Bugie Di Famiglia

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BUGIE DI FAMIGLIA
DAWN BROWER
TRADUZIONE DI PATRIZIA BARRERA

Copyright © 2019 by Dawn Brower

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, o archiviata in un sistema digitale o utilizzata e trasmessa in qualsiasi forma o a mezzo elettronico, fotocopie, meccanico, audio, senza l’espressa autorizzazione dell’autrice e dell’editore.

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CAPITOLO PRIMO

Ametista si diresse verso un caratteristico hotel con ampi portici, ricavato in una bella costruzione bianca. Sembrava più un B&B che un hotel. Ciò che lo rendeva davvero attraente era la presenza di una spiaggetta privata. Attraversando il parcheggio, Ametista potè ammirare il frangersi delle onde in un mix di colori bianco- azzurro. Era un’immagine che la rilassava. Chiuse gli occhi, e aspirò voluttuosamente l’odore salato dell’acqua di mare che si spargeva nell’aria. Le piacque subito quel posto: le sembrava di essere a casa, benché non avesse la più pallida idea di cosa significasse sentirsi davvero a casa.

Riaprì gli occhi e proseguì verso la reception. L’aria climatizzata dell’hotel la confortò. Dietro al bancone un ragazzo bellissimo e dal corpo mozzafiato costituì una piacevole sorpresa per lei. Le stava di profilo, e poteva scorgere i folti capelli neri che gli si arricciavano disordinatamente sulla nuca, e delle lunghe basette che quasi gli incorniciavano il bel volto abbronzato. Aveva i denti bianchissimi ma leggermente sporgenti, il che gli conferiva un’aria perennemente arrabbiata…o forse troppo seria. Quasi le dispiacque interromperlo, ma aveva viaggiato a lungo e ora aveva bisogno di riposarsi un po’, prima di riprendere le sue ricerche. Tossì leggermente, per attirare la sua attenzione: “Scusa.” disse.

Lui si girò di scatto e lei rimase ancora più affascinata dalla sua bellezza mascolina. Probabilmente l’ammirazione le si poteva leggere negli occhi, ma riprese subito il controllo. Si rese conto che, per un attimo, aveva trattenuto il respiro. Certi maschi non avrebbero dovuto essere così affascinanti!

Ignaro dell’effetto che aveva fatto su di lei, il bellissimo ragazzo si avvicinò a lei. Ametista cercò di riprendersi quel tanto che bastava per rispondere alle sue domande: “ Salve! Come posso aiutarti?” disse lui.

La donna non potè fare a meno di far scivolare l’occhio sulle bellissime curve di lui; si morse il labbro con golosità e poi indugiò sui muscoli ben disegnati dalla camicia color indaco e sulle cosce strizzate in quei jeans a vita bassa. Maledizione! Ametista cercò di riscuotersi dal suo evidente stato di ammirazione per quel corpo sbalorditivo e quel bellissimo viso! Appoggiò le mani sul bancone:

“Scusa, ho una prenotazione!” Dio, che brutto tono arrogante! Ma cosa diavolo non andava, in lei?

“Nome, prego?” chiese lui.

Ancora in stato confusionale, Ametista non capì la domanda: “Come, scusa?” Doveva farsi curare, se le bastava un semplice proprietario di un B&B di bell’aspetto per sentirsi in quel modo! Se pure era il proprietario: magari era un semplice impiegato!

“A nome di chi è la prenotazione?” continuò quello, con un largo sorriso. Aveva un’aria divertita, mentre si sporgeva verso di lei dal bancone. Anche lui sembrava guardarla con interesse, mentre con i suoi begli occhi turchese la scrutava da capo a piedi. A quella vista Ametista s’irrigidì: no, non poteva essere che a quel bel maschio lei piaceva!

Cercando di mantenere un tono distaccato, rispose: ”Scusa, ho viaggiato per ore e ho la mente ancora un po’ appannata! Dovrebbe essere a nome Ametista S. Keane!” Fantastico, già aveva fatto la figura dell’idiota e, ad ogni parola, le sembrava di peggiorare le cose! Quel bonazzo probabilmente aveva tutte le femmine ai suoi piedi, ogni giorno! Ed ecco qui, ora anche lei si era aggiunta alla lista. Un ottimo modo per suscitare interesse, complimenti Ametista!

Non poteva fare a meno di autoaccusarsi. Ogni giorno ne combinava una! Forse perché era cresciuta con una madre che ogni giorno si levava un capriccio, ma chissà perché adesso era quel maschio a ridurle definitivamente il cervello in poltiglia!

“Scusa, ma le tue iniziali sono A.S.K? Come DOMANDA in inglese? – chiese lui, con aria ancora più divertita – Quindi, posso chiederti qualsiasi cosa?” aggiunse, malizioso. Ad Ametista parve anche di leggervi un che di affettuoso nei suoi riguardi, ma probabilmente si sbagliava.

O magari, stava cercando di attaccare bottone con lei? In genere non aveva molto tempo per queste cose, e quindi i suoi trascorsi da fidanzata erano praticamente inesistenti. Quel breve soggiorno si stava rivelando interessante. O, almeno, se avesse potuto fare pace col cervello! Chissà, quel ragazzo forse era un autoctono, e quindi poteva anche esserle utile nelle sue ricerche. Comunque, flirtare con lui le parve un’idea eccitante. Sbattè le ciglia, in un goffo tentativo di seduzione, e si adeguò al tono malizioso di lui.

“Beh, è una trovata divertente per firmarmi sulle riviste per cui scrivo. Probabilmente, quando sono nata, mia madre deve aver capito che ero un tipo curioso e ha voluto sigillare questa cosa per sempre, con quei nomi accostati!” ridacchiò, civettuola.

Tacque sul fatto che non solo era caporedattore ma addirittura possedeva un rivista che portava proprio quel nome…ASK MAGAZINE, che lei aveva creato già ai tempi del liceo. Cioè, tre anni prima. Certo, dare vita ad una rivista del genere a soli diciassette anni era stato un progetto ambizioso, ma in qualche modo ci era riuscita e aveva anche avuto successo. Ora era il suo lavoro e la sua vita, e lo amava con tutta se stessa.

ASK era sangue del suo sangue, e l’aveva fatta ricca a soli diciotto anni. Adesso che aveva vent’anni, poteva praticamente permettersi tutto ciò che desiderava. La rivista era digitale, ma era possibile anche richiedere la copia cartacea. Nell’epoca del digitale la stampa su richiesta era ormai a costo zero!

Riportò l’attenzione sul bellissimo maschio di fronte a lei. Se voleva anche un aiuto da lui doveva impegnarsi molto di più! In genere, piaceva agli uomini, e non aveva difficoltà a usare il proprio fascino.

“Bene, A per Ametista…K per il cognome…ma la S?” chiese ancora il ragazzo, sempre più divertito.

Ametista sospirò: odiava confessare la natura del secondo nome con cui la sua cara mammina aveva voluto omaggiarla! Il gioco di iniziali diventa quasi stupido, una volta spiegato l’arcano! A lei quel secondo nome non era mai piaciuto e non le sarebbe piaciuto mai!

“S sta per Sole.” mormorò, rassegnata. Ma lui non sembrò reagire male, o ridacchiare, come si aspettava facesse, davanti a quel nome inconsueto. Anzi, la cosa sembrò incuriosirlo. Fece un largo sorrise mentre le diceva: ” E’ davvero particolare. Tua madre deve essere una persona creativa! Hai fratelli o sorelle? Scusami se te lo chiedo, ma muoio dalla voglia di sapere se anche loro hanno ricevuto nomi strani!”

Lei scosse il capo lentamente, completamente ammaliata da quei bellissimi occhi verde blu che la fissavano:

“Purtroppo no, sono figlia unica. Mia madre ha capito subito che, una volta fatta me, non poteva desiderare di meglio e ha smesso di provare ad avere altri figli. Sai, una volta raggiunta la perfezione…” scherzò.

A dire il vero, sua madre era solo una donna testarda e volitiva, piena di eccessi; la tipica donna che riesce a far passare per buone le regine cattive delle favole.

“Non posso darle torto! – continuò il ragazzo, galante – Per quello che vedo, sei davvero perfetta!”

“Beh, sì, non mi lamento…Sono abbastanza perfetta!” rise lei. Non avrebbe voluto continuare su quella strada, ma non era riuscita a tenere a freno la lingua. Chissà, quel viaggio poteva essere perfino divertente! A patto che sua madre rimanesse fuori dai piedi. Leonessa Keane non era il tipo da rimanere a lungo in un posto!

“Tua madre deve essere una donna meravigliosa, se ha avuto una figlia splendida come te!” Il ragazzo sembrava combattere con se stesso per non esplodere in una fragorosa risata.

Ametista pensò che commenti come quelli non potevano essere più fuori luogo. Spesso le apparenze ingannano. Nella sua vita aveva avuto così tanti “ padri” che se ce ne fosse stato uno vero probabilmente non lo avrebbe capito. Leonessa andava sempre a letto col primo che le faceva un po’ di smorfie, tanto a lei gli uomini non interessavano davvero e non provava niente per loro. Erano solo un modo per passare il tempo e combattere la solitudine. Quando si era stancata della nuovo conquista, impacchettava Ametista e in quattro e quattr’otto loro due si spostavano in pascoli più verdi. Peccato che i pascoli, in realtà, non erano mai così verdi! In questo modo, Ametista non aveva radici e non sentiva di appartenere a nessun posto.

“Sì, la mamma è bellissima!” confessò. Ed era vero. Leonessa Keane era stupenda e, con il fisico che aveva, avrebbe potuto fare ancora la modella, se lo avesse desiderato. Invece, voleva solo che i maschi si buttassero ai suoi piedi e che la trattassero da regina.

“Ne sono convinto – disse lui, guardandola con calore – Allora, completiamo questa registrazione.” Mosse velocemente le dita sulla tastiera del pc. “Scusa, ma devo chiedertelo. Ametista è davvero il tuo nome o è un nomignolo? L’ametista è una pietra.”

“No, è il mio vero nome.” A volte avrebbe voluto che quello fosse un soprannome, ma poi i suoi amichetti l’avrebbero presa in giro. Cambiare giro di amicizie non l’aveva mai aiutata molto. Dopo un po’ aveva smesso di vergognarsi di quel nome, e lo aveva accettato. Comunque, l’aveva aiutata a distinguersi, quando aveva iniziato la sua rivista. In fondo, quel nome le ricordava che non era un persona come le altre e ogni tanto la faceva sentire meno sola, nella vita.

 

Lui sorrise e le fece l’occhiolino: “Ok, allora segniamo così. Ah, vedo che hai prenotato per tre settimane! Se alla fine ti sarai divertita, spero che tornerai a trovarmi!”

Lei sgranò gli occhi per la sorpresa? Ma …ci stava provando? Mai, prima d’ora, aveva ricevuto una proposta così sfacciata! Il suo flirt precedente era stata una cosa assolutamente da pazzi. E questo? Poteva essere meglio? Non ricordava quando si fosse sentita tanto attratta da un ragazzo: era quasi troppo bello! Faceva male già solo a guardarlo! Le parole di lui la scossero dai suoi pensieri:

“Voglio dire…sono nato qui e conosco tutte le attrattive di questo posto, molto meglio di quello che si può leggere sul web! Uffa! Mi sto incartando! In realtà, vorrei passare del tempo con te, mentre sei qui. A proposito, mi chiamo Cooper.”

Benché arruffata, quella spiegazione le sembrò tenerissima. Pensò che anche a lei avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio. Gli sorrise con dolcezza:

“Piacere, Cooper, io sono Ametista!” Cavolo! Che idiozie diceva, lui lo sapeva già! Bella cretina, doveva apparire ai suoi occhi! “Ok, allora me la dai la chiave della stanza?” tagliò corto.

Lui la teneva già in mano. Ad Ametista parve che Cooper non avesse intenzione di lasciarla andare. “Ecco la chiave. Stanza tredici. E’ di sopra, in fondo al corridoio.” le indicò con la mano.

“Grazie” mormorò, mentre lui le consegnava la chiave.

“Beh, goditi il tuo soggiorno!” esclamò lui, con un tono un po’ deluso.

Malgrado avesse voluto tuffarsi tra le sue braccia, Ametista cercò di non darlo a vedere. Non era una di quelle che andava con chiunque. Si voleva troppo bene, per concedersi al primo viso interessante che le si parava davanti! Non sarebbe stata la donna indipendente che era, lei, Ametista Keane, se avesse deciso di trascorrere l’intero soggiorno con quel ragazzo appena conosciuto! Qualsiasi cosa avesse in mente, doveva rifletterci sopra per bene. Lui era carino e gentile, e probabilmente avrebbe avuto bisogno comunque del suo aiuto, a breve. Quindi, si sforzò di mantenere un contegno e nel contempo di dargli una piccola speranza.

“Grazie, probabilmente accetterò la tua offerta!”

“Cosa?” esclamò lui, piombando dalle nuvole.

“Ne riparleremo dopo che avrò riposato un po’.” Detto ciò si volto e se ne andò, lasciando dietro di sé solo una forte scia di profumo. A mezza strada si fermò e si guardò intorno, ammirando la bellezza della hall del piccolo hotel. Un divanetto e due lussuose poltroncine facevano da ala a un delizioso tavolino, posto davanti al camino con una bella mensola in marmo. Ai lati di questo c’erano due colonnine, sempre in marmo, con pregiati intarsi fatti a mano. Le sarebbe piaciuto passarci sopra le dita e dare un’occhiata più da vicino, a quelle meravigliose incisioni, ma sarebbe stato per un’altra volta. Prima di sfare sfogo a quei capriccetti, aveva cose più urgenti da fare. Scoccò un sorriso a Cooper, indecisa se salire le scale che portavano al piano. Quando si voltò di nuovo, lui era lì a fissarla, col chiaro fumetto che diceva: “Quanto mi piaci!”

Con voluta civetteria gli chiese: “Ah, dimenticavo! Puoi indicarmi un posto dove si mangia bene?”

Lui s’illuminò tutto, come se avesse vinto il premio della lotteria. Brillava come una lampadina da un milione di watt! Ametista sorrise dentro di sé, impaziente dalla voglia di conoscerlo meglio.

“Ci sono solo due locali in cui si mangia davvero bene – rispose Cooper – e probabilmente li hai anche visti mentre entravi in città. Il primo è un ristorantino Italiano che fa una splendida pizza e dei buoni piatti di pasta. Si chiama “da GIOVANNI”. Se invece vuoi rimanere sul tradizionale, c’è un posto dove si fanno ottimi hamburger, che è il North Point Café.”

Cavolo, era più di quanto sperasse! Annuì col capo: “Grazie!” esclamò.

Sulla faccia di Cooper si poteva leggere la delusione per il fatto di non essere stato invitato a tenerle compagnia. “Di niente.” mormorò.

Ametista afferrò al volo i suoi pensieri: anche a lei avrebbe fatto piacere uscire con lui, ma quello non era il momento. Magari, un altro giorno. Aveva bisogno di tempo per ambientarsi e organizzarsi. Si voltò di nuovo verso le scale e questa volta salì al piano. Ogni passo, la portava sempre più vicina alla stanza in cui avrebbe trascorso le prossime settimane. Sperò che quella vacanza si sarebbe rivelata la migliore che aveva avuto fino a quel momento e che quel luogo superasse tutte le sue aspettative.

CAPITOLO SECONDO

Mentre Ametista entrava nella sua stanza, Cooper non poteva fare a meno di ringraziare il suo Angelo Custode che gliel’aveva mandata nel suo piccolo albergo di famiglia! Mai, prima d’ora, una ragazza così bella aveva solcato quella soglia! Il suo volto, coì familiare, gli aveva tolto il fiato, e aveva dovuto lottare molto con se stesso per riprendere il controllo.

Quando aveva alzato lo sguardo da dietro il bancone e l’aveva vista per la prima volta, pensò di stare sognando. Come potevano essere veri quei magnifici riccioli neri che le scendevano sulle spalle e quei magnetici occhi verde oliva, che lo avevano ipnotizzato per qualche secondo? Aveva subito pensato a una visione, di quelle che, si diceva, infestavano l’albergo. Per lunghi attimi non era riuscito a spiccicare parola. Poi, finalmente, si era riscosso e aveva realizzato che quella meravigliosa donna era vera, stava di fronte a lui e lo guardava.. Ma era così simile a quella che era scomparsa molti anni a, e che forse era morta. Ametista Keane recava sicuramente dei misteri con sé, e lui intendeva scoprirli. Per fortuna, sarebbe rimasta in città per un paio di settimane, e così avrebbe avuto tutto il tempo necessario per scavare a fondo su di lei.

La porta dell’albergo e si aprì ed ecco entrare Benjamin Anderson, il suo miglior amico. Si conoscevano da ventun’ anni, ormai, ed erano originari di North Point. Entrambi non avevano frequentato il college: le rispettive famiglie avevano altri progetti su di loro, che non prevedevano certo quella spesa extra. Tuttavia, Cooper stava prendendosi la laurea telematica di Economia e Commercio: come poteva aspettarsi, la sua famiglia, che fosse in grado di gestire un’attività di quel tipo se non aveva la minima cognizione in materia?

I suoi genitori avevano eccessiva fiducia in lui, e gli avevano lasciato tutto in mano. Anche l’amico si trovava in una situazione simile, ma lui non aveva alcuna intenzione di studiare e aggiornarsi.

Ben si avvicinò al bancone e lo salutò:” Ehi, Coop, che ne diresti di fare un giro in barca con me?” gli chiese.

Cooper scosse il capo: “Mi piacerebbe, Ben, ma ho troppo da fare, qui. E’ il giorno libero di Olivia, e quindi devo gestire tutto da solo. Forse domani. Sai che mio padre non viene più tanto in albergo.”

Benjamin fece una faccia delusa: “Cavolo, mi dispiace proprio! Ci saremmo divertiti! Ho lavorato molto, negli ultimi giorni, e avevo bisogno di rilassarmi un po’! E ora che ho del tempo libero, ecco che il mio migliore amico mi dà buca!”

La famiglia di Ben era proprietaria di una grande impresa edile, giù in città. Non passava giorno che non ricevevano nuove commissioni, indipendentemente dal periodo dell’anno, perché anche in periferia erano molto richiesti. Avevano così tanti incarichi, che a stento riuscivano a mantenere il ritmo! Per fortuna, la Anderson Construction aveva anche parecchi dipendenti, e così si riusciva ancora a soddisfare tutte le richieste.

Ben era il più giovane dei cinque fratelli, ognuno dei quali aveva ricevuto un incarico in azienda. Ed essendo ancora “il piccolo di famiglia” poteva prendersela più comoda degli altri.

Lui e Cooper erano amici d’infanzia. Si conoscevano così bene, ormai, che la personalità dominante di Ben non faceva più presa sull’altro. Avete presente “Mister Perfettino?” Beh, eccolo là. Per questo, Ben trovava sempre il modo di liberarsi dagli impegni e Cooper no. Erano entrambi molto giovani, e avrebbero dovuto godersi di più la loro giovinezza. Chissà perché, Ben si sentiva sempre molto stanco, nel periodo estivo, e lamentava la voglia di riposarsi! Forse perché era il periodo più impegnativo dell’anno?

Cooper era di pasta diversa. Era una persona più responsabile e, soprattutto, non aveva i dipendenti di Ben per farsi sostituire. Anche a lui avrebbe fatto piacere una bella gita sul lago con Ben, ma purtroppo non poteva. Malgrado l’amico facesse quella faccia, non poteva semplicemente chiudere la porta dell’albergo e andarsene. E comunque…forse non avrebbe lasciato lo stesso l’albergo. Non ora, che c’era Ametista Keane! Il suo pensiero già lo ossessionava, e sperava che prima o poi lei gli avrebbe chiesto di accompagnarla da qualche parte. E allora, doveva essere pronto!

“Mi dispiace, Ben, ti ripeto che non posso.” Sorrise all’amico. “Lo sai che mi piacerebbe tanto, ma purtroppo sono legato qui.”

“Quand’è che sei invecchiato e sei diventato tuo padre?” esclamò l’altro, con aria un po’ infastidita.

“Subito dopo le scuole, se non te ne sei accorto!” rispose Cooper, a metà tra l’ironico e il caustico. Non è che non sopportasse quello stile di vita: però avrebbe voluto poter scegliere con calma e guardarsi intorno.

Ben scosse la testa, con un moto di stizza: “Abbiamo ventun’ anni e abbiamo solo respirato l’aria di questa città. Stavo pensando di andarmene in giro per un po’!”

“No, dai! La vita non sarebbe la stessa, senza di te!” stava dicendo Cooper, ma un rumore improvviso attirò la sua attenzione.

Ametista stava scendendo le scale, recando in mano una pochette. I suoi bellissimi riccioli neri erano raccolti in una coda spettinata ad arte, con capelli ribelli che le incorniciavano il viso o le ricadevano sulla nuca. Portava degli occhiali da sole e indossava solo un top verde come i suoi occhi e un short bianco come la neve. Quando vide i due ragazzi sorrise, e quella bella bocca lasciò estasiato Ben, così com’era successo la prima volta con Cooper. Lei non lo sapeva, ma ormai i due erano morti e stecchiti ai suoi piedi!

Cooper si raddrizzò tutto, dietro al bancone, e si affrettò a chiederle :

“Salve, vai a farti un giro nei dintorni?”

“Oh sì, non vedo l’ora di conoscere tutti i segreti di questo posto!” esclamò lei, eccitata.

“Coop sorrise: “ Tutto qui? Allora ci rivediamo tra cinque minuti! Non è vero, Ben?”

Ben aveva l’aria imbambolata e , conoscendolo, Cooper, giurò che non aveva mai visto una femmina così bella, prima d’ora! Sentì il forte impulso di dargli una botta in testa… sì sì, doveva proprio farlo!

“Cosa?” farfugliò quello, senza levare gli occhi di dosso ad Ametista.

Cooper scosse il capo, assolutamente incredulo. Non appena Ametista fosse uscita , avrebbe scambiato quattro chiacchiere con quel bellimbusto! Che si levasse dalla testa l’idea di mettergli i bastoni tra le ruote con Ametista! Quello era il suo terreno di caccia, migliore amico o no! Avrebbe voluto sbattere un pugno sul tavolo e dargli la sveglia! Quella ragazza gli piaceva davvero, e non avrebbe tollerato alcuna intromissione da parte di Ben! Era ora che l’amico scendesse dalle nuvole e tornasse sulla terra. Si rivolse a lui, scandendo bene le parole..

“Le ho detto che avrebbe impiegato cinque minuti per scoprire i grandi misteri di questa città!”

Finalmente Ben tornò tra loro e si grattò la testa, ancora frastornato:

“ I misteri della città? Quali misteri? Sei caduto e hai battuto la testa?”

Ametista sorrise: “ Dai ragazzi, ci sono segreti dappertutto, anche in piccole città come questa! Basta solo andarli a cercare!”

“Ma come fai a saperlo, se è la prima volta che vieni qui?” chiese Ben, con intenzione.

Lei scosse le spalle: “Infatti non lo so. Almeno, non ancora. Per ora ho conosciuto solo te e Cooper, e credo possiamo essere amici.. anche se non so ancora il tuo nome!” E aspettò che Cooper glielo presentasse

Cooper non aveva molta voglia di presentarla a Ben. Anche se era il suo migliore amico, rimaneva sempre e comunque un po’ stronzo. Non aspettava altro che Ametista uscisse per parlare con lui e chiarire bene le cose, nei riguardi della ragazza. Anzi, prima si fossero chiariti, meglio era. A volte Ben era così insistente che ti faceva venir voglia di strozzarlo! Rassegnato, capì che non poteva essere maleducato, come avrebbe voluto.

“Ametista, ti presento Ben Anderson, il mio migliore amico. Lei è Ametista Keane. E’ arrivata oggi in città.”

Ben le sorrise, finalmente tornato in sé. Le strinse la mano con vigore: “ Lieto di conoscerti! Dove stai andando, di preciso? Vuoi che ti faccia da guida? Sono un buon Cicerone, dopo tutto è la mia città!” esclamò .

 

Cooper dovette farsi forza per non strozzarlo subito: sentiva il suo impulso omicida crescere rapidamente. Strinse i denti e, nel contempo, si afferrò forte al bancone. Sperò che Ametista non gli dicesse dove aveva programmato di andare.

“Ti ringrazio per l’offerta, ma preferisco girare da sola! Quando arrivo in un posto nuovo, mi piace scoprirlo piano piano per i fatti miei…Magari un’altra volta: prima o poi avrò certo bisogno di una guida turistica!” rise Ametista.

Ben le sorrise sensualmente di rimando. Sulla faccia si potevano leggere, chiare, le sue reali intenzioni. S’inchinò con fare teatrale alla ragazza: “Quando vuoi, sarò sempre disponibile per te! Chiedi e ti sarà dato! Appena ti va, fammi un fischio!” esclamò, sornione.

“Sì, appena saremo soli faremo i conti! – pensò Cooper – Magari lo strozzo! In fondo, chi ha bisogno davvero del migliore amico?”

Una risata argentina illuminò la stanza: “Beh, grazie ragazzi, a dopo!” disse Ametista, con calore, ai due amici.

Senza ritegno, Ben rispose: “Rimarrò in trepidante attesa, fatina! Se mi vuoi, basta che lo dici a Cooper e volo da te!” Quel farabutto non aveva il minimo pudore a far capire che ci stava provando!”

Lei annuì, mentre usciva: “ Me lo ricorderò! Ora scusate, ma muoio dalla voglia di farmi un giro! Buona giornata, ragazzi!”

La ragazza finalmente uscì dall’albergo, mentre Cooper e Ben non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso. Ben fece un fischio di ammirazione: “ E’ la ragazza più sexy che abbia mai visto!”

“Sgomma! E’ mia!” lo minacciò, serio, Cooper. Non riusciva però a nascondere la sua ansia e la sua frustrazione, mentre guardava in faccia Ben.

“Col cavolo! Sono le donne che scelgono ed io farò di tutto perché lei scelga me!” gli rispose, a muso duro, l’amico.

Cooper iniziò a fantasticare sul fatto che ucciderlo non gli sarebbe bastato. Doveva farlo soffrire tutte le più atroci torture! In vita loro non avevano mai litigato per una femmina…ma c’è sempre una prima volta per tutto!

“Bene, caccia aperta allora! Tanto vincerò io! – esclamò Cooper, fortemente incazzato – Se vorrai raccattare le tue ossa rotte per salvare la faccia, ti capirò.” Si ritirò dietro il bancone e rimase a fissarlo con una faccia da schiaffi.

“Non hai speranza, Coop. Rassegnati. Per prima cosa, dai il mio numero di telefono ad Ametista, per giocare ad armi pari. So che prima o poi mi cercherà!”

“Sei uno sbruffone! – sclamò Cooper, sorpreso dalla faccia tosta dell’amico – Per prima cosa, dalle tu il numero, visto che io non sono il tuo servo!”

“Ok!” concordò Ben, mentre si dirigeva verso la porta. Ma prima di uscire si voltò: “Posso resistere a tutto… tranne alla tentazione. Quella è una facile, Coop, non ho bisogno del tuo aiuto per andarci a letto. Preparati alla sconfitta!” e se ne andò.

Poteva andargli peggio? Aveva trovato la donna di suoi sogni e ora il suo migliore amico aveva intenzione di insidiarla! Chissà se c’era un modo per farlo desistere!…Ma dai, a chi vuoi darla a bere? Ben non mollava mai, quando si metteva in testa una cosa! E sicuramente non lo avrebbe fatto adesso. Su una cosa aveva ragione: che sono le donne a scegliere. E lui si sarebbe assicurato che Ametista facesse la scelta giusta!

La prima cosa da fare era di scoprire tutto il possibile sulla vita di Ametista S. Keane. Quando si erano conosciuti lei aveva menzionato un magazine, il che significava che era una giornalista o giù di lì. Sperò di riuscire a pescare un mucchio di informazioni su di lei, a cominciare da chi erano i suoi amici e parenti. Le avrebbe chiesto qual era il motivo per cui si era recata in quel paesino…e comunque era sicuro che avrebbe ottenuto altre informazioni scavando nel web. Infatti, riuscì a trovare molti suoi articoli su un certo ASK Magazine. Scriveva articoli generici, ma spesso si approfondiva su storie di viaggi che aveva fatto in giro per il mondo. Le piaceva approfondire il lato misterioso ed esoterico dei posti che visitava. Non capiva ancora che cosa l’avesse trascinata in un piccolo paese come North Point e perché avesse scelto il Trenton Hill Inn per il suo soggiorno… ma sicuramente poteva trovare lui un pretesto per incuriosirla e indirizzare le sue attenzioni su di sé.

Se le sue intuizioni erano giuste, Cooper aveva tutti gli strumenti per affascinarla e tenerla legata per un po’.Una bella storia d’amore tra fantasmi era quello che ci voleva per iniziare! E l’albergo gli avrebbe fornito lo spunto adatto: Easton Hill era morto là dentro, e in giro si sussurrava che il suo fantasma si aggirasse inquieto per le stanze!

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