare.

«Potrebbero averlo fatto fuori o, peggio ancora, potrebbero averlo fatto prigioniero per estorcergli informazioni! Ammettilo che te la stai facendo sotto!» lo incalzò l'altro.

«Ehi, modera le parole! Non ti spacco la faccia, solo perché per farlo, mi dovrei alzare, e io ho tutta l'intenzione di farmi un altro paio di ore di sonno. Inoltre, cribbio! Ieri ci siamo fracassati le natiche a seguire la pista e ora pretendi che mi rimetta in groppa prima ancora dell'alba. Va bene essere ligi, ma per quella miseria che ci dà il Governatore, non sono disposto a tanto!»

«Forza e coraggio, Rick alza le chiappe! Non c'è tempo da perdere!» insisté.

«Tu non sei nessuno per darmi ordini! Non rompere!» L’uomo si girò dall’altra parte come a voler riprendere sonno.

«Suvvia! Ci molli proprio ora che abbiamo l'occasione di acciuffare quei banditi!»

«O quella di farci impallinare da loro!»

«Ha ragione Gregory, non è il momento di starsene con le mani in mano.» L'atteggiamento del nuovo intervenuto era quello di chi, là, comandava.

«Signor sì, Capitano! Ma visto che l'esito dell'incursione non è poi così scontato, la prassi non prevederebbe che uno di noi faccia rapporto al comando più vicino? A titolo precauzionale, intendo. Magari potrei approfittarne anche per scortare questo povero ragazzino all'infermeria di El Paso: dobbiamo o no, tutelare l'incolumità dei cittadini?» mediò il Biondo.

«Non devi essere tu a dirmi ciò che prevede la procedura e, soprattutto, non spetta a te stabilire chi debba andare a fare rapporto! Il tuo menefreghismo rasenta la diserzione. A ogni modo, se ci tieni tanto, ti voglio accontentare, cagasotto! Fai come hai detto, ma sappi che questa storia ti costerà tre settimane di stipendio e, ovviamente, l’annullamento dei tuoi diritti sul premio per la cattura di quei criminali.» Il capitano scribacchiò due righe su un foglietto, lo accartocciò e glielo tirò addosso. «Agente Richard Keen, qui ci sono le sanzioni che ti ho comminato!»

 

«Non ti sembra di esagerare James? Addirittura tre settimane! D’accordo, mi hai convinto: ora mi alzo e vengo con voi.» Si mise a sedere.

«Non James, Capitano Bluemann per te! E poi, mi spiace, ma è troppo tardi per cambiare idea. Il mio è un ordine, non una proposta. Sarai tu a fare rapporto e ti giuro: prova solo a non consegnare il foglio delle sanzioni, che quando torno, ti metto su un verbale tale da mandarti dritto alla forca! Ne ho abbastanza di te, buono a nulla!» L’uomo era paonazzo.

«Fate presto voi capi: buttate giù due righe e un povero ranger perde diverse decine di dollari di salario. E questo, dopo giorni di duro lavoro!» si lamentò Rick.

«Smettila di piagnucolare, e ricordati ciò che ti ho detto! Uomini, armatevi di coraggio e salite groppa! La legge chiama!» Il capitano montò sul cavallo, batté sugli speroni e si avventurò nel deserto seguito dagli altri.

«Idioti!» blaterò il Biondo passandosi una mano sulla faccia. Si alzò assai lentamente, il suo fisico era prestante. Sbadigliò, si stiracchiò per bene e, con un balzo improvviso, fu su Donnola.

«Allora moccioso, sputa il rospo!» lo minacciò tenendolo per i capelli cisposi come le piante di quelle squallide lande.

«Ma signore, non so a cosa ti riferisca!» Finn rese la voce tremante.

«Senti piccoletto! Potrai darla a bere quel pallone gonfiato di James o all’altro babbeo di Greg, ma non a me! Primo: così conciato non ce l’avresti mai fatta ad arrivare sin qui. Secondo: figuriamoci se dei fuorilegge navigati possano farsi sfuggire un marmocchio sotto il naso. E terzo: conosco come lavora Lane Sadlaan. È un raffinato, un perfezionista, direi quasi un artista del dolore. Le sue vittime non vengono semplicemente pestate, ma mutilate con grande perizia.»

“Hai capito lo sbirro?” constatò Finn. Il tizio non era il superficiale che voleva apparire, sembrava un avversario alla sua altezza: in termini di malizia, s'intende. Se voleva spuntarla su di lui, doveva rimanere in silenzio il più possibile onde capire quali fossero i suoi pensieri e agire di conseguenza.

«Ora taci, eh? A quanto pare, ho colto nel segno! Va bene, vorrà dire che ti darò un aiutino: vediamo quanto la mia congettura si avvicina alla realtà. Probabilmente, sei spaventato e penso di sapere perché; tuttavia se le cose sarò stato io a dirle, non sarai stato tu a spifferarle e avrai mantenuto la parola!» Era furbo, ma lo stava sottovalutando. Pertanto, stava commettendo l’errore di parlare troppo. Quando si gioca a poker, bisogna badare a che l’avversario non scorga la tua mano: questo, l’uomo lo sapeva benissimo, ma non si era reso conto che l’avversario fosse proprio quel moccioso che teneva per i capelli. In quelle terre di sciacalli, il fisico emaciato e il fare timido avrebbero potuto essere limiti non trascurabili; tuttavia il ragazzo aveva imparato a sfruttarli a suo vantaggio per apparire innocuo.

«Iniziamo. Lane e i suoi sono giunti al tuo villaggio e lo hanno messo a ferro e fuoco: su questo non ho dubbi. Ora, mi resta oscuro il perché di tutto ciò! Non è che tu mi puoi aiutare? Avete fatto qualcosa per provocarli?»

A questo punto, doveva fornire una mezza verità, altrimenti avrebbe cominciato a dubitare di lui.

«Prima di loro era giunto un uomo solo. Aveva un bel cappello e dei bei stivali. Inoltre, appena attinto dal pozzo, aveva guardato l’ora da un orologio da taschino che sembrava d’oro. Studd ha pensato che potesse avere con sé altri oggetti di valore, così gli ha sparato per prendere la sua roba. In effetti, gli hanno trovato addosso alcuni preziosi, quindi è scoppiata una ressa per accaparrarseli. Sul più bello, però, sono arrivati i suoi compari: erano in nove e hanno fatto tutto quello che ho detto prima.»

«Ecco, adesso il racconto mi sembra più coerente! A Little Pit, avrebbero potuto attenderli degli sbirri, così hanno mandato uno di loro a controllare, forse il volto meno noto. Evidentemente, il tizio non sapeva che non è mai opportuno mostrare a un branco di cani affamati una bistecca succulenta. Bene, visto che hai cominciato a collaborare, ti do un altro aiutino. Secondo me, sei stato mandato qui dalla banda di Sadlann. Ti hanno imposto di metter su questa messa in scena per far scattare una trappola e, onde evitare che facessi scherzi, tengono in ostaggio i tuoi famigliari. Dico bene?» Era chiaro che, dagli indizi a sua disposizione, il Biondo era stato abile nel trarre la conclusione più plausibile. Un ragazzino malridotto era l’esca perfetta: d’altra parte, per altri scopi, anche suo padre aveva pensato la stessa cosa. Fortunatamente, non vi erano evidenze che potevano far dedurre all’uomo che uno dei criminali fosse fuggito intascandosi tutto il bottino. Inoltre, ciò che era realmente accaduto dopo aveva seguito risvolti casuali e impossibili da immaginare.

Il silenzio di Finn fu preso per un’esitazione nel dare una risposta affermativa. Se la risposta fosse stata negativa, il no sarebbe stato immediato. Voleva dare l’impressione di voler parlare, ma di aver paura di farlo. Ci riuscì benissimo.

«Ecco vedi. L’ho detto io. Tu non hai spifferato nulla.» La presa sui capelli divenne un'arruffata. «Allora, continuiamo con questo gioco. Se tu sei qui, vuol dire che qualcuno ha detto loro dove stavamo: hai visto qualche prigioniero?»

Tacere era il modo migliore per farlo giocare a carte scoperte e fu esattamente quello che Donnola continuò a fare.

«Benissimo!» Anche se non ricevette risposta, era evidente che si fosse convinto del fatto che avessero catturato Cardigan e lo avessero fatto cantare. «Ora, ascoltami bene, ragazzo. Potrei fare ancora in tempo a raggiungere i miei compagni, metterli in guardia e far saltare l’agguato.»

«No! Ti prego, se qualcosa andasse storto ucciderebbero papà, mamma ed Emily!» Ecco, la ciliegina sulla torta.

Lo sbirro continuò: «Oppure! Potrei lasciare i miei colleghi al loro infausto destino: in minoranza numerica e colti di sorpresa, non penso che riporteranno a casa la pelle.» Assai cinicamente, il tipo aveva scommesso a mani basse sui fuorilegge. La realtà, però, era diversa da quella che si era figurata. Innanzitutto, non erano in minoranza numerica, poiché i banditi avevano subito la perdita di due uomini oltre a quello di cui anche il Biondo era a conoscenza. Inoltre, il fattore sorpresa l’avrebbero avuto i ranger, visto che quella, in realtà, non era affatto una trappola.

«Farò qualsiasi cosa, ma non voglio che i miei cari muoiano! Non siamo che poveri contadini.» Finn mostrò uno sguardo implorante.

«Allora, vai a dire all'omone, che cerca di nascondersi laggiù, che quella roccia è troppo piccola per lui… e poi, digli che ho capito tutto, ma che sono disposto a non interferire con i loro piani. In cambio, mi faccio bastare tremila dollari o qualcosa di equivalente. Stando alle mie stime, la cifra dovrebbe corrispondere a metà della sua parte della refurtiva. Se il tizio che hanno ucciso a Little Pit aveva con sé qualche prezioso, ritengo che abbiano già spartito il bottino. Quindi, che non mi mandi a dire di non avere niente con sé. Ah! Digli anche che se non ci accordiamo sull'affare, saranno le armi a farlo per noi.» Quel corrotto, oltre a essere scaltro, aveva una vista d'aquila. Hugg si era appostato a quasi mille iarde dall'accampamento. Si trattava di una distanza ragguardevole: diversi fucili superavano quella gittata, ma pochi lo facevano con sufficiente precisione e ancora meno erano le persone in grado di farglielo fare. Visto che il suo Jacob Hawken era andato, tanto valeva tenersi fuori tiro.

«Tre... tremila dollari?» L'ingenuo miserabile che voleva apparire doveva considerare inconcepibile una cifra del genere.

«Riferisci quello che ti ho detto. Tremila dollari per chiudere un occhio; anzi, tremila dollari più te. Non credo che quei fessi dei miei colleghi sopravviveranno, ma devo tutelarmi rispetto a ogni eventualità. Quindi, devo fare rapporto, consegnare questa cartastraccia al comando e portarti in infermeria. Ovviamente, marmocchio, prova solo a fare menzione a qualcuno di quanto è accaduto e non solo ammazzo te, ma vado a Little Pit e, se non sono già crepati, faccio fuori anche i tuoi. Non sarà difficile individuarli: so come si chiama tua sorella. Emily, giusto? E poi, pensaci bene: crederanno a un moccioso figlio di un qualche rifiuto della società o ad un integerrimo uomo di legge?»

«No, no, Signore, non ne parlerò con nessuno! Ma a dire il vero, vorrei tornare al mio villaggio.» Lui e suo padre avevano affari ben più importanti da sbrigare e non poteva andarsene a spasso con quello sbirro.

«Senti, per me è importante che ti scorti fino all'infermeria di El Paso, faremo subito. Poi, puoi anche dartela a gambe. Anzi, se sparisci, per quel che mi riguarda, è pure meglio.» Lo spinse senza garbo nella direzione di Hugg e lo spronò: «Muoviti! Prima, sbrighiamo questa faccenda e prima potrai tornartene al tuo mondezzaio.»

“Il modo migliore per fare affari facili facili è godere di una posizione privilegiata nel bel mezzo della ressa”. Questa frase l'aveva sentita dire dal vecchio Kent, il sedicente straordinario professionista del crimine: forse, lo era stato, ma se era finito a mangiare polvere a Little Pit, tanto straordinario non lo era. A ogni modo, la massima calzava a perfezione con la rivelazione che Finn aveva appena avuto: stare dalla parte della legge ti imponeva di mettere le mani in loschi giri di denaro, ma nel contempo ti consentiva di attingerne un po'. Ovviamente, operando con la dovuta cautela. Altro che stare in quel letamaio del suo villaggio ad aspettare che passasse qualche sprovveduto con una miseria in tasca. Il Biondo, tenendo gli occhi bene aperti e chiudendone uno al momento opportuno, si stava per guadagnare la bellezza di tremila verdoni e chissà quante altre volte l'aveva già fatto.

Dalla parte della legge, era quello il posto giusto per far fruttare la sua furbizia. Pensò che, probabilmente, potesse essere quella la sua strada. D'altra parte, è cosa buona e giusta che un giovane coltivi sani propositi per il futuro…

Comunque, in quel momento, le incombenze del presente erano ben più rilevanti: aveva raggiunto suo padre e doveva convincerlo a privarsi di quella somma... senza farsi spaccare la faccia. Più di quanto avesse già fatto, s'intende.

«Pa', quel tizio lì ha occhi d'aquila. Ti ha visto e si è insospettito!» Meglio, dare a lui la colpa dell'accaduto.

Anni di lavoro come trapper, portarono l'uomo a cercare istintivamente il riparo della roccia con maggiore minuzia. Poi si riebbe e prese Finn per la collottola. «Per tutti i diavoli! Di cosa si è insospettito, esattamente!» ringhiò a un pollice dalla sua faccia.

«Ha pensato che tu fossi uno di quei fuorilegge a cui danno la caccia, e che mi abbia portato qui per far scattare una trappola ai ranger.»

«Allora, perché non l'ha detto ai suoi compagni?»

«Proprio questo è il punto, pa'. È che pare intenzionato a non avvertirli, purché gli sia corrisposta qualcosina in cambio.» La voce di Donnola andò abbassandosi progressivamente e le ultime parole non furono che un bisbiglio appena accennato.

Ahahah!

Hugg sbottò in una sonora risata. «Che corra pure ad avvertirli! Cosa vuoi che me ne importi.»

«Sì, ma è un tipo scaltro e se lo lascerai fare, si insospettirà. Poi c'è un altro particolare; tuttavia credo che per un tipo in gamba come te, non sia un problema: ha detto che in caso di un tuo rifiuto, non ci penserà due volte ad affrontarti. Certo, noi abbiamo solo le pistole, mentre lui oltre a quelle, ha anche un nuovissimo fucile Sharps. Sai, pa'? dicono che abbia una discreta gittata e che si ricarichi in un lampo. Comunque, tu sei il migliore e saprai come farlo fuori, anche se dovesse girarci intorno da lontano con il cavallo. Dico bene?» Finse di aggrapparsi a lui, come a voler cercare protezione.

Un rivolo di sudore rigò la fronte dell'uomo. «Certo, figliolo, la spunterei a mani basse... ma il problema è che se dovessi solo ferirlo, fuggirebbe e poi ci ritroveremmo un esercito di sbirri alle calcagna. Forse, è meglio assecondarlo. Quanto vuole esattamente?»

Ecco, la parte più difficile. Finn indicò un tre con le dita.

«Figlio di un cane! Vuole ben trecento dollari solo per chiudere un occhio!»

«No, pa'! Non ne vuole trecento...»

«Ah! Allora, stiamo qui ancora perdere tempo a discutere! Tieni, porta i trenta dollari che ha chiesto a quel miserabile e chiudiamo la questione.»

«No, è che ne vuole tremila...»

 

Ecco, lo aveva fatto di nuovo. Gli aveva spaccato la faccia un'altra volta. Donnola si ritrovò a terra a sputare sangue e polvere.

«Maledetti sbirri! Si ingozzano con le nostre tasse e poi, invece di aiutare gli onesti cittadini, si corrompono e vogliono tremila dollari per chiudere un occhio!» A Finn non risultava che il padre avesse, mai, pagato un cent di tasse. Anche sugli onesti cittadini, c'era più di qualcosa da ridire. Comunque, preferì non fargli notare quei particolari: questo, perché ci teneva alla pelle.

Hugg respirò a grandi boccate nel vano tentativo di placare l'ira e alla fine, sbottò: «Io mi rompo la schiena per procurarmi un bel malloppo, poi arriva quello lì e pretende tremila, dico tremila verdoni! Ma io lo ammazzo! Che vuoi che sia: mi basterà raggiungere quel costone e poi gli sbuco a portata di rivoltella: tanto quel fucile giocatolo neanche ci arriva a sparare fin qui!»

Si fece coraggio, estrasse la pistola, ma come si sporse dal riparo, un proiettile gli fischiò non troppo distante dall'orecchio. Forse, con il prossimo colpo, avrebbe aggiustato il tiro e l'avrebbe colpito. Hugg tornò subito ad acquattarsi dietro la roccia.

«Corna di mille bisonti! Uno stupido fucile a retrocarica non può sparare bene quasi quanto il mio Jagy! Se solo lo avessi ancora...» Sembrava più scosso per l'affronto alle sue convinzioni che per aver rischiato la pelle così alla leggera. Sbuffò e prese a frugarsi nelle tasche blaterando maledizioni irriferibili.

«Finn! Finn, smettila di rotolarti nella polvere come una gatta in calore e vieni qua!» Altro che gatta in calore, gli girava la testa per la percossa ricevuta e rialzarsi prontamente non fu affatto facile; tuttavia dovette farlo per non ricevere anche un calcione d'incoraggiamento.

«Tieni, portargli questi. Dovrebbero valere più o meno tremila dollari. E spera che non abbia capito che non ho un fucile, altrimenti vorrà tutto, compresa la nostra vita! Che il diavolo se lo porti!» Quello spilorcio del padre non condivideva nulla. Mai. Tuttavia, quando si trattava di rimetterci la pelle, ci metteva in mezzo anche lui. Sempre. «Sbrigati a tornare, che ce la svigniamo!» aggiunse.

«Ehm, pa'. C'è un altra cosa...»

Badfinger gli rivolse uno sguardo assassino, poi trasse un respiro profondo, digrignò i denti e gli fece cenno di continuare.

«È che il tizio vuole portarsi dietro anche me. Vuole scortarmi a El Paso per farmi medicare: gli serve per non destare sospetti.»

Hugg tirò un sospiro di sollievo.

«Pensavo volesse ancora qualcos'altro! Va con Dio figliolo e stammi bene.» Eh sì, era decisamente rincuorato.

«A dire il vero, ho intenzione di darmela a gambe il prima possibile e raggiungerti ad Agua Dulce.»

«Fai come vuoi, in fondo, qualche volta sai renderti utile. Alloggerò nell'unica locanda del posto: se ti farai vivo in tempo, ben venga, altrimenti, addio! Devo gestire un malloppo da cinquantamila dollari. Quindi, è chiaro che non possa cambiare i miei programmi per te.» Quel bottino era decisamente troppo cospicuo per la sanità mentale di Hugg. Lo possedeva da meno di un giorno e già stava diventando una fissa, un'ossessione che lo rendeva molto meno lucido e razionale di quanto fosse normalmente: anche il gesto di esporsi al tiro del ranger non era da lui. Finn, stabilì che se l'avesse lasciato solo per troppo tempo, avrebbe presto perso il padre, ma soprattutto la fortuna che si portava dietro.

Il ragazzo mise bene in mostra i gioielli che stringeva in mano, uscì dal riparo e raggiunse il Biondo.

Rick esaminò i gingilli bisbigliando le cifre che gli giravano nella testa, poi fece una smorfia appena percettibile e sbraitò: «Dannato spilorcio! Con questa roba, al più, ci faccio duemilanovecento dollari, senza considerare la parcella del ricettatore.» Chissà perché, Donnola non ne era affatto stupito.

L'uomo ci pensò su un attimo: forse, era tentato di rimandare il moccioso dal bandito a pretendere la parte mancante o, ancor peggio, di affrontarlo per prendersi tutto. Fortunatamente, era convinto che il tizio non potesse avere più di cinquemila dollari. Così, alla fine, stabilì che il gioco non valesse la candela. «E sia! Diciamo che per stavolta, gli faccio lo sconto» concesse scuotendo la testa.

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