Ossessionata

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Из серии: Appunti di un Vampiro #12
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Chi è Morgan Rice

Morgan Rice è l’autrice de L’ANELLO DELLO STREGONE, una saga epica fantasy pubblicata con successo su USA Today, composta da diciassette libri, e della serie di successo APPUNTI DI UN VAMPIRO, composta da dodici libri. Ha scritto anche la serie L’ANTOLOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico, per ora composto da due libri (a cui se ne aggiungeranno altri), e la saga epica fantasy RE E STREGONI, composta da sei libri.

I libri di Morgan sono disponibili anche in formato audio e cartaceo; le traduzioni sono disponibili in più di 25 lingue.

La nuova saga fantasy epica, DI CORONE E GLORIA, sarà pubblicata nell’aprile 2016, cominciando col libro #1, SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA.

Morgan è ansiosa di leggere i vostri commenti. Andate dunque a visitare il sito web www.morganricebooks.com, iscrivetevi alla mailing list. Potete anche chiedere di ricevere una copia gratuita di un suo libro ed altri omaggi, oppure scaricare le applicazioni gratuite. Qui potrete trovare le ultime news e restare in contatto via Facebook e Twitter!

Che cosa hanno detto di Morgan Rice

“E’ un libro che può competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES, uno di quei libri che vi catturerà e vi farà leggere tutto in un fiato fino all’ultima pagina! Se siete poi tipi d’avventura, amore e vampiri, questo è il libro che fa per voi!”

–-Vampirebooksite.com (su Tramutata)

“La Rice eccelle nel farvi entrare nella storia sin dall’inizio, grazie alla sua grande capacità descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi….Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere.”

–-Black Lagoon Reviews (su Tramutata)

“Una storia ideale per i giovani lettori. Morgan Rice ha svolto un ottimo lavoro nel dar vita a continui colpi di scena…Fresco e unico. La serie ruota intorno ad una ragazza…una straordinaria ragazza!…Facile da leggere ma estremamente incalzante… Merita PG.”

–-The Romance Reviews (su Tramutata)

“Ha catturato la mia attenzione fin dall’inizio e non l’ha più lasciata andare….La storia è una grandiosa avventura, dal ritmo incalzante, ed è ricca di azione sin dall’inizio. Non contiene una sola pagina noiosa.”

–-Paranormal Romance Guild (su Tramutata)

“Ricco di azione, amore, avventura e suspense. Mettete le mani su questo libro e ve ne innamorerete perdutamente.”

–-vampirebooksite.com (su Tramutata)

“Una grande trama: questo è proprio il libro che avrete difficoltà a mettere via la notte. Il finale mozzafiato è così spettacolare che vi farà venire immediatamente voglia di acquistare il libro successivo, per vedere che cosa accade.”

–-The Dallas Examiner (su Amata)

“Morgan Rice si dimostra ancora una volta una narratrice di enorme talento….Attrarrà un pubblico molto vasto, inclusi i fan più giovani del genere dei vampiri e del fantasy. La storia culmina in un finale mozzafiato che vi sbalordirà.”

–-The Romance Reviews (su Amata)

Libri di Morgan Rice
DI CORONE E GLORIA
SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1)
RE E STREGONI
L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1)
L’ASCESA DEL PRODE (Libro #2)
IL PESO DELL’ONORE (Libro #3)
LA FORGIA DEL VALORE (Libro #4)
IL REGNO DELLE OMBRE (Libro #5)
LA NOTTE DEI PRODI (Libro #6)
L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
UN GIURAMENTO DI FRATELLI (Libro #14)
UN SOGNO DI MORTALI (Libro #15)
UN TORNEO DI CAVALIERI (Libro #16)
IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17)
LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA
ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI (Libro #1)
ARENA DUE (Libro #2)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
PROMESSA (Libro #6)
SPOSA (Libro #7)
TROVATA (Libro #8)
RISORTA (Libro #9)
BRAMATA (Libro #10)
PRESCELTA (Libro #11)
OSSESSIONATA (Libro #12)
Ascolta la serie APPUNTI DI UN VAMPIRO in formato audiolibro!

Copyright © 2016 di Morgan Rice


Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto previsto dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o mezzo, né inserito in un database o in un sistema di backup, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso.


La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questo ebook non potrà essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice.


Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono  utilizzati a puro scopo d’intrattenimento. Qualsiasi somiglianza a persone reali. viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza.


Copyright di immagine di copertina di Subbotina Anna, su licenza di Shutterstock.com.

 
“Così, con un bacio, io muoio.”
 
--William Shakespeare
Romeo e Giulietta

CAPITOLO UNO

Ferma sul tetto dell'antico Castello di Boldt, Scarlet Paine sentì le grida di dolore di Sage riecheggiare nella fredda notte di novembre: ognuna era una coltellata diretta al suo cuore. Non riusciva a sopportarlo, non poteva accettare l'idea che Sage fosse torturato a morte dalla sua stessa gente, solo perché l'amava e non era disposto ad ucciderla per vivere altri duemila anni. Scarlet non aveva mai neppure sognato di essere amata con una tale intensità da qualcuno, che fosse disposto a sacrificarsi per lei. E ora lei era lì, e stava per fare lo stesso sacrificio per lui.

Lore, il cugino di Sage, l'aveva attirata al castello di Boldt. Gli Immortali vivevano da duemila anni ma il loro tempo era destinato a terminare con il tramonto della luna, e Lore desiderava disperatamente ucciderla, perché era l'unico modo per salvare la loro vita. Scarlet, l'ultima vampira sulla terra, doveva essere sacrificata. Sebbene sapesse che si trattava di una trappola, non aveva potuto non andarci. Sapeva che quella notte sarebbe morta ma ne sarebbe valsa la pena, se in questo modo avesse avuto una possibilità di salvare Sage.

Un altro grido di Sage trafisse la notte. Scarlet non poteva sopportare di sentirne altri. Si mise in piedi e spiegò le ali, librandosi pochi centimetri sopra le tegole inclinate del vecchio castello. Poi, col cuore che batteva forte, volò in basso ed entrò da una finestra.

Si ritrovò in un enorme stanzone. Scarlet volò nell’ombra, tenendosi rasente al soffitto a volta ,che si alzava di circa trenta metri, e si fermò su una vecchia trave. Sentì un'ondata di calore proveniente dal basso, e guardò giù. La sala era gremita da una folla di Immortali, tesi ed infuriati. Dovevano essere almeno mille. Sembravano uno sciame d’insetti: alcuni camminavano avanti e indietro, mentre altri volavano a pochi metri di distanza dal suolo. Tutti, in ogni modo, si mantenevano abbastanza in basso da non riuscire a scorgerla, nascosta nell’ombra.

Scarlet si strinse alla trave, sentendo le mani sudate per l’ansia, pronta a scattare in attesa della sua occasione.

Di sotto, gli Immortali guardavano tutti in una direzione, una piattaforma sopraelevata, che si trovava ad un'estremità della stanza: lì sopra un uomo altissimo brandiva un lungo bastone, con cui sembrava intento a colpire una grande croce.

Scarlet piegò la testa confusa, quando la croce sembrò muoversi. Poi comprese che qualcuno era stato incatenato alla croce, qualcuno che si contorceva per il dolore, ogni volta che il bastone dell'uomo lo colpiva.

Il suo cuore sobbalzò quando capì: Sage.

La rabbia si impadronì di Scarlet, riempiendo tutto il suo essere. L'uomo che amava era legato per le mani e per i piedi. Aveva la testa ripiegata sul petto per lo sfinimento e i capelli imperlati di sudore. Il sangue gli scorreva sul dorso, formando una pozza proprio ai suoi piedi. Scarlet voleva urlare, ma, al contempo, sapeva di dover restare in silenzio per non rischiare di essere scoperta dalla folla. Provò un senso di nausea, constatando che la tortura di Sage era lo spettacolo offerto lì e che il suo amore era il destinatario del loro odio.

 

Scarlet osservò con orrore sul palco l’uomo alto, avvolto in un lungo mantello cremisi, brandire il bastone con una croce ad un’estremità per poi colpire con violenza il pavimento. Le pietre emisero un forte suono, che riecheggiò in un gigantesco ambiente.

“Cederai?” l'uomo urlò. “Rinuncerai alla ragazza?”

Probabilmente era colui che aveva deciso di ricorrere alla tortura e Scarlet suppose che dovesse essere il leader degli Immortali. Ricordò di quando Sage le aveva raccontato dell'uomo che comandava la sua razza. Si trattava di Octal, e, per quanto ne sapeva, era un tiranno violento.

“Rispondimi!” Octal gridò.

Tutta la folla si beffò della vittima.

Scarlet non riuscì a sentire la risposta di Sage da quella distanza, ma capì subito che non era stata certamente quella che Octal voleva sentire, perché l'uomo si fece avanti e colpì il petto di Sage col bastone metallico. Lui emise un urlo agghiacciante.

La ragazza non poteva più aspettare. Uscì dal suo nascondiglio e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

“BASTA!”

Quando iniziò a calare sulla folla, tutti gli Immortali si volsero all’unisono verso di lei, con un rapido movimento. Scarlet ebbe paura e le ali improvvisamente si bloccarono. Iniziò a precipitare, precipitando verso la folla infuriata di sotto.

Da lontano, Scarlet sentì Sage gridare il suo nome. Era l'urlo disperato di un uomo innamorato, il cui cuore gli era stato strappato dal petto, un uomo che soffriva nel vedere la sua amata precipitare verso la morte, perché quella vista era peggio del dolore che stava patendo.

Scarlet sbatté freneticamente le ali, ma era inutile. Il terrore che provava aveva avuto la meglio sui suoi poteri e continuò a precipitare sempre più velocemente, diretta sugli Immortali infuriati. Sapeva che, quando fosse atterrata, l'avrebbero ridotta a brandelli, perché la sua morte era l'unico modo per garantire la loro sopravvivenza. Grida di scherno si udivano sempre più forti, man mano che si avvicinava loro.

Durante la caduta il tempo sembrò rallentare e i volti dei suoi amici e familiari le passarono davanti nella mente: la sua migliore amica, Maria, sua madre Caitlin, Ruth, la sua cagna. Persino Vivian le apparve, sebbene Scarlet la odiasse.

Poi, un bel volto si palesò nella sua mente, un volto che la fece sussultare: quello di Sage. Durante la sua strana caduta a rallentatore, Scarlet fece a tempo a piegare la testa di lato e a guardare il vero Sage negli occhi. Sebbene fosse ricoperto di sudore e sangue e avesse una  smorfia di dolore dipinta sulle labbra, non era meno bello per lei di quanto ricordasse. Nell’istante in cui si guardarono, Scarlet avvertì l’amore inondarla. Pur sapendo che solo pochi secondi la separavano dalla morte, non ne ebbe più timore, perché sapeva che sarebbe morta amata.

Chiuse gli occhi e si preparò all'impatto.

Ma, prima che la ragazza arrivasse a colpire il suolo, Octal si fece avanti e fissò il suo sguardo su Scarlet in caduta libera. Senza mostrare alcuno sforzo od emozione, l'uomo si alzò in aria, dirigendosi verso di lei. Afferrò la ragazza per un braccio, attirandola a sé per impedirle di precipitare. In un attimo, Scarlett sentì svanire quella sensazione di caduta rapida e senza rimedio: fu sostituita da una gentile calma, ed incominciarono a scendere in modo controllato fino al suolo.

Scarlet aprì gli occhi, quasi incapace di credere di essere ancora viva. Ma, se la paura di una morte istantanea era svanita, era perfettamente consapevole del fatto che il pericolo non era passato. Octal l'aveva salvata dallo schianto contro le fredde lastre del pavimento della chiesa, ma certo non  l’aveva fatto per compassione. Era un torturatore. Probabilmente, l’aveva salvata soltanto per poterla uccidere in un modo più doloroso.

Lei adocchiò Sage, guardando al di sopra della spalla di Octal.

“Scarlet!” Sage gridò.

Octal la mise giù. La folla avanzò, ma Octal sollevò le braccia, facendo cenno a tutti di indietreggiare. Gli Immortali obbedirono. Scarlet non sapeva il motivo, ma Octal stava dando a lei e Sage un'ultima possibilità di stare insieme, l’occasione di dirsi addio.

Con gli occhi di mille Immortali furiosi puntati su di lei, Scarlet corse verso Sage. Aveva gli occhi colmi di lacrime, mentre lo abbracciava ed affondava il viso nel suo collo. La pelle di Sage era calda, come se fosse febbricitante. Lei lo strinse quanto più forte possibile, pensando che probabilmente sarebbe stata l’ultima volta.

“Scarlet” Sage le mormorò nell'orecchio.

La ragazza si fece indietro e gli sorresse la testa. I suoi occhi erano pesti e doloranti, e il labbro superiore era spaccato e gonfio. Il cuore le doleva nel vederlo in quello stato. Voleva baciarlo, allontanare tutto il dolore e guarirlo, ma sapeva che non c'era tempo. Invece, spostò un ricciolo di capelli dal suo viso e lo baciò delicatamente sulla fronte, l'unica parte di lui che non sembrava gonfia o ferita.

“Come mi hai trovato?” le chiese.

“Lore. Mi ha lasciato un messaggio, in cui mi diceva che eri qui.”

Il timore si palesò nello sguardo di Sage. “E' una trappola. Ti uccideranno.”

“Lo so” Scarlet sussultò. “Ma dovevo vederti. La mia vita è finita, in ogni caso.”

Lei pensò ai suoi genitori e ai loro continui litigi, alla promessa della madre di sradicarla, alla sua casa razziata da Lore, a Vivian che odiava con tutta se stessa e alle amiche, che apparentemente l'avevano allontanata.

“Tu sei la sola cosa buona che mi sia rimasta nella vita” lei aggiunse con sincerità. “Ricordi quando ti ho detto, che, se fossi morto, sarei morta con te?”

La ragazza provò a sorridere per apparire rassicurante, ma negli occhi di Sage trasparì una punta di dolore, che la colpì allo stomaco.

Lui scosse la testa.

“Volevo che tu vivessi, Scarlet” sussultò, trasalendo per il dolore causato dal bastone di Octal. “Non capisci? L'unica cosa che mi confortava durante la tortura era sapere che saresti sopravvissuta dopo la mia morte.” Sospirò. “Ma ora moriremo entrambi.”

Scarlet tenne la testa pesante di Sage tra le mani. “E che mi dici di quello che voglio io?”

“Tu sei giovane” Sage disse con una smorfia. “Non sai quello che vuoi. Io ho vissuto per duemila anni, e la sola cosa che abbia mai avuto un senso per me sei tu. Non voglio che tu muoia per me!”

“Giulietta era troppo giovane?” Scarlet rispose inflessibilmente, ricordando la notte magica che avevano trascorso insieme, assistendo alla tragedia di Shakespeare.

In quel momento, lei sentì la folla rumoreggiare alle sue spalle, e capì che Octal non l’avrebbe fermata ancora a lungo.

“In ogni caso” replicò con un sorriso dolce amaro, “ora è troppo tardi perché io cambi idea.”

“Non è così” Sage contestò. “Ti prego, Scarlet. Vola via. C'è ancora tempo.”

Scarlet rispose baciandolo intensamente sulle labbra.

“Non ho paura di morire” ribatté decisa. Poi, mise il braccio attorno alla vita di Sage e si voltò ad affrontare la folla che voleva la sua morte. “Fino a quando saremo insieme.”

CAPITOLO DUE

Una guerra di vampiri.

Il mare sotto di loro era scuro come la notte. Caitlin ascoltava il motore rombare, mentre il piccolo aereo militare volava in mezzo alle nuvole, e quelle parole continuavano a riecheggiare nella sua mente. Non riusciva a capire come si fosse giunti a tutto questo: sua figlia era volata via nel cuore della notte, lasciando lei e Caleb a cercarla disperatamente.

La preoccupazione che provava per Scarlet la stava consumando, aveva lo stomaco bloccato.

Caitlin avvertì una sensazione, forte e primordiale, sopraffarla. Era certa. Si mise improvvisamente dritta e afferrò il braccio di Caleb.

“Riesci a sentirla?” chiese il marito, studiando la sua espressione.

Caitlin si limitò ad annuire, digrignando i denti come per indicare il desiderio di stare con sua figlia.

“E' in pericolo, Caleb” Caitlin disse, trattenendo le lacrime, che minacciavano di strozzarla.

Il marito tornò a guardare il parabrezza e serrò la mascella. “Saremo presto con lei. Te lo prometto. Andrà tutto bene.”

Caitlin voleva disperatamente credergli, ma una parte di lei era scettica. Scarlet era volata volontariamente fino a quel luogo, a quel castello pieno di crudeli Immortali. Come madre, Caitlin non aveva avuto far altro che seguirla. Come vampira, Scarlet era certamente in un pericolo maggiore di un normale adolescente.

Un altro presentimento s'impossessò di Caitlin. Ma, stavolta, era peggiore di quello precedente. Non era soltanto il dolore della separazione dalla figlia, ma era qualcosa di peggio.

Scarlet era in pericolo mortale.

“Caleb” Caitlin disse frettolosamente. “Lei è laggiù ed è in pericolo. Dobbiamo atterrare. Subito.” L'urgenza nella sua voce fece venir fuori le parole in forma di rapido sussurro.

Caleb annuì e guardò verso un lato. Sotto di loro, si agitavano le onde cupe.

“Non abbiamo un posto in cui atterrare” lui disse. “Non voglio tentare un atterraggio in mare. E' troppo pericoloso.”

Senza esitare oltre, la moglie esclamò: “Allora dovremo lanciarci.”

Caleb spalancò gli occhi. “Caitlin, sei pazza?”

Ma, mentre il marito ancora parlava, lei si diresse verso il paracadute e lo indossò.

“Non sono pazza” lei disse. “Sono soltanto una madre, la cui figlia ha bisogno di lei.”

Non aveva ancora finito di parlare che, di nuovo, quell’impellente bisogno di aiutare sua figlia s'impossessò di nuovo di lei. Era riuscita a stento a scorgere una forma a distanza, e pensò che si trattasse di un edificio.

La pioggia cominciò a cadere, disegnando linee sul parabrezza dell’aereo e riflettendo la luminosa luce della luna, e Caleb strinse forte la barra.

“Vuoi che lasci precipitare l'aereo” lui disse calmo; era una constatazione più che una domanda.

Caitlin finì di allacciare l'imbracatura del paracadute. “Sì.”

Tirò poi fuori quella per Caleb. Il marito si limitò a guardarla, con un'espressione incredula.

“Non c'è un posto dove far atterrare l'aereo” Caitlin aggiunse fermamente. “L'hai detto anche tu.”

“E se anneghiamo?” Caleb disse. “Se le onde fossero troppo forti? L'acqua troppo fredda? Come potremo aiutare Scarlet se saremo morti?”

“Devi fidarti di me” Caitlin disse.

Lui fece un respiro profondo. “Quanto sei sicura che Scarlet sia vicina?”

Caitlin guardò Caleb, mentre un nuovo presentimento la colse. “Ne sono sicura.”

Caleb serrò la mascella, poi scosse la testa.

“Non riesco a credere che lo sto facendo” sbottò.

Poi, si liberò rapidamente dalla cintura di sicurezza, che aveva intorno alle spalle, e indossò   l’imbracatura del paracadute. Una volta pronto, si volse verso Caitlin, dicendo: “Questo non sarà divertente. E non finirà bene.”

Lei gli si fece vicina, prendendogli la mano. “Lo so.”

L’uomo annuì, ma Caitlin lesse timore sul suo volto e preoccupazione nei suoi occhi.

E poi, premette il pulsante per aprire il portellone.

D’improvviso una ventata d'aria li colpì. Caitlin sentì i capelli scompigliarsi nell'aria gelida, poi fu proiettata in alto con tale velocità, che lo stomaco parve rimbalzare nel frattempo.

Infine si ritrovarono a precipitare.

CAPITOLO TRE

Vivian si svegliò di soprassalto, ritrovandosi sdraiata su una chaise longue nel suo giardino. Il sole era tramontato da molto tempo oramai e la notte era rischiarata soltanto dalla luce lunare, che si rifletteva sulla superficie della piscina.

Guardandosi intorno, notò il caldo bagliore arancione che usciva dalle finestre della villa familiare a baciare il prato curato alla perfezione.

Vivian si tirò su e fu colpita da un'onda di dolore. Sembrò avvolgerla completamente, visto che ogni singola terminazione nervosa era in fiamme. Aveva la gola secca e un forte mal di testa, un violento dolore pulsante, quasi come se avesse dei pugnali dietro gli occhi.

Afferrò i braccioli della chaise longue nel tentativo di mantenersi dritta, mentre la nausea la investiva.

Che cosa mi sta succedendo?

I ricordi cominciarono a riaffiorare: denti che si avvicinavano a lei, un dolore profondo al collo, il suono del respiro grottesco di qualcuno nel suo orecchio, l'odore del sangue che le invadeva le narici.

 

Mentre queste immagini scorrevano nella sua mente, strinse i braccioli con forza sempre maggiore: l’orrore non era finito! Il cuore le batteva forte e lo stomaco le faceva male, mentre riaffiorava il ricordo di quando Joe l'aveva trasformata in vampira. Nella sua morsa, la chaise longue si spaccò.

Vivian balzò in piedi, allarmata dalla sua stessa forza, ed, immediatamente, il dolore che aveva provato svanì. Si sentiva diversa, quasi come se stesse vivendo in un nuovo corpo.

Una forza, che prima non esisteva, le scorreva nelle vene. Come cheerleader era stata una ragazza forte ed atletica, ma ora sentiva di non essere semplicemente in gran forma. Era più che forte. Si sentiva invincibile.

Ma non era soltanto una questione di forza. C'era dell'altro che stava crescendo dentro di lei. Rabbia. Collera. Il desiderio di causare dolore. Il desiderio di vendetta.

Voleva far soffrire Joe, per punirlo di quello che le aveva fatto. Voleva fargli del male, così come lui gliene aveva fatto.

Si era appena incamminata verso la villa, determinata a ricostruire quello che era successo ed a trovarlo, quando le porte del patio si spalancarono. La ragazza si fermò, vedendo uscire sua madre, con indosso delle ciabatte impellicciate rosa e con pompon, una vestaglia di seta e occhiali da sole Prada. Era tipico della donna indossare gli occhiali da sole, persino al buio. Aveva i bigodini in testa, segno che si stava preparando per uscire, probabilmente per andare ad uno dei sui stupidi eventi sociali.

Alla vista della madre, Vivian sentì quella neonata rabbia ribollire dentro di sé e chiuse le mani a pugni.

“Che cosa ci fai qua fuori?” brontolò la donna, con quella sua forte voce critica, che stava sui nervi a Vivian. “Dovevi prepararti per la festa dei Sanderson!” La madre si fermò, mentre la figlia fece un passo nella luce. “Oh santo cielo, sembri morta! Vieni dentro, presto, così ti sistemo i capelli.”

I lunghi capelli biondi di Vivian erano stati il suo orgoglio e la sua gioia, la fonte d'invidia delle sue compagne di scuola e una potente calamita per i ragazzi più carini; ora, tuttavia, a Vivian non importava affatto di come fossero. Tutto ciò a cui riusciva a pensare erano quelle nuove sensazioni che avvolgevano il suo corpo, la fame che l'assillava brutalmente alla bocca dello stomaco, e il desiderio di uccidere che le pulsava tra le vene.

“Forza!” la madre scattò, facendo tremare i bigodini sulla testa. “Che cosa stai facendo ferma lì?”

Vivian sentì un sorriso formarsi sull'angolo della bocca. Fece un altro passo, lento, verso sua madre. Quando parlò, la sua voce era fredda e distaccata.

“Non andrò alla festa dei Sanderson.”

La madre sostenne il suo sguardo carico di astio.

“Non vieni?” ribatté. “Non è un'opzione, signorina. Questo è uno degli eventi più importanti in calendario quest'anno. Se non verrai, comincerà ogni sorta di pettegolezzo. Ora sbrigati, ci resta soltanto un'ora prima dell'arrivo dell'auto. E guarda le tue unghie! Sembra che tu abbia strisciato nel fango!”

Sfoggiò uno sguardo di incredulità, misto a scetticismo e vergogna.

La rabbia di Vivian continuava a montare. Pensò al modo in cui sua madre l'aveva trattata per tutta la vita, dando sempre la priorità ai suoi impegni sociali, preoccupandosi soltanto della sua perfetta apparenza, con cui voleva mostrarsi al mondo. Odiava quella donna, più di quanto non riuscisse ad esprimere a parole.

“Non andrò alla festa dei Sanderson” Vivian ringhiò, avvicinandosi sempre di più alla madre.

Si rese conto che una sola parola poteva indicare quel che stava facendo: braccare. Era quello che gli animali facevano in natura, quando si avvicinavano alla loro preda. Un brivido di aspettativa le corse lungo la schiena, mentre osservava l'espressione materna passare da frustrata a spaventata.

“Non verrò alla festa dei Sanderson” Vivian disse, “o a quella dei Johnson, dei Gilbertson o Smyth. Non andrò mai più ad una festa.”

Lo sguardo negli occhi della madre fu qualcosa che Vivian non voleva dimenticare.

“Che cosa ti è preso?” lei disse, stavolta ostentando un tremolio nervoso nella voce.

Vivian si avvicinò di più. Si leccò le labbra e fece scrocchiare il collo.

La madre indietreggiò, terrorizzata.

“Vivian …” esordì.

Ma non ebbe la possibilità di completare la frase.

Vivian balzò, con i canini ben esposti, le mani tese. Afferrò la madre, le piegò la testa all'indietro e le affondò i denti nel collo. Gli occhiali Prada caddero al suolo, e lei li calpestò sotto i piedi.

Il cuore di Vivian cominciò a battere più forte, mentre l'acuto sapore del sangue le riempiva la bocca. Quando la madre si afflosciò, priva di vita, tra le sue braccia, Vivian sentì un incredibile senso di trionfo impadronirsi di lei.

Lasciò cadere a terra il corpo privo di vita della donna, ormai ridotta a un insieme di arti contorti e vestiti di alta moda. I suoi occhi privi di vita erano fissi su Vivian, ormai ciechi. La ragazza osservò con distacco e si leccò il sangue sulla labbra.

“Addio, mamma” disse.

Si voltò e prese a correre verso la zona buia del giardino, accelerando progressivamente, e, in men che non si dica, si trovò a volare nel cielo notturno, al di sopra di quella casa perfetta, sfrecciando nella notte freddissima. Avrebbe trovato il responsabile della sua nuova condizione e lo avrebbe ridotto a brandelli.

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