Baia Di Kismet

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CAPITOLO QUARTO

Nicholas si era pentito di essersi comportato male con Agrifoglio. Ora, desiderava conoscere meglio la ragazza, e quindi decise di aspettare fino all’ora di chiusura di Serendipity Lane. Dall’orario esposto fuori del locale, aveva visto che avrebbero chiuso alle cinque del pomeriggio. Aveva ancora un paio di ore davanti, e così pensò di investirle fruttuosamente. Si recò nel negozio di fiori dove aveva visto sgattaiolare la ragazza quella mattina e chiese di Agrifoglio – chiaramente là dentro tutti la conoscevano! Gabriel aveva ragione. Quella città era letteralmente invasa dalla famiglia Strana! Come era logico, anche quelli del negozio erano parenti di Agrifoglio , e quindi furono in grado di consigliargli che tipo di rose scegliere da regalarle, e Nicholas ne acquistò una dozzina.

Poi si recò a Grape Flavors, dove comprò anche una bella bottiglia di vino. Anche lì ebbe fortuna, e potè scoprire altre cose interessanti su Agrifoglio. Infine, si recò al Witch’s Brew e fece un accordo con Tristan, che era il proprietario della caffetteria insieme con Esmeralda, ennesima cugina di Agrifoglio. Il bar chiudeva un’ora prima di Serendipity Lane e quindi Tristan fu molto contento di mettere a frutto quell’ora inutilizzata.

Nicholas aveva organizzato tutto per riuscire a sorprendere la ragazza. Gli mancava solo il mondo di attirarla al Witch’s Brew, e l’aiuto gli venne ancora una volta da Tristan.

“Farò un salto al loro locale e dirò ad Agrifoglio che mi serve un attimo qui.” disse Tristan. Poi fece l’occhiolino a Nicholas. “Quando non si conosce bene una donna, è meglio farsi aiutare. Approfittiamo che Esmeralda non c’è. Ha un appuntamento…romantico, stasera.”

Nicholas lo guardò con simpatia. “E…ti dispiace?” chiese timidamente.

“No, siamo solo amici. Il mio cuore è legato ad un’altra, una che non mi vuole più. Ma tornerà. Le donne lo fanno sempre.” rispose Tristan, con tristezza.

Nicholas si accigliò. “Come fai a esserne così sicuro?”

“Alla fine è Kismet Bay che ti costringe. Succede ogni volta. Qualcuno dice che è una specie di magia.” Restò un attimo in silenzio. “Non saprei come spiegartelo, è come un richiamo dell’anima. Sapessi quante coppie si sono innamorate, una volta messo piede in città! Come se questo posto fosse nato proprio per l’amore.” Abbassò lo sguardo. “Ma forse sono io che voglio vedere le cose in questo modo. Almeno mi resta la speranza che un giorno o l’altro lei tornerà da me.”

“E…chi è? “ chiese Nicholas, con un certo interesse. Sicuramente, non si trattava di Agrifoglio, altrimenti Tristan non lo avrebbe certo aiutato. Quel giorno aveva fatto conoscenza con parecchi membri femminili della famiglia Strana, ma era convinto che nessuna di loro fosse la persona di cui era innamorato Tristan. Avevano tutte un’attività commerciale a Kismet Bay e, da quello che gli era parso di capire, la sua bella aveva lasciato la città senza voltarsi indietro.

“E’ Salvia, la sorella gemella di Agrifoglio.” rispose Tristan.

Nicholas s’irritò. Aveva detto che erano gemelle. E, se non potendo avere Salvia, Tristan avesse puntato un giorno ad Agrifoglio? “ E dov’ è andata?” chiese, con circospezione.

“Nella capitale, dove ha aperto un’attività di progettazione di eventi. Ormai si sta facendo un nome, là. Salvia è l’unica della famiglia Strana che non ha voluto radicarsi a Kismet Bay. Lei e Agrifoglio sono molte diverse: a parte il colore dei capelli, non hanno molto in comune.”

“ E fisicamente, si assomigliano?” chiese ancora Nicholas.

Tristan scosse il capo. “No, per niente.”

Chissà perché, ma Nicholas si sentì molto sollevato da questa risposta. Voleva Agrifoglio tutta per sé, e non gli sarebbe piaciuta l’idea di vedere una sua sosia tra le braccia di qualcun altro. Lei era già… Frenò con rabbia i suoi pensieri. Ma ormai il senso di possesso aveva preso il sopravvento. Non poteva fare a meno di considerare Agrifoglio come SUA.

“Ti sono molto grato per il tuo aiuto. Lo apprezzo .” sussurrò a Tristan.

“Figurati…” rispose Tristan, e si mise a riordinare il negozio. Infine, porse a Nicholas un mazzo di chiavi.

“Assicurati di chiudere bene la porta, quando avrai finito. Poi, dai le chiavi ad Agrifoglio. Andrò io a riprenderle a Serendipity Lane. Il negozio rimarrà chiuso fino a domattina, quindi non c’è fretta.”

Nicholas non aveva mai incontrato persone così fiduciose nel prossimo. Chissà, forse c’era davvero qualcosa di magico, in quella piccola città. Tristan lo aveva appena conosciuto e non aveva esitato a dargli le chiavi del proprio locale. Cosa lo spingeva a fidarsi a quel modo di un estraneo?

“ Fidati.” gli disse.

“Mi fido. Altrimenti, ti avrei buttato fuori un attimo dopo che sei entrato nel locale e mi hai chiesto di Agrifoglio. Come ti ho detto, Kismet Bay è magica. Ti aiuta a entrare nell’anima delle persone.” rispose Tristan, con tono quasi misterioso.

Ciò detto uscì dal bar, e lasciò Nicholas da solo ad aspettare Agrifoglio. Nicholas sperava che lei avrebbe gradito la sorpresa e gli avrebbe perdonato la maleducazione di poco prima. Lui aveva agito come suo solito, ma da quando aveva conosciuto quella donna non aveva smesso un attimo di desiderarla, desiderarla, desiderarla….

CAPITOLO QUINTO

Come promesso, Tristan era andato da Agrifoglio e le aveva chiesto il favore di recarsi un attimo al Whitch’s Brew. Ma di cosa cavolo aveva bisogno, Esmeralda? Di solito non era di cattivo umore, ma ora Agrifoglio non desiderava altro che raggomitolarsi in pace sul divano e riposare. Il Cocoa Crawl di quell’anno era stato un successone! In settimana avrebbero saputo quale cioccolata aveva vinto.

Forse Esmeralda voleva che andassero a cena insieme? Le sarebbe piaciuto invece vedere Nicholas, ma lui si era comportato da vero cafone. Non si era fatto più vedere. Forse, se fosse stato più gentile, gli avrebbe chiesto lei di unirsi a loro a cena. Non era potuta uscire con lui nel bel mezzo del caos ma- che diamine! – c’era ancora tutta la sera davanti!

Sospirando, Agrifoglio aprì la porta del Witch’s Brew. Venne accolta da una miriade di lucine bianche Natalizie . Cavolo, Tristan ed Esmeralda avevano finalmente deciso di illuminare a festa il locale? Era una settimana che li assillava per abbellirlo! Agrifoglio notò che tutte le luci erano spente, e solo quelle Natalizie erano rimaste accese.

“Esme, dove sei?” gridò, chiudendo la porta dietro di sé. Ma nessuno rispose. A un tratto, una gigantesca ombra nera le si parò davanti, facendola gridare di paura.

“Ehi, sono io! – esclamò Nicholas – Scusa, non volevo spaventarti!”

Tristan e Nicholas si erano alleati? E come cavolo faceva a saperlo, Tristan, che Nicholas le piaceva? Comunque sia, gli avrebbe tirato le orecchie, non appena lo avesse visto. Aveva desiderato passare la serata con Nicholas, ed ecco qua, era stata esaudita. La domanda era: come aveva fatto Tristan a leggerle nel pensiero?

“Non ti preoccupare. E’ passata. Pensavo di incontrare mia cugina Esmeralda, e invece mi sono trovata davanti te.” rispose, a mezza voce.

“Perdonami. Solo che volevo incontrarti da solo, e mi era sembrata una buona idea vederci qui. – disse Nicholas.

Agrifoglio si guardò intorno, e notò dei vasi a centro tavola con i suoi fiori preferiti, gigli rosa e bianchi. Una bottiglia di vino bianco secco e due bicchieri facevano bella mostra di sé proprio davanti a lei, insieme a due piatti coperti, forse per mantenere al caldo quello che c’era dentro. Se Nicholas aveva indovinato i suoi gusti, forse aveva azzeccato anche quello che le sarebbe piaciuto mangiare. Agrifoglio rivolse lo sguardo su Nicholas, e si accorse che si era cambiato la camicia blu macchiata di caffè e ne aveva indossata una azzurra come i suoi occhi, con cravatta abbinata. Era così bello ed elegante, che le fece venire voglia di tuffarsi tra le sue braccia!

“Bene – sorrise lui – è tutto di tuo gusto?”

“Per ora sì. – rispose lei, sensualmente. Si tolse il cappotto e lo sistemò su un gancio, poi guardò di nuovo Nicholas. “Dimmi cosa mi hai preparato per cena e ti dirà se è tutto perfetto.”

“Pollo al Marsala e pasta integrale!” esclamò, soddisfatto, Nicholas.

Cavolo, aveva indovinato anche questo! Sembrava proprio l’uomo ideale, pensò Agrifoglio. E ciò la intimorì.

“Come hai…” balbettò. Ma Nicholas la interruppe.

“…fatto a indovinare? Beh, devo dire che i tuoi parenti mi sono stati molto d’aiuto! Forse dovresti fargli capire che non è bene spifferare i fatti privati al primo venuto!” esclamò Nicholas, sornione.

C’era solo una spiegazione a tutto questo. Kismet Bay era all’opera con la sua magia d’amore. La prima volta che si erano incontrati, Nicholas era volgare e arrogante, ma ora sembrava cambiato. Non era una caso che la città si chiamasse così: Kismet, che significa Destino. I suoi avi avevano sempre creduto al Fato. Erano approdati incolumi nella Baia dopo un viaggio disastroso. Dal momento in cui avevano messo piede a terra, però, quella baia si era rivelata magica e la sua magia preferita era l’Amore.

Non era solo il destino a far scattare la passione tra due persone, ma se per caso riuscivi a trovare l’anima gemella la tua vita sarebbe cambiata per sempre. Anche per questo Ivy era sempre triste. Gabriel era la sua anima gemella e senza di lui si sentiva come se le mancasse un pezzo della propria anima.

E Nicholas, sarebbe stata l’anima gemella di Agrifoglio? Probabilmente, per la sua famiglia la risposta era sì, e ora anche Agrifoglio cominciava a crederci. Si era sentita attratta da lui fin dal primo istante. E anche a lui doveva essere successa la stessa cosa, se aveva organizzato tutto questo solo per incontrarla di nuovo.

 

“La mia famiglia ha un sesto senso; non ti avrebbero aiutato se non si fossero fidati di te. Probabilmente hanno pensato che aiutarti fosse la cosa giusta da fare.”

Non voleva spaventarlo con cose come il destino e la magia. Prima di tutto, Agrifoglio voleva essere lei completamente convinta. Gli si avvicinò e gli mise le braccia al collo: “Baciami.” gli sussurrò.

Non ci fu bisogno di dire altro. Nicholas la strinse tra le braccia e la baciò con passione. La magia di quella città si posò su di loro e accese di lussuria quel bacio. Le loro lingue si toccarono e s’intrecciarono, e lei sentì che davvero lui aveva il sapore del cioccolato e della cannella… gli ingredienti misteriosi della sua cioccolata di quell’anno. Agrifoglio gemette, mentre la brama di spogliarsi e di continuare a baciarsi, nudi, si fece impellente per entrambi. Ma per Agrifoglio era già tanto quello che gli aveva concesso, e non voleva spingersi oltre. Si staccò da lui, prima di fare qualcosa di irreparabile.

“Ma…” sussurro Nicholas, a quel brusco distacco.

“Perdonami…” si scusò lei.

Lui sorrise. “Ti voglio.”

Agrifoglio lo guardò con desiderio. Quell’uomo avrebbe potuto diventare più importante per lei della sua stessa felicità. Ma non poteva dimenticare ciò che era successo a sua sorella Edera.

“Vorrei riuscire a fare ordine nei miei sentimenti – gli disse – Ma come potrò farlo, se tu non resti qui in città?”

“Non lo so. – rispose lui, con onestà – Ma farò tutto quello che vuoi, se intendi provarci.”

“Sì, lo voglio!” rispose Agrifoglio, con passione.

Nicholas la strinse a sé e la baciò con ardore. “Non avrei mai pensato che mi sarebbe successa una cosa del genere, accompagnando Gabriel a Kismet Bay, ma ora sono contento di averlo fatto! Domani, dirò a Gabriel che non posso andare con lui e che rimarrò qui in città. E poi, vediamo come va tra noi.” esclamò.

Agrifoglio chiuse gli occhi e lo baciò di nuovo. Il suo più grande desiderio si era finalmente realizzato! Le storie d’amore dovevano pur iniziare in qualche modo, e per lei e Nicholas era cominciata ora, a Natale.

LA RIVELAZIONE DELL’ANNO NUOVO
Seconda Novella

DAWN BROWER

CAPITOLO PRIMO

Una folata di vento freddo investi Nash King e penetrò la sua giacca di pelle, come se questa non esistesse. Lui si strofinò le mani, cercando di far recuperare un po’ di calore ai suoi arti intirizziti. Era quasi arrivato; a breve sarebbe entrato nell’enoteca del Grape Flavour, e avrebbe potuto finalmente rivedere l’amore della sua vita, Leilia Strana.

Lui l’amava dalla prima elementare. Avevano fatto tutte le scuole assieme ma, sfortunatamente, per lei Nash era un amico e niente più. C’erano giorni in cui lui si stizziva a questo pensiero. Ma il più delle volte, gli bastava far parte della vita di Leila. Oggi si era ripromesso di prendere il coraggio a due mani, e di dichiararsi a lei una volta per tutte.

Aprì la porta dell’enoteca ed entrò. Era molto orgoglioso di quello che erano riuscite a fare nel locale Leilia e sua sorella Caprecia. Ogni bottiglia di vino era catalogata e ben ordinata sui vari scaffali. Avevano perfino allestito un angolo snack, con panini e formaggi di vario tipo. Quel posto era gradevole e appetitoso allo stesso tempo.

Le due ragazze erano proprietarie anche di un vigneto, che gestivano con un’altra sorella, Ofelia, ma lei non si occupava dell’enoteca. Preferiva andare a lavorare presso Il Blooms of Destiny insieme alla cugina Amadea. Moltissime delle attività commerciali della piccola città erano di proprietà della famiglia Strana. D’altra parte, erano stati i loro avi a fondare Kismet Bay, più di duecento anni prima.

Nash si diresse verso il bancone, dove sperava di incontrare Leilia. Non c’era un motivo preciso per cui era lì quel giorno, ma le due sorelle erano ormai abituate alla sua costante presenza nel locale.

Finalmente la vide. I suoi bruni capelli si allargavano sulle spalle in morbide onde. Da lì non poteva guardarla negli occhi, ma non importava; quel suo sguardo blu cobalto gli era ormai entrato nel cuore. Leilia viveva dentro di lui e, se anche solo avesse voluto provare a dimenticarla, non ci sarebbe riuscito. Era giunto ormai il momento di dichiararsi e finalmente trovare pace.

Nash stava appunto per farlo, quando Caprecia uscì come una furia dallo stanzino sul retro e quasi gli venne addosso.

“Che fai ancora qui? – esclamò , rivolta alla sorella – Vai a casa a cambiarti! Sei in ritardo per il tuo appuntamento!”

Nash rimase attonito. Che appuntamento? Era la Vigilia di Capodanno e Leilia non gli aveva detto nulla a proposito di appuntamenti! Eppure era convinto che tra loro non ci fossero segreti! Doveva assolutamente sapere di che si trattava e c’era un solo modo per farlo: imbastire quattro chiacchiere con Leilia. Ma non riusciva a muoversi. Si sentiva bloccato dal gelo e dalla paura.

“Oh, c’è ancora un sacco di tempo…” rispose lei, fissando Nash come se non lo vedesse – Devo finire l’inventario prima di andare. Abbiamo finito lo Champagne Rosé e anche il Moscato.” Guardò con stizza l’orologio che aveva al polso. “Questo è uno dei giorni più incasinati dell’anno, per una che gestisce un negozio! Ma a che cavolo stavo pensando, quando ho accettato di uscire con Percival?”

“Forse perché stai ancora cercando il tuo uomo ideale? – scherzò la sorella, facendole l’occhiolino – Magari è lui!”

Leilia la guardò. “Può darsi! Ahahaha!” E giù, una grassa risata.

Nash stava fremendo. Non gli importava che Leilia fosse ancora libera, come capiva da quei discorsi! Lui la voleva solo per sé!

“Puoi chiedergli di indossare l’armatura e avrai il Principe Azzurro che desideri!” stava ancora scherzando Caprecia.

Leilia roteò gli occhi al cielo. “Ah, non farmi pensare a quei tre! Ma che gli frullava nella testa, alle loro madri, quando hanno scelto quei nomi?”

“Chissà! – ridacchiò Caprecia – Forse ai cavalieri della Tavola Rotonda! Anche se mancano Lancillotto e Galahad, già Tristan, Percival e Gawain fanno un bel trio! Probabilmente non sono riusciti a fare altri figli maschi, altrimenti il gruppetto era completo! Ahahaha!”

Caprecia rimase un attimo a riflettere. “Dunque…Tristan è ancora invaghito della sua bella Salvia, quindi restano Percival e Gawain…che però ha ambizioni Hollywoodiane. Quindi ti rimane solo Percival tra cui scegliere! Che ne dici? Comunque, è proprio un bel fusto!”

Basta! Nash non ce la faceva davvero più a sopportare i loro lazzi! Si trascinò verso il bancone con le mani sprofondate nelle tasche. I tre bellimbusti di cui stavano parlando le due sorelle erano stati i suoi peggiori torturatori, al liceo! Lo avevano sempre bullizzato! Anche ora che erano passati già quattro anni, non riusciva a scuotersi di dosso il ricordo delle loro angherie! Certo, erano maturati e il loro rapporto si era fatto più civile…ma Nash non riusciva a dimenticare lo stesso.

Fece per andarsene, quando Leilia lo chiamò: “Nash! – esclamò gioiosa – Vieni, che ti faccio provare un nuovo vino!” La voce di lei era sempre musica per le sue orecchie.

Si tolse le mani dalla tasca e si sforzò di sorridere. “Davvero? E non me ne pentirò, dopo averlo bevuto?”

“Certo che no! – esclamò Leilia, teneramente – Non ti ho sempre consigliato bene?”

“Beh, la vita è lunga, c’è sempre tempo per sbagliare!” scherzò lui. Si era disegnato sulla faccia un bel sorriso, ma dentro era ferito dall’indifferenza di lei e dal discorso che aveva appena sentito. Chissà se era stata una coincidenza. Aveva letto da qualche parte che le peggiori verità vengono fuori sempre per caso…

“Oh, hai sempre voglia di scherzare…– disse Leilia, e gli versò due dita di vino in un bicchiere – Senti questo: è un Merlot che produciamo nella nostra vigna. Dimmi che ne pensi. Ho intenzione di inserirlo in negozio come Novità dell’Anno.”

“Sarà un anno di novità, a quanto pare.” mormorò lui, tristemente.

“Cosa?” chiese Leilia, confusa.

Nash aveva sperato di iniziare con lei l’Anno Nuovo, ma evidentemente Kismet Bay non era dello stesso parere. Tutti gli abitanti erano convinti che la città avesse un ruolo preciso, nella nascita di nuovi amori.

“Niente, parlavo da solo.” disse lui. Invece di assaggiare, si prese tutta la bottiglia. “Grazie, eh? – scherzò – Se dopo ci vediamo, magari ce lo beviamo assieme!”

Leilia sorrise. “Può essere un’idea. Che progetti hai per stasera?”

Era proprio la domanda che aveva intenzione di farle lui, poco prima. Al danno si aggiunge la beffa… Nicchiò. “Nulla di speciale. Penso che starò a casa da solo…”

“Hai intenzione di vedere qualcosa in tv?” chiese ancora la ragazza.

“Non lo so. Non so nemmeno se starò in piedi a mezzanotte.” Guardò di sbieco Caprecia, che cercava di rendersi invisibile. Evidentemente, si sentiva un po’ di troppo.

“Ora devo andare…” aggiunse Nash, precipitosamente. E sgattaiolò fuori della porta, con il cuore che gli martellava furiosamente nel petto…

CAPITOLO SECONDO

Nash si era praticamente dileguato dall’enoteca. Leilia avrebbe voluto seguirlo. Si stava comportando in modo strano. Di sicuro qualcosa lo aveva infastidito, ma non le aveva detto niente. Leilia non capiva cosa avesse. Se solo non avesse promesso a Percival Wright di passare la notte di Capodanno con lui! Ma che cosa le era frullato per il capo? Percival era un bel ragazzo, ma Leilia non lo vedeva come probabile compagno della sua vita.

“Io vado a casa – disse a Caprecia – Ci vediamo domani in vigna.”

L’enoteca sarebbe rimasta chiusa a Capodanno, ma per le due sorelle sarebbe stata una giornata di lavoro qualsiasi. La loro proprietà, Prosperity Vineyard, si trovava distante da casa circa trenta miglia, e inoltre c’era anche una piccola fattoria all’interno a cui badare, con letti già pronti per le sorelle, quando erano costrette a pernottarvi.. O meglio, quando gli affari lo permettevano. Il che non accadeva spesso.

Leilia si diresse verso la sua vettura, accese il motore e lo fece scaldare per qualche minuto; poi si avviò verso il suo monolocale. Una volta a casa, si fece una doccia e poi si preparò per il suo appuntamento. Si augurò di non doversene pentire. Percival voleva portarla a una specie di festa che si sarebbe tenuta al Witch’s Brew quella sera, di cui sua cugina Esmeralda era per metà proprietaria. Per l’evento, avevano ordinato anche parecchie casse di Spumante Rosè, proprio da Grape Flavours. Sarebbe servito per brindare al Nuovo Anno.

Si asciugò i capelli e li spazzolò finché non divennero belli lucidi. Poi indossò una gonna blu con una spaccata laterale, e un top nero a maniche lunghe di pizzo. Infine un paio di sandali abbinati con tacco a spillo. A Leilia piaceva essere elegante, quando ne aveva l’occasione. Peccato che non capitava quasi mai!

Un sommesso bussare la distolse dai suoi pensieri. Andò ad aprire la porta, e si trovò davanti un bellissimo Percival in abito scuro e cravatta verde, che ben si abbinava al colore dei suoi occhi. Lui le porse un’unica rosa dallo stelo lungo.

“Spero che ti piaccia. Non conosco ancora i tuoi gusti.” disse.

Leilia prese la rosa e l’annusò: le piacevano tutti i fiori, anche se le rose non erano proprio le sue preferite. Ma lui non poteva saperlo.

“Grazie, è bellissima.” gli disse.

“Come te.” esclamò lui, galante. Avrebbe dovuto farle piacere ma, chissà perché, a Leilia quel complimento diede quasi fastidio.

“Sei pronta?” chiese Percival.

“Certo!” rispose lei. Forse avrebbe dovuto mettere la rosa nell’acqua, ma non lo fece. Ma allora, che stava uscendo a fare con quello? Eppure, sapeva bene che Percival non era il suo tipo! Comunque, si rassegnò all’idea di passare la serata con lui; ormai aveva accettato e non poteva certo tirarsi indietro! Prese il cappotto e seguì Percival fuori dell’appartamento.

In un baleno arrivarono al The Witch’s Brew. Appena entrata, appese il cappotto all’appendiabiti e ammirò l’illuminazione: questa volta, Tristan ed Esmeralda si erano proprio superati! C’erano minuscole luci al led dappertutto, perfino nell’angolo bar, e palloncini ovunque.

 

“Oh, sei arrivata! – esclamò Esmeralda, abbracciandola – Che ti porto?”

“Niente, grazie.” rispose Leilia.

Esmeralda si rivolse a Percival. “Tristan ti stava cercando. Puoi andare a vedere che vuole?”

“Sì, ora vado.” disse il ragazzo, aguzzando lo sguardo per cercare di vedere Tristan.

“Ok, divertitevi. Io vado a salutare gli altri ospiti!” esclamò Esmeralda. E se ne andò a fare quattro chiacchiere con la gente che era appena entrata. Eh, sua cugina Esmeralda era fatta così. Sempre la testa tra le nuvole!

“Ti prendo qualcosa da bere? “ chiese Percival. Leilia ebbe un moto di stizza: non l’aveva sentita, quando Esmeralda le aveva fatto la stessa domanda? Ma si trattenne. Non poteva trattarlo male per una cosa così stupida.

“No, grazie. Magari più tardi.” rispose gentilmente.

“Beh, se non ti spiace, io invece ho voglia di bere. Torno subito.” disse Percival, e la lasciò lì da sola. Leilia lo vide avvicinarsi a Tristan che in quel momento stava parlando con un tizio. Non appena lo vide, Tristan gli fece un bel sorriso. Si salutarono come se non si vedessero da tempo! Nulla di strano, ma Leilia si sentiva sempre più di cattivo umore. Erano appena arrivati al locale, e già Percival l’aveva piantata in asso per andare dal suo migliore amico! Ma non poteva biasimarlo: se Nash fosse stato nei paraggi, forse anche lei avrebbe fatto lo stesso! Con la differenza che Percival, in teoria, avrebbe dovuto comportarsi da cavaliere e lei no.

Non che lei se lo aspettasse: un cavaliere con la sua lucente armatura… roba da matti! E Percival non aveva l’aria di voler mollare l’amico. Magari, avrebbe potuto fare come lui e andare a scambiare quattro chiacchiere con un’amica…ma più ci pensava, più s’innervosiva. C’era una sola persona di cui avrebbe gradito la compagnia, e proprio quella non era venuta. Forse, avrebbe dovuto eclissarsi prima di prendere un ennesimo palo. Che stronzo! Percival l’aveva delusa prima ancora di cominciare!

Afferrò il cappotto e uscì dal locale. Molto meglio starsene rintanati a casa in compagnia di una ciotola di popcorn e un bel bicchiere di vino! Avrebbe potuto fare una telefonata a Nash e vedere se lui era disponibile a farle compagnia. Più ci pensava, più le sembrava un’ottima idea.

Lanciò un’occhiata a Percival, chiedendosi se doveva dirgli o no che voleva tornare a casa. Infine decise di inviargli un sms sul telefonino, adducendo la solita scusa che non si sentiva molto bene. Poi, si rimise il cellulare in tasca e si avviò verso casa di Nash. Moriva dalla voglia di rivedere il suo migliore amico!

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