Venuti Dal Cielo, Volume 2

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Venuti Dal Cielo, Volume 2
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Elena Kryuchkova, Olga Kryuchkova

VENUTI DAL CIELO

VOLUME 2

Traduttore: Roberto Felletti

Venuti dal Cielo, Volume 2

“Coming from Heaven. Book 2”

Scritto da Elena Kryuchkova, Olga Kryuchkova

Copyright © 2021 Elena Kryuchkova, Olga Kryuchkova

Tutti i diritti riservati

Immagine di copertina: syaifulptak57 da Pixabay

Editora Tektime

www.tektime.it


Indice

  Personaggi

  Volume 2:

  Capitolo II

  Capitolo III

  Capitolo IV

1 Personaggi

Regno di Sumer

 Inanna – figlia di Nanna e Ningal, sorella di Utu. Conosciuta come la dea dell’amore, della fertilità e del raccolto.

 Utu – figlio di Nanna e Ningal, fratello maggiore di Inanna. Conosciuto come il dio del sole.

 Lahar – figlia di Enki, sorella gemella di Ashnan, sorellastra di Aruru. Conosciuta come la dea del bestiame.

 Ashnan – figlia di Enki, sorella gemella di Lahar, sorellastra di Aruru. Conosciuta come la dea del grano.

 Aruru – figlia di Enki, sorellastra di Ashnan e di Lahar. Conosciuta come una delle incarnazioni della dea Ki (Ninhursag) e creatrice di Enkidu.

 Enlil – figlio di Anu, fratello di Enki, marito di Ninlil.

 Enki – padre di Aruru, Ashnan, Lahar, nonno di Inanna, Ereshkigal e Utu.

 Ninhursag – moglie e sorella di Enki.

 Anu – bisnonno di Inanna, Ereshkigal e Utu (padre di Enki).

 Ereshkigal – sorella minore di Inanna e Utu, giudice.

 Nergal – marito di Ereshkigal.

 Ninsun – madre di Gilgamesh.

 Ninurta – nipote di Anu e padre di Ninsun.

 Dumuzid – marito di Inanna, fratello di Geshtinanna.

 Ninshubur – servo di Enki, successivamente servo di Inanna per un po’.

 Lugalbanda – Re di Uruk, padre di Gilgamesh.

 Gilgamesh – figlio di Ninsun e Lugalbanda, Re di Uruk.

 Enkidu – creazione di Aruru, amico di Gilgamesh.

 Shamat – sacerdotessa di Inanna, prostituta del tempio.

 Humbaba – custode della Foresta dei Cedri, bestia di metallo.

 Siduri – scienziato Anunnaki dell’Isola di Dilmun.

 Urshanabi – “traghettatore” degli Inferi.

 Utnapishtim – uomo sopravvissuto al grande diluvio che ha ricevuto la vita eterna.

Questa storia è un’opera di fantasia e ogni riferimento a persone o fatti reali è puramente casuale.

I nomi delle persone reali vissute nel passato sono contrassegnati da note a piè di pagina. Ma le descrizioni delle loro vite in questa storia sono inventate.

Questa storia è interamente frutto di fantasia.

Volume 2:

Coloro che sono venuti dal cielo

1 Capitolo I

Mesopotamia, 3000 – 2800 a.C.

Inanna, dall’astronave (che i Terrestri chiamavano disco dorato, cocchio degli dèi, carrozza celeste, tempio divino volante), guardò attraverso un pannello d’osservazione trasparente la sfera del Pianeta Azzurro, che si stava gradualmente avvicinando. Il paesaggio cosmico era affascinante…

Inanna apparteneva al clan Anunnaki – coloro che gli umani sulla Terra consideravano “venuti dal cielo” e che venivano adorati come divinità. Il mondo natio del clan celeste era uno dei pianeti della Cintura di Orione. Il loro mondo era da tempo afflitto da sovrappopolazione e scarsità di risorse. In particolare, oro e metalli industriali di cui gli Anunnaki avevano molto bisogno, perché attivamente utilizzati nelle loro tecnologie. Il clan degli Anunnaki, a casa loro, era attivamente coinvolto nello sviluppo del progresso scientifico e tecnologico. Il lontano pianeta era governato da un altro clan – i Nun-galene1.

Pertanto, alcune decine di migliaia di anni fa, il clan celeste prese una decisione: “esplorare nuovi orizzonti”, vale a dire altri pianeti. Cercare altri posti adatti alla vita, ricchi di scorte di risorse preziose.

E le numerose carrozze celesti degli Anunnaki si misero in viaggio. Presto, essi scoprirono diversi pianeti abitabili, ricchi di risorse. Il loro clima e il loro paesaggio ricordavano il pianeta di origine degli Anunnaki.

Uno dei pianeti esplorati dagli Anunnaki era il cosiddetto Pianeta Azzurro, la Terra. Esso possedeva ricchi depositi di metalli rari per uso tecnologico, molto necessari agli Anunnaki per sviluppare ulteriormente la civiltà, ma anche l’oro.

Gli Anunnaki sapevano che un milione di anni fa la Terra era abitata da varie specie di rettili e dinosauri. La storia non ricordava il nome della razza venuta dal cosmo che aveva spazzato via dalla superficie della Terra i dinosauri. Ciononostante, dopo un po’ il pianeta divenne adatto alla colonizzazione. E da allora, molte missioni spaziali visitarono il Pianeta Azzurro, non solo per le sue risorse ma anche per condurvi esperimenti genetici di vario tipo, in particolare per creare esseri intelligenti. La Terra era diventata un gigantesco banco di prova per molte razze provenienti dalle profondità del Cosmo.

Il tempo passò inesorabilmente. Gradualmente, le missioni lasciarono la Terra. E se ne dimenticarono. Gli Anunnaki, facendo affidamento sull’antica conoscenza, in realtà riscoprirono la Terra e il vicino Pianeta Rosso2 (anch’esso ricco di risorse).

Così, circa centomila anni fa il clan celeste degli Anunnaki cominciò a sviluppare le risorse del Pianeta Azzurro. La colonizzazione della Terra procedette a intervalli di due o tremila anni, in base alle necessità e alla situazione politica del mondo natio. I depositi di minerali più in alto furono facilmente estratti dai coloni, ma l’accesso alle risorse naturali sotterranee richiese tecnologie sofisticate con costi significativi.

Inoltre, il Pianeta Azzurro era molto lontano da Metropolis (il pianeta di origine) – il viaggio richiedeva parecchi anni. Pertanto, gli Anunnaki preferirono stabilire un’altra colonia sul Pianeta Rosso. Tuttavia, un disastro colpì il Pianeta Rosso. Uno dei suoi satelliti entrò in collisione con un grosso meteorite e cominciò a deviare dall’orbita; la colonia Anunnaki dovette essere evacuata. I coloni salirono a bordo delle loro navi spaziali e partirono verso il Pianeta Azzurro. E fu così che comparve una colonia terrestre. Nel frattempo, il satellite precipitò sulla superficie del Pianeta Rosso distruggendo ogni forma di vita, ed esso diventò inabitabile.

Allo scopo di non spendere denaro in tecnologie costose, i sovrani del clan celeste ordinarono ai loro migliori scienziati di creare creature a loro immagine (ma con una vita di durata limitata: non più di un centinaio di anni terrestri) che lavorassero nelle miniere. Queste creature dovevano essere resistenti, obbedienti, intellettualmente sottosviluppate. Per questo, gli scienziati Anunnaki fecero accoppiare creature terrestri con coloni di un’altra razza proveniente dallo spazio.

Dopo una serie di intoppi, la missione degli scienziati fu coronata da successo. Così, sul Pianeta Azzurro comparvero coloro che gli Anunnaki cominciarono a chiamare umani mortali, perché essi stessi potevano vivere per quasi duemila anni. Le persone somigliavano agli Anunnaki, ma erano più basse e non così fisicamente resistenti. Esse si moltiplicarono rapidamente e si diffusero su tutto il pianeta.

Col tempo, i membri del clan celeste stabilirono che i terrestri mortali avrebbero potuto produrre tutto il necessario per la loro esistenza lì, sulla Terra. Ed essi non avrebbero dovuto ricorrere al loro pianeta di origine per fare provviste di cibo. Quindi, gli Anunnaki insegnarono ai mortali non solo ad estrarre metalli, coltivare il grano, allevare il bestiame, tessere vestiti, costruire case e realizzare veicoli primitivi, ma diedero loro delle leggi di base e condivisero le tecnologie più semplici, oltre a qualche conoscenza di astronomia. I terrestri mortali svolsero con successo i compiti loro assegnati e adorarono i membri del clan celeste come fossero delle divinità.

Quasi quindicimila anni fa, ci fu una divisione tra i coloni Anunnaki. Furono costituiti quattro clan indipendenti. Il primo clan restò a vivere in Mesopotamia, il secondo andò nel territorio di Ta-kemet3. Il terzo clan si trasferì sulle rive dei fiumi Indo e Gange, fondando lo stato di Meluhha, con le grandi città di Mahenjo-daro e Harappa. Il quarto clan, al completo, salì a bordo delle navi volanti e partì per esplorare nuovi territori situati dall’altra parte della Terra.

A volte nascevano begli uomini e belle donne tra gli umani. Gli Anunnaki iniziavano relazioni amorose con loro. Da tali unioni nascevano figli dotati di abilità straordinarie: rara bellezza, intelligenza, forza e altri talenti. Formalmente, simili unioni erano proibite dalle leggi del clan celeste, ma i coloni spaziali, saldamente radicati sulla Terra, le ignoravano apertamente.

 

Inoltre, non solo gli uomini Anunnaki avevano queste relazioni con gli umani, ma anche le donne del clan celeste. E da queste, e altre, nascevano figli “divini” che godevano di un’adorazione particolare da parte dei terrestri mortali. I semidei vivevano sul Pianeta Azzurro. Gli Anunnaki non portavano mai la loro progenie nella loro lontana casa ancestrale allo scopo di mantenere la purezza del sangue del clan celeste.

Gli Anunnaki esigevano che i mortali mandassero un numero fisso di umani a lavorare nelle miniere, e anche che servissero i membri del clan celeste nelle residenze chiamate templi. Coloro che avevano l’onore di servire le “divinità” venivano chiamati sacerdoti e sacerdotesse dalla popolazione del luogo. E venivano venerati come una casta separata.

Periodicamente, la Metropolis spaziale inviava suoi emissari sulla Terra. Essi appartenevano all’alta società. Il loro compito era supervisionare le operazioni minerarie che si svolgevano sulla Terra, oltre ad osservare gli Anunnaki stessi per il loro, si fa per dire, carattere morale. Tuttavia, quest’ultimo compito era il più difficile.

Inanna non era mai stata sul Pianeta Azzurro, e la notizia secondo la quale avrebbe dovuto andarci non era affatto stimolante. Lei non aveva alcuna voglia di lasciare i benefici della sua civiltà natale ed entrare in contatto con i suoi compatrioti sulla Terra che, secondo lei, erano fuori controllo. Inanna fu rassicurata soltanto dal fatto che da quel momento avrebbe compiuto il viaggio con uno status più elevato.

Inanna, sulla carrozza celeste, era accompagnata da suo marito Dumuzid (i loro figli erano rimasti a Metropolis) e dalle sue tre zie – Aruru e le gemelle, Lahar e Ashnan. Esse erano tutte figlie bastarde del nonno di Inanna, Enki.

Enki, malgrado la sua considerevole età, come il resto dei membri del clan celeste, era di bell’aspetto e aveva un’aria giovanile. Enki aveva una moglie legittima (che era anche sua sorella), la bella dea Ninhursag. Ella era conosciuta come una scienziata e guaritrice di talento. Ninhursag aveva avuto parecchie figlie da suo marito. Tuttavia, Enki non si era mai distinto per la fedeltà coniugale e aveva avuto molti figli illegittimi, sia da donne nobili sia da plebee. Anche Aruru e le sorelle gemelle, Lahar e Ashnan, avevano madri Anunnaki diverse. Tuttavia, andrebbe fatto notare che Enki cercava, quand’era possibile, di aiutare tutti i suoi figli e, facendo largo uso di contatti utili, di ottenere posizioni redditizie per loro.

Aruru, Lahar e Ashnan erano impegnate in attività scientifiche e avevano raggiunto un successo notevole in questo campo. E a differenza della loro nipote Inanna, attendevano con impazienza l’arrivo sul Pianeta Azzurro, desiderose di mettersi entusiasticamente al lavoro il prima possibile.

… Inanna sospirò intensamente e sistemò una ciocca di capelli che le era scivolata sulla fronte. Dalla nascita, essi avevano una tonalità rossa, rara per il clan celeste. Per via del suo aspetto insolito, Inanna era considerata una bellezza.

Molti Anunnaki maschi, allo stesso tempo, sognavano di sposarla. La damigella stessa provava sentimenti per un uomo di nome Enkimdu. Ma la sua condizione sociale non soddisfaceva i requisiti della famiglia. Pertanto, i genitori di Inanna, Nanna e Ningal, avevano insistito affinché lei sposasse Dumuzid. La sua casata e la posizione redditizia sembravano più adatti per loro.

Naturalmente, secondo le leggi del clan celeste, Inanna poteva rifiutare il matrimonio, perché una donna aveva il diritto di scegliersi il marito. Ma questo diritto era diffuso, piuttosto, tra la plebe. La nobiltà combinava i matrimoni in base alla posizione della famiglia. Pertanto, tra i nobili Anunnaki, i cugini, ma anche fratelli e sorelle, spesso si sposavano tra loro. Si credeva che in questo modo la famiglia avrebbe preservato la purezza del sangue e non avrebbe perso il proprio status.

I genitori avevano presentato Dumuzid alla loro figlia. A Inanna era piaciuto il candidato come marito. Egli era bello, e quello che alla ragazza era piaciuto di più era il fatto che era tranquillo, dotato di autocontrollo e di buone maniere. Quindi, dopo aver valutato attentamente tutti i pro e i contro, la figlia di Nanna e di Ningal aveva acconsentito al matrimonio.

Dumuzid si era dimostrato un buon sposo. Non contraddiceva sua moglie in nulla, era d’accordo su quasi tutto. Fino ad ora, Inanna non si era nemmeno accorta che lui la stava tradendo, nonostante il fatto che la libertà di relazioni fosse ampiamente praticata dalla nobiltà, essendo molti matrimoni combinati per interesse.

Inanna e Dumuzid vissero insieme per lungo tempo. Tuttavia, a volte a Inanna sembrava che suo marito nascondesse qualcosa, che qualcosa di oscuro fosse in agguato dietro la sua natura docile. Ciononostante, Dumuzid, a Metropolis, si comportava impeccabilmente con sua moglie.

Il Pianeta Azzurro si avvicinava gradualmente, aumentando di dimensione. La distanza tra esso e il velivolo diminuiva. Inanna sentì dei passi dietro di sé e, voltandosi, vide Aruru. L’aspetto di Aruru era piuttosto attraente: i suoi capelli dorati contrastavano nettamente con i luminosi e grandi occhi verdi. Nonostante questo, Aruru preferiva un abbigliamento modesto, in tonalità tenui.

“Inanna, presto atterreremo,” disse lei con entusiasmo. “Non vedo l’ora di arrivare alla nostra colonia!”

Aruru era ottimista di natura. Il lungo tempo trascorso a bordo della nave spaziale, e anche in uno spazio ristretto e nella stessa squadra, non sembrava avere effetti su di lei. Ciononostante, Inanna si sentiva piuttosto stanca. Non ne poteva più di vedere le stesse facce. Era stanca del cibo sempre uguale, e Dumuzid era diventato fastidioso ultimamente.

La bella rossa pensava sempre più ai prossimi cento, o anche duecento anni, che avrebbe dovuto trascorrere sulla Terra senza i soliti benefici e comodità. Inanna si domandava come facessero le sue zie ad essere entusiaste. Sembrava che, non appena salite a bordo della nave, fossero già completamente assorbite dall’imminente ricerca. E ne discutevano incessantemente. A volte, Inanna aveva l’impressione che le sue zie fossero semplicemente ossessionate dalla scienza.

“… Manca poco…” confermò Inanna.

Girò lo sguardo verso Lahar e Ashnan, che erano entrate nello scompartimento. Si somigliavano come due gocce d’acqua: capelli colore del grano e occhi grigi. Alla maggiore, Ashnan, piaceva decorarsi i capelli con forcine realizzate con fiori freschi e spighe. La più giovane, Lahar, acconciava i suoi capelli in due ciocche sopra le orecchie, che ricordavano un po’ le corna dei montoni.

Inanna, sebbene non fosse mai stata sul Pianeta Azzurro, aveva imparato molto su di esso dai suoi genitori, dal nonno Enki e dal fratello maggiore Utu. Inanna si era già fatta l’idea che gli abitanti della Terra fossero creature primitive. E presumeva che essi avrebbero chiamato Ashnan la dea del grano e Lahar la dea del bestiame, rispettivamente, secondo le loro occupazioni. Dopotutto, Ashnan era impegnata nello studio e nell’ibridazione delle piante, e Lahar stava entusiasticamente generando nuove specie di animali. E per via dei suoi capelli rossi, Inanna stessa probabilmente sarebbe stata adorata come dea dell’alba. Inanna non sapeva ancora quanto profetiche si sarebbero rivelate le sue supposizioni. E che le donne della Mesopotamia si sarebbero tinte i capelli con l’henné per poter avere una colorazione rossastra.

Le donne Anunnaki parlavano entusiasticamente di scienza usando varie parole difficili da pronunciare. Inanna era terribilmente infastidita, specialmente quando scoppiava l’energia incontenibile delle gemelle.

“Non vedo l’ora di uscire da questa gabbia! E di respirare un po’ d’aria fresca…” pensò Inanna, irritata. Tuttavia, sorrise teneramente alle sue zie.

Dopo un po’ di tempo, la pazienza di Inanna fu ricompensata – la “carrozza celeste” cominciò la discesa sulla Terra. Il luogo dell’atterraggio si trovava sul tetto di una ziggurat, costruita appositamente per questo scopo, situata tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Nei pressi c’era la città di Uruk, e la ziggurat era circondata da alte mura di pietra per motivi di sicurezza. Questo perché la gente della città spesso andava lì per adorare il luogo in cui gli dèi erano scesi sulla Terra con le loro carrozze celesti. Alcuni fortunati erano persino riusciti a vedere gli dèi con i loro occhi.

Sulla superficie del disco volante dorato si aprì un passaggio e una scaletta si srotolò dolcemente. I viaggiatori celesti scesero da essa sul tetto della ziggurat.

La prima cosa che Inanna provò fu la luce del sole, che le abbagliò gli occhi. Poi il forte odore di terra umida, dopodiché Inanna fu avvolta dalla testa ai piedi da un caldo insopportabile. “Deve essere piovuto qui, di recente…” pensò.

“È soffocante! È assolutamente impossibile respirare…” non poté fare a meno di notare. Il suo sogno di respirare profondamente aria fresca svanì subito. “Come faranno a vivere qui?”

“Oh, moglie cara, gli umani del posto sono abituati a simili condizioni climatiche…” disse il marito.

“Non sto parlando di loro, marito mio, ma della gente del nostro clan,” rispose Inanna didatticamente.

Genitori e fratello una volta le avevano parlato di queste caratteristiche del Pianeta Azzurro. Come Inanna, essi avevano prestato servizio per un po’ di tempo nella valle tra il Tigri e l’Eufrate. Tuttavia, essi credevano che ci si abituasse al caldo. Però Inanna non poteva nemmeno immaginare che il caldo è un inferno terribile. E dopo la pioggia è proprio impossibile respirare. Con orrore, percepì che la sua biancheria intima era bagnata di umidità sotto gli abiti speciali.

“Sono sicuro che andrà tutto bene,” disse Dumuzid nel frattempo. “Ti ci abituerai… Dovremo trascorrere una significativa parte del nostro tempo sulla Terra…”

Inanna guardò suo marito con espressione severa, e lui si sentì estremamente a disagio. Tuttavia, alle zie non importava. Sembrava che il caldo, per loro, non fosse affatto un peso.

… I membri del clan celeste scesero i gradini della ziggurat fino alla terra calda. I nuovi arrivati erano impazientemente attesi dalla loro parente: Ninsun4, cugina di Enki e di Inanna. Furono accompagnati da una piccola scorta e da guerrieri Anunnaki. Inanna notò come i suoi compatrioti fossero vestiti – con leggere vesti bianche realizzate con cotone costoso prodotto a Ta-kemet. Sui petti dei guerrieri si potevano vedere spessi gusci di pelle bovina. In mano stringevano armi che somigliavano alle lance dei terrestri. L’unica differenza, semmai, era che dalle lance degli Anunnaki fuoriusciva un lampo mortale che riduceva il nemico in piccoli pezzi.

Enki salutò i nuovi membri della colonia. Essi gli risposero. Aruru, Lahar e Ashnan intendevano trasbordare su un’altra “carrozza volante” e andare alla residenza del loro padre, Enki, situata a Eridu. In questa città, con l’assistenza di Enki, fu allestito un moderno (secondo gli standard degli Anunnaki) laboratorio scientifico, equipaggiato con gli ultimi ritrovati della tecnologia. Inoltre, il consiglio del clan celeste incaricò Enki (in aggiunta agli altri suoi numerosi doveri) di supervisionare la ricerca scientifica in corso sulla Terra.

Al centro della città, su una montagna che contrassegnava il centro del Mondo Terrestre, egli eresse la residenza nell’E-Abzu, dalla quale successivamente governò la colonia per trecento anni. I terrestri lo venerarono come il saggio padre di tutte le nazioni. E la sua residenza fu chiamata il tempio della saggezza.

I mortali adoravano Enki non solo come dio della saggezza, ma anche come Signore del Mondo, dell’Oceano e della Terra. Fu lui che diede a Eridu le tavolette sacre dei “Me”, contenenti tutte le leggi del mondo e i nomi di tutte le cose viventi. Fu questa conoscenza che diede al dio Enki grande potere sulla Terra. Fu Eridu che i mortali venerarono come luogo di nascita degli umani.

Circa cento anni prima, la colonia terrestre degli Anunnaki soffrì per un disastro. Piogge intense caddero incessantemente per quasi dieci giorni. L’Eufrate straripò e raggiunse le mura di Uruk e di Eridu. Tuttavia, il diluvio non causò gravi danni. Purtroppo, nel sud-est della Mesopotamia, dove il fiume Tigri si divide in due rami, cominciò un vero diluvio.

A causa delle piogge incessanti, i rami del fiume si unirono in un tutt’uno. L’acqua avanzò rapidamente verso le città vicine. Lagash, una città costruita dagli Anunnaki quasi duemila anni prima, fu completamente distrutta dai violenti elementi acquei. In seguito, quando l’acqua si ritirò, per ordine di Enki Lagash fu ricostruita. Parecchie città furono spazzate via dal flusso d’acqua e sepolte sotto uno spesso strato di limo. Soltanto i residenti che riuscirono a salire su grosse barche si salvarono. Non tutte le famiglie che salirono sulle barche sopravvissero al diluvio. Molti morirono, ma ci furono anche dei sopravvissuti. Essi perdettero tutti i loro beni, ed Enki ordinò che queste persone fossero sistemate nella città di Lagash. Presto la città cominciò a prosperare.

 

Ormai la colonia Anunnaki era cresciuta. Enki ridusse all’obbedienza non solo Ta-kemet, Meluhha, ma anche le relativamente nuove regioni di Nagar, Mari ed Ebla5, abitate da tribù selvagge che flagellavano le terre della Mesopotamia con le loro incursioni. Enki riuscì a unire i capitribù, essi elessero dei governatori supremi che obbedivano agli Anunnaki. Nuove città sorsero sul territorio di queste regioni-stato.

Ciononostante, la bellicosità degli abitanti di Mari e di Ebla era davvero irreprimibile. E tra i nuovi stati c’erano costanti conflitti per le terre di Nagar, che si trovavano tra i loro possedimenti. I sovrani di Mari e di Ebla, di tanto in tanto, riuscivano a stipulare accordi reciproci, e così la pace regnava nel nord-est della colonia. In aggiunta, Enki annetté i territori di Elam, ricchi di foreste di cedri, ai suoi domini, e creò una base militare sulle montagne locali.

E poi, un giorno, dopo un’altra schermaglia militare, i sovrani decisero di fare pace e organizzarono un banchetto per questa occasione in una delle città di Mari. I sovrani si accordarono infine per spartirsi le terre di Nagar tra di loro, i costi reciproci e quali ospiti nobili invitare al banchetto, affinché essi diventassero testimoni della pace raggiunta tra loro.

La scelta dei sovrani cadde sul saggio e rispettato signore Numushda, Ensi della città di Kazalla, situata a nord di Sumer. Numushda considerò un onore partecipare al banchetto. Egli fu accompagnato da sua moglie e da una graziosa figlia giovane. Non appena vide la ragazza, il Sovrano di Ebla si innamorò subito di lei. Egli ordinò di dare al padre un dono costoso d’argento e di lapislazzuli. Numushda lo accettò con gratitudine. E domandò: il Sovrano di Ebla cosa vuole in cambio? E allora l’uomo chiese che la bella ragazza diventasse sua moglie. Numushda rifletté. Perché lui si trovava in una situazione complicata: se avesse rifiutato, avrebbe offeso il Sovrano e sarebbe potuta scoppiare una guerra tra Kazalla ed Ebla.

La moglie di Numushda scoppiò in lacrime, lei non voleva dare la sua unica figlia al selvaggio. Tuttavia, Numushda prese una decisione saggia e parlò con sua figlia. Ella disse a suo padre che il Sovrano di Ebla era giovane, bello, forte e ricco. Gli disse di lasciare che scegliesse di vivere in una tenda eretta al centro della sua capitale, Ebla. Tuttavia, per quanto lei ne sapeva, c’erano immensi giacimenti di pietra bianca intorno alla città, e con essa lei avrebbe ordinato la costruzione di un tempio. Numushda si meravigliò sentendo il perspicace discorso di sua figlia e acconsentì alla richiesta del Sovrano di Ebla. Poco dopo, ci fu il matrimonio. E alcuni anni dopo, al centro della capitale di Ebla, fu eretto un palazzo di pietra bianca.

… Inanna sarebbe diventata la nuova emissaria della Mesopotamia, vale a dire tenere sotto controllo Uruk, Ur, Lagash e Umma a sud. Nella zona centrale, Adab, Shuruppak, Nippur. E a nord, Kish ed Eshnunna6. A suo marito Dumuzid fu affidata la responsabilità dell’estrazione delle risorse naturali non solo in Mesopotamia, ma anche a Elam, Meluhha e Ta-kemet. In una parola, gli sposi avevano un lavoro di responsabilità e a lungo termine.

Anche la consorte legittima di Enki, Ninhursag, era a Eridu. Lei si occupava di medicina e quindi si era portata sulla Terra un guaritore di talento. E aveva insistito affinché suo marito costruisse un edificio speciale per il guaritore, dove il guaritore potesse prestare cure mediche principalmente ai coloni Anunnaki. Ninhursag si offrì di aiutarlo.

Tuttavia, gli abitanti di Eridu adoravano il guaritore come se fosse un dio. E credevano che potesse allontanare ogni malattia. Bisognava soltanto pregare la divina Ninhursag e chiederle che il guaritore, messaggero degli dèi, scendesse tra i mortali dall’alto. Cosa che lui faceva di tanto in tanto.

Nel frattempo, Inanna e Dumuzid, insieme ad Anu e Ninsun a piedi, accompagnati da guerrieri, andarono a Uruk. Circa un migliaio di anni prima, c’era un’area rurale sul sito dell’attuale Uruk. Essa comprendeva molti villaggi intorno a una rete di canali e piccoli canali artificiali per l’irrigazione delle terre.

Successivamente, per ordine del dio Anu, apparve la residenza cinta da mura di Eanna. È così che apparve la città di Uruk. Uruk era circondata da delle alte mura di pietra progettate per difendere la città dai nemici. Anche se, fino a un certo punto, questa era una precauzione non necessaria. Perché nessuno avrebbe osato attaccare la città, che era sotto la “protezione” del dio Anu.

Uruk, come il resto delle città-stato, delle quali ce n’erano più di due dozzine nelle valli del Tigri e dell’Eufrate, era sotto lo stretto controllo degli Anunnaki. I residenti portavano con regolarità doni a loro: oro, gioielli, bestiame, parte del raccolto e pagavano le tasse previste.

Uruk, nel corso della sua esistenza, perse i suoi edifici caotici e, come le altre città della valle, sembrava non solo ben tenuta, con una disposizione ben progettata, ma aveva anche case di mattoni ben costruite che a volte arrivavano a tre piani. Le abitazioni dei residenti erano dotate di sistemi primitivi di drenaggio, stanze per la conservazione del cibo, focolari e luoghi di preghiera. Era così che il dio Anu e la dea Ninsun erano venerati a Uruk.

Le persone di Uruk avevano un aspetto abbronzato, con capelli scuri e una buona forma fisica. Solitamente, indossavano vesti di lana. Il lino e il cotone, in questi luoghi, erano un lusso perché non crescevano abbondanti. Tuttavia, gli Anunnaki ricevevano tessuti costosi in cotone dai loro compatrioti di Ta-kemet.

I nobili, i sacerdoti e le sacerdotesse, per distinguersi dal popolo, decoravano i loro abiti con ricami o frange che venivano semplicemente avvolte sopra una tunica, sui fianchi o fissate sotto forma di una cintura.

L’abbigliamento delle donne di Uruk non era molto diverso da quello degli uomini. Le donne, come gli uomini, indossavano tuniche di lana che arrivavano al ginocchio. I nobili indossavano lunghi mantelli sopra le spalle.

Molti cittadini camminavano scalzi. I ricchi indossavano una specie di sandali: suole rigide con cinghie attaccate. Erano anche diffusi vari tipi di gioielli: braccialetti, collane, orecchini, cinture, spille per gli abiti. I materiali più comuni per la creazione di gioielli erano: lapislazzulo, corniola, agata, oro e argento.

Gli abitanti di Uruk sapevano come realizzare ceramiche con la ruota da vasaio, gioielli, avevano una metallurgia abbastanza sviluppata, si occupavano di allevamento del bestiame e agricoltura. Sapevano scrivere, in forma semplificata, grazie agli Anunnaki, e prendevano appunti su tavolette d’argilla. Le attività economiche venivano registrate sulle tavolette: liste di merci, conteggio del bestiame, liste di professioni. Venivano trascritte udienze, tradizioni e tasse. E in anni recenti, gli scribi registravano sempre di più gli atti degli dèi.

La società di Uruk, come quella di altre città della Mesopotamia, era composta da persone libere e schiavi. Gli stati erano governati da en, in alcune città conosciuti come ensi. Talvolta, essi avevano la funzione di sommi sacerdoti, i capi del culto delle città.

Inizialmente, gli ensi avevano poteri amministrativi, di culto, e anche militari. Tuttavia, non avevano poteri completamente illimitati: la loro influenza e le loro decisioni erano limitate dai consigli degli anziani e dall’assemblea del popolo. Nei decenni precedenti, le città della Valle della Mesopotamia erano state oggetto di incursioni da parte delle tribù selvagge dell’est e del nord-est. Si trattava di creature che non avevano una loro cultura o scrittura. Pertanto, la popolazione cittadina scelse il capo militare, il lugal. Egli formò un esercito per respingere gli invasori indesiderati. Durante gli scontri con i selvaggi, i lugal catturarono molti prigionieri, che in seguito diventarono schiavi per svolgere tutti i lavori pesanti nelle città; in particolare, furono impiegati nelle miniere. Ma giunse il momento in cui i sovrani delle città della Mesopotamia cominciarono simultaneamente a svolgere le funzioni di capi militari. In una parola, le città talvolta erano già governate da ensi-lugal.

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