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Un Amore come il Nostro

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Из серии: Le Cronache Dell’amore #1
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CAPITOLO CINQUE

“Non so quanto dovrebbe durare questo viaggio che stiamo per fare,” disse Keira mentre saliva nel lato passeggero dell’auto di Shane e armeggiava con la cintura. “Ma mi serve un caffè prima di subito. E se riuscissi a riportarmi indietro qualche ora prima dell’inizio del festival, sarebbe fantastico. Devo assolutamente scrivere per qualche ora.” Alla fine riuscì a chiudere la cintura. “Quindi dove stiamo andando?”

Quando non ricevette nessuna risposta da Shane si voltò a guardarlo e lo trovò a fissarla con la sua classica espressione divertita. Incrociò le braccia. “Cosa c’è?”

Lui scrollò le spalle. “Beh, non è esattamente tempo da occhiali da sole, stavo pensando solo questo.”

Keira si spinse risolutamente gli occhiali sul naso. “Il sole del mattino potrebbe fare riverbero,” rispose, sussultando all’arroganza che udì nella propria voce. “E comunque tu sei l’ultimo a poter giudicare l’abbigliamento degli altri. Ti sei almeno guardato allo specchio dopo esserti vestito stamattina?”

Shane reclinò la testa all’indietro e rise con abbandono. Keira sentì nascere un sorriso di soddisfazione sulle proprie labbra, ma poi si controllò. Si era quasi permessa di flirtare con lui, che decisamente andava oltre alla filosofia del non c’è niente di male nel guardare!

“Ho pensato di portarti in un posto vicino, tanto per iniziare,” disse Sloane, mentre accelerava sulla strada principale. “Quindi ho scelto il Burren, che è a soli venti minuti di viaggio di distanza. È un parco nazionale. Lo conosci?”

Keira scosse la testa. “Non vedo l’ora,” disse, creandosi mentalmente l’immagine di un magnifico panorama irlandese.

Non ne fu certa, ma credette di vedere Shane che sogghignava. Quando si fermarono nel parcheggio del Burren venti minuti più tardi, capì il motivo. Non c’era un filo d’erba in vista! Il Burren era una distesa di tetra pietra grigia.

Lei si voltò verso Shane, accigliata. “È uno scherzo? Pensavo che avessi detto che era un parco nazionale.”

Shane iniziò a ridere. “Lo è! Millecinquecento ettari di territorio protetto, costituiti quasi interamente da pietra calcarea.”

Keira emise un sospiro esasperato. “Quindi tra tutti i posti che potevi scegliere per mostrarmi la maestosità dell’Irlanda, hai scelto questo.”

“Ho captato qualche vibrazione arrogante mentre eravamo da William,” disse Shane, alzando un sopracciglio con aria aggressiva. “Ho immaginato che questo potesse essere il miglior posto per farti scendere dal piedistallo. L’Irlanda non è una terra di fantasia piena di leprecauni, anche se alcune località giocano su quello stereotipo per i turisti. Se scavi un po’ sotto la superficie, il nostro è un paese con un cuore vero, un autentico romanticismo. Abbiamo una storia ricca e interessante, se ci lasci la possibilità di dimostrartelo.”

Keira incrociò le braccia. Quello che aveva detto su di lei era vero, ovviamente, ma non aveva intenzione di ammetterlo. “Non sono arrogante,” fu tutto ciò che disse.

Shane si limitò a scrollare le spalle. “Andiamo, da questa parte. La vista dalla cima della collina è incredibile.”

Keira lo seguì. “Non ho esattamente le scarpe adeguate per un’escursione,” si lamentò.

“Non preoccuparti, non ti porterò in una gita in montagna di tre ore, anche se è spettacolare ed è un peccato perderla.” Le lanciò uno sguardo sprezzante. “Credi di poter sopportare un giro di mezz’ora? Attraverseremo alcuni prati e dei boschi meravigliosi.”

“Sì, credo di poter reggere per mezz’ora,” borbottò Keira.

“Intendevo dire senza volermi uccidere,” rise Shane.

Sembrava provare piacere a provocarla.

“Ho l’impressione che abbiamo iniziato con il piede sbagliato,” disse Keira mentre cercava di stare dietro al suo passo rapido. Non era abituata alle passeggiate in collina. “Ho detto qualcosa che ti ha insultato?”

All’inizio, Shane ignorò la sua domanda. Indicò un palo di legno piantato a terra pieno di frecce colorate. “Seguiamo il percorso arancione, va bene?”

Keira annuì. Continuarono a salire su per la collina grigia. Il paesaggio era tanto brullo che Keira si sentiva come se stesse camminando sulla superficie della luna. I crateri spigolosi ai suoi lati aggiungevano realismo all’illusione. Quando vide un ciuffo d’erba, che in qualche modo era riuscito a spuntare da una crepa in una roccia, rimase turbata all’idea che sulla luna potesse crescere della vegetazione. Dovette ricordare a se stessa che in realtà si trovava ancora sulla Terra.

“Beh?” insistette. “Non hai risposto alla mia domanda.”

“Se siamo partiti o meno con il piede sbagliato?” disse Shane. Poi si morse il labbro inferiore mentre rifletteva. “Perché ti importa?”

“Perché dobbiamo passare insieme trenta giorni, quindi sarebbe meglio che andassimo d’accordo.”

Shane si zittì di nuovo. Keira era frustrata dalla difficoltà di ottenere una risposta. Non era a suo agio con i silenzi con cui si ammantava di continuo. La facevano sentire in imbarazzo.

“Mi chiedo,” disse lui alla fine, “se il problema è che ti infastidisce che qualcuno possa non apprezzarti.”

“Chiedo scusa?” Keira si sentì subito insultata da quel commento e si mise sulla difensiva.

“Hai il complesso della brava ragazza. Ti aspetti che tutti trovino adorabile la tua stravagante americanità e invece a me non fa nessun effetto.”

“Io adorabile?” Keira sbuffò. “Ma se tu sei lo stereotipo dell’allegro irlandese impertinente!”

“E ti dà fastidio?”

“È tremendamente irritante.”

Keira capiva che stava diventando aggressiva. Al completo opposto, il tono di Shane non era affatto cambiato. Era neutrale, come se la loro conversazione non lo infastidisse minimamente.

“Credo che tu non trovi irritante solo me,” continuò Shane. “Voglio dire, non sei stata particolarmente gentile con William.”

“E quindi?” sbuffò Keira. “Sono qui per lavorare, non per fare amicizia. E non mi sento obbligata a essere gentile con qualcuno che ha delle idee così antiquate sull’amore. È irritante quando le persone sono convinte di sapere esattamente che cosa vogliono gli uomini e le donne gli uni dalle altre.”

Shane alzò le sopracciglia. “Per qualcuno che dice di essere felice nella sua relazione, sembri molto ostile al concetto dell’amore.”

Keira gli lanciò un’occhiataccia. “Non è l’amore a essere il problema. È l’idea che sia una cosa da cartolina. Che qualche vecchio che non hai mai incontrato in vita tua possa semplicemente metterti insieme a un altro totale sconosciuto, e tu ti innamorerai immediatamente e sarà così per sempre. La vita vera non è un romanzetto.”

Anche mentre parlava, Keira riusciva a capire che Shane si stava godendo la sua reazione. La stava provocando deliberatamente. Anche io posso giocare, pensò lei.

“Quindi sei un romantico?” gli chiese. “È questo che mi stai dicendo? Immagino che tu sia sempre stato con la tua fidanzatina del liceo e che stia progettando di sposarla.”

All’improvviso Shane si zittì, e Keira si accorse di aver parlato per sbaglio a sproposito. Chiuse la bocca di scatto, capendo che era meglio non insistere.

Raggiunsero la cima della montagna e una vista incredibile le si stagliò davanti. Era come guardare la lava fredda di un vulcano, o la superficie di un asteroide. Keira non aveva mai visto niente di simile a quel panorama alieno, e non si era mai sentita tanto piccola e insignificante.

Per la prima volta dal suo arrivo, provo un senso di umiltà. Forse Elliot aveva fatto davvero uno sbaglio mandandola in Irlanda. Joshua non si sarebbe sciolto davanti alla vista di quel panorama bellissimo e mistico. Sarebbe rimasto freddo e cinico come Elliot aveva bisogno che fosse. Ma Keira sentiva che qualcosa nel suo petto si stava addolcendo. Per la prima volta da quando era arrivata in Irlanda si sentì come se qualcosa in quella tetra aridità l’avesse toccata.

“Muoviamoci,” disse Shane, con voce priva della giovialità a cui si era abituata. “Andiamo.”

“Non possiamo rimanere ancora un po’?” chiese Keira.

“Pensavo che ti servisse un caffè.”

“Può aspettare.”

Rimasero fermi fianco a fianco, osservando il mondo. Non c’era nessuno nel raggio di chilometri, nemmeno un’anima. Keira non riusciva a ricordare un altro momento della sua vita in cui si fosse ritrovata in un luogo tanto remoto. A casa, a New York, era sempre circondata da persone, rumori e civilizzazione. Ma lì c’era solo la natura nella sua forma più cruda.

“Ho detto qualcosa che ti ha infastidito?” chiese Keira a Shane.

Erano passati dieci minuti buoni dall’ultima volta che aveva detto una parola. Era così strano non sentirlo mentre la prendeva in giro.

“A dir la verità, sì,” disse alla fine lui.

“Oh.” Keira non si era aspettata una simile sincerità. In un certo modo era quasi piacevole. Ma la brutale verità era così, era brutale. “Mi dispiace per qualsiasi cosa abbia detto.”

Shane la guardò per la prima volta dopo un lungo tempo. “Non sono certo che tu lo sia.”

Iniziò a camminare di nuovo, tornando verso il basso e lasciandosi indietro Keira, in bilico sul precipizio del mondo. Alla fine riuscì a ricomporsi e lo seguì.

“Non è giusto,” disse lei affiancandolo, muovendo le braccia in grandi archi per tenersi in equilibrio.

“Oh?” fu tutto ciò che Shane si degnò di concederle.

Keira provò quell’ormai familiare senso di irritazione. “Non puoi accusarmi di non essere dispiaciuta.”

“Beh, non sai di cosa ti dovresti dispiacere,” rispose Shane. “Quindi come puoi sapere se ti dispiace?”

 

Keira si accigliò. Shane stava parlando di nuovo per indovinelli. “Posso sapere che mi dispiace aver ferito i tuoi sentimenti, anche se non so come l’ho fatto!”

Shane scrollò le spalle. “Forse.”

“Che cosa dovrebbe significare?” lo sfidò Keira. Poi nel suo miglior accento irlandese, lo imitò: “Forse.”

Shane scoppiò a ridere. “Wow. Sapevo che gli americani sono terribili con gli accenti, ma questo era incredibile. Potresti vincere un premio.”

Keira emise un sospiro frustrato. Almeno Shane era tornato in sé. Nel suo prevedibilmente irritante sé.

Raggiunsero la macchina. Keira aveva le guance calde e aveva iniziato a respirare in rapidi sbuffi.

“Non sei molto in forma, vero?” scherzò Shane aprendo per lei la porta del passeggero.

“È solo che non sono abituata alle colline,” rispose irritata Keira. “Ma fammi indovinare, tu sei una specie di escursionista olimpionico?”

Shane scoppiò in una delle sue profonde risate e Keira si sentì un brivido dentro; le piaceva far ridere Shane in quella maniera, la faceva stare bene con se stessa, e sicura di sé.

“Escursione olimpionica, questa sì che è un’idea,” disse Shane, scuotendo la testa. “No, non proprio. Ma mio padre mi ha insegnato a tirare di boxe. E sono cresciuto vicino a un lago, quindi non me la cavo neanche troppo male con il nuoto.”

Mentre saliva in auto Keira finse indifferenza, ma un’immagine mentale del corpo muscoloso di Shane che emergeva dal lago aveva preso forma nella sua mente, con i suoi bicipiti da pugile lustri d’acqua. Era difficile credere che sotto quella maglietta e jeans della taglia sbagliata ci potesse essere un corpo sodo e muscoloso, ma ora che ci aveva pensato non sembrava poterselo più togliere dalla mente.

Shane entrò e si accomodò sul sedile del guidatore accanto a lei. Keira non si sarebbe mai capacitata di quanto fossero piccole le auto in quella parte del mondo, e quanto la facessero sentire vicina a chiunque fosse in macchina con lei.

“Quindi sei forte?” disse, notando l’inflessione civettuola totalmente involontaria nella propria voce, e sperando non fosse troppo percettibile.

Si aspettava quasi che Shane sollevasse la manica e flettesse il bicipite, ma invece scrollò le spalle con noncuranza. “Possiamo dire così.”

Accese il motore e uscì in retro dal parcheggio del Burren. Keira gli lanciò una lunga occhiata nostalgica mentre si allontanavano, consapevole di aver provato qualcosa di profondo in quel luogo, qualcosa che sarebbe rimasto con lei per sempre.

*

Al loro ritorno trovarono il festival di Lisdoonvarna in pieno svolgimento. Le strade pullulavano di uomini e donne, tutti vestiti con eleganza. I negozi e i bar avevano spalancato le loro porte e acceso le luci, trasformando la città in una palla da discoteca colorata. Ovunque Keira guardasse c’era un altro musicista, un’altra banda, circondati da gruppi di persone che cantavano e ballavano, con bicchieri pieni di birra alzati verso il cielo.

Sembrava molto divertente, ma Keira aveva degli ordini da seguire, quindi quando estrasse il taccuino dalla borsetta e iniziò a buttar giù qualche descrizione, furono tutte spietate: luci pacchiane, una Las Vegas da poveracci, niente più di un nightclub riversato per le strade.

“Che cosa stai scrivendo lì?” chiese Shane mentre parcheggiava.

Keira chiuse di colpo il taccuino, sentendosi in colpa. “Niente.”

Shane sembrava sospettoso. Ma non insistette. “Tanto vale andare a cercare da mangiare,” disse. “Da questa parte.”

Keira seguì Shane attraverso la folla di gente gaudente, alcuni con indosso corone e fasce, tutti estremamente ubriachi nonostante non fosse ancora calata la sera.

Si fermarono a un lungo tavolo da picnic che era stato piazzato al centro della strada, accanto a un barbecue fumante. Piatti di pollo smangiucchiato e hamburger erano sparsi per tutto il tavolo.

“Mangiamo qui?” domandò Keira, alzando un sopracciglio verso Shane.

“Che c’è di male? Troppo disordine per te, principessa?”

Keira non aveva intenzione di accettare l’insulto. Tentando di dimostrare il contrario, si sedette sulla panca, allontanando da sé un piatto coperto di briciole e ketchup. “Prendo un hamburger, grazie,” disse a Shane. “Ben cotto.”

Lui sogghignò e andò a ordinare.

Mentre era via, un gruppo di giovani donne arrivò e si accomodò al tavolo, circondando Keira. Erano molto rumorose. Lei intuì che era l’occasione perfetta per fare qualche intervista. Si voltò verso la ragazza accanto a lei.

“Ciao, scusa se ti interrompo,” iniziò. “Sono una scrittrice, e sto lavorando a un articolo sul Festival dell’Amore di Lisdoonvarna. Ti dispiace se ti faccio qualche domanda?”

“Fai pure,” disse la donna con una risata e un singulto. Era chiaramente ubriaca. “Io sono una professionista ormai, quindi sono la persona migliore a cui chiedere.”

“Oh?” disse Keira. “Una professionista? Significa che sei già stata qui?”

La donna si avvicinò e sussurrò ad alta voce: “Vengo tutti gli anni!”

“Quindi non hai mai avuto un incontro che ti soddisfacesse?” insistette Keira, felice di avere una prova che confermasse la sua posizione.

“Oh, sì che ho avuto un incontro soddisfacente. Ho un incontro che mi soddisfa con un tizio nuovo ogni anno.” Fece l’occhiolino e sgomitò Keira. “Per me funziona davvero alla grande.”

Keira iniziò a prendere rapidamente appunti. Il fatto che qualcuno usasse il festival come un’applicazione per appuntamenti era molto interessante per i suoi scopi.

“Quindi vieni ogni anno solo per divertirti?” specificò Keira.

“È un buon modo per dirlo,” rispose la donna.

“Quindi non credi nel Vero Amore?” continuò. “In un matrimonio di vero amore?”

“Certo che no,” esclamò la donna. “È il ventesimo secolo, non esiste più niente del genere. Per come la vedo io, siamo in sette miliardi su questo pianeta. Quante sono le probabilità di trovare il Vero Amore, ammettendo che esista? Meglio averne uno, due, tre, quattro… capisci cosa voglio dire.” La donna iniziò di nuovo a ridere.

È perfetto, pensò Keira. Se anche i partecipanti del festival erano critici, il pezzo si scriveva praticamente da solo!

Proprio allora Shane ritornò con due hamburger e una caraffa di birra.

“Non dell’altra birra,” gemette Keira. “Non posso sopportare tutto questo alcool.”

Shane sorrise. “Presto ci farai l’abitudine. Scommetto che per la fine del mese berrai più di me.”

A quel punto, la donna con cui Keira stava parlando si chinò verso di lei.

“Non mi presenti al tuo amico?” disse, lanciando occhiate seducenti verso Shane.

Keira non riuscì a capire del tutto l’ondata di gelosia che provò. Fu quasi animalesca, istintiva. Tanto potente da fare paura.

Shane si allungò e offrì la mano alla donna. “Shane Lawder,” disse stringendogliela, con gli occhi che brillavano.

“Io sono Tessa,” rispose lei. “Molto piacere di conoscerti.”

“Anche per me,” disse Shane facendo l’occhiolino.

Per la prima volta, Keira intravide un lato di Shane a cui ancora non era stata esposta, quello del playboy. Glielo vedeva negli occhi, nel modo in cui gli si dilatavano le pupille. Shane non si godeva il festival meno degli altri. Probabilmente aveva una storia una volta all’anno proprio come quella donna.

Si appoggiò all’indietro mentre i due flirtavano su di lei, provando un’intera gamma di emozioni inquietanti, dal disgusto puro e semplice alla rabbia incandescente. Afferrò il telefono alla ricerca di una distrazione.

Su Instagram trovò altre foto del matrimonio di Ruth. Per la prima volta si sentì sola e nostalgica. Mentre scorreva le bellissime immagini, si fermò con una scatto sorpreso. Lì sullo sfondo, c’era Zachary che ballava con Julia, l’amica di Ruth. E non stava solamente ballando, ma ballavano. Il suo fidanzato aveva le mani poggiate sul fondo della sua schiena, che era nuda per via dell’aderente vestito sexy che la donna indossava. Julia era tesa verso di lui con un’espressione civettuola sul volto. Sembravano una coppietta, piuttosto che un paio di persone che ballavano.

Keira si infuriò subito. Zach sapeva che lei avrebbe visto quelle foto. Lo aveva fatto apposta per farla arrabbiare.

Gli mandò un messaggio, allegando la foto con il titolo: Fidanzato geloso recupera la prima sciacquetta disponibile.

Poi prese la caraffa della birra e riempì il bicchiere. Bevve una lunga sorsata. Sarebbe diventata la prima di molte, in quella serata.

*

Keira barcollò per la strada verso il bed & breakfast. Aveva perso il conto del numero di birre che aveva bevuto e del numero di caraffe che erano state acquistate. Erano state molte, e tuttavia non abbastanza per calmare la sua rabbia verso Zach.

“Ehi, aspetta!” la chiamò Shane, seguendola in strada. “È il mio lavoro accertarmi che torni a casa tutta intera.”

Sembrava incredibilmente sobrio per qualcuno che aveva continuato a bere birra tutta la notte.

“Sto bene,” borbottò Keira. “Non è come se rischiassi di perdermi. C’è solo una strada.”

“Oh, è così, eh?” rise lui, prendendola per il gomito per aiutarla a sorreggersi. “Non ci sono abbastanza strade a Lisdoonvarna per soddisfare la Principessa Keira?”

“Non ho voglia di essere presa in giro,” rispose lei. L’immagine di Zach e Julia era impressa a fuoco nella sua mente, e la turbava ancora.

Shane fece marcia indietro. “Okay,” disse, con voce più seria. “Beh, in ogni caso eccoci qui.”

Avevano raggiunto la porta del Bed & Breakfast. Keira annaspò con la serratura.

“Ci vediamo domani mattina,” le disse Shane mentre entrava.

Lei non rispose e attraversò a fatica il pub ondeggiante e la scalinata sgangherata fino alla sua stanza. Non appena fu dentro, si lasciò cadere sul letto e sospirò rumorosamente. Si tolse le scarpe con un calcio e si strofinò le caviglie gonfie. Era stata una lunga giornata. Ma era stata stimolante. Dal suo incontro con il sensale e il panorama grigio del Burren, allo spettacolo amoroso di Shane e Tessa al festival e gli sfacciati tentativi di Zach di ingelosirla al matrimonio, Keira non aveva carenza di argomenti da trattare con sarcasmo. Elliot avrebbe adorato quell’articolo.

Doveva solo sopravvivere al resto del festival.

CAPITOLO SEI

Keira si svegliò con un mal di testa lancinante e uno schiacciante senso di imbarazzo. Si alzò a sedere e si toccò la testa, sussultando per via dei raggi di luce solare che entravano tra le tende. Non sarebbe mai riuscita a sopravvivere al resto del mese se avesse continuato a ripetere quel ciclo di bevute eccessive.

Ricordando all’improvviso il messaggio sarcastico che aveva mandato a Zachary, afferrò il telefono, aspettandosi di trovare una risposta altrettanto irritata. Ma non ce n’erano, che in qualche modo peggiorava ancora la situazione. Era come se Zach l’avesse completamente tagliata fuori, come se l’avesse lasciata senza dirglielo in faccia. Keira non poté fare altro che riconsiderare la loro relazione, chiedendosi se esistesse ancora.

Si accorse allora che aveva dormito fino a tardi e che Shane sarebbe arrivato da un momento all’altro. Fu attraversata da un senso di panico mentre ricordi sparsi dell’ubriachezza della sera prima le ritornavano alla mente, come la sua gelosia nei confronti di Tessa. Ne aveva parlato a Shane? Gli aveva detto qualcosa che aveva tradito la sua attrazione per lui? I suoi ricordi erano troppo intermittenti perché si fidasse di loro.

Balzata giù dal letto nervosa, Keira afferrò l’asciugamano prima di rendersi conto che non aveva il tempo di farsi una doccia. Avrebbe dovuto passare tutta la giornata sentendosi sporca, oltre che con i postumi della sbornia.

Si vestì rapidamente, attanagliata da fitte di mal di testa a ogni movimento frettoloso, e poi corse al piano di sotto.

“‘Giorno,” salutò allegramente Orin da dietro il bancone del bar, quando Keira emerse nel pub in fondo alla scalinata. “Che cosa posso portarti per colazione?”

“Mi dispiace moltissimo, ma sono di fretta,” disse lei, buttandosi addosso la giacca. “Dovrò perdermela.”

In quel momento che la porta si aprì e Shane entrò. Sorrideva soddisfatto e Keira si chiese se lui e Tessa si fossero goduti più di un ballo dopo che l’aveva riaccompagnata al Bed & Breakfast.

 

“Accertati di portare questa signorina a fare colazione,” raccomandò Orin a Shane. “Sta saltando il pasto più importante della giornata.”

“Davvero, sto bene,” disse Keira. Il pensiero del cibo le faceva venire la nausea. “Ieri sera ho fatto una cena abbondante.”

Orin fece un verso di disapprovazione e scosse la testa.

“Tanto abbiamo tempo,” rispose Shane con un sorrisetto impudente, prendendo uno sgabello del bar e sedendosi.

Era come se avesse capito che il motivo per cui Keira stava rifiutando la colazione erano i postumi della sbronza. Era certo che adorava metterla in situazioni imbarazzanti.

“Pensavo che dovessimo fare un’altra escursione giornaliera,” disse Keira tra i denti stretti.

“È così, ma è qui lungo la strada,” rispose Shane. “Non ci rallenta troppo partire mezz’ora più tardi.”

Keira non poteva più ribattere, quindi prese uno sgabello e si sedette di fianco a Shane.

“Eccellente,” disse Orin, battendo le mani. “Che cosa vi posso portare? Uova? Toast? Salsicce? Bacon? Frittelle di patate?”

“Un toast, grazie,” replicò Keira, scegliendo il cibo più semplice tra quelli proposti, che forse il suo stomaco avrebbe potuto sopportare.

Shane si tese verso di lei. “Intende dire tutto quanto insieme,” spiegò. “Lo chiama il fritto misto. È un’ottima cura per i postumi.”

Keira lanciò le braccia per aria. Aveva la sensazione che non avesse senso discutere con quei due. Insieme l’avrebbero fatta diventare obesa per la fine del mese. “Va bene.”

Orin svanì in cucina per preparare il fritto misto.

“Perché tu non hai i postumi?” chiese Keira a Shane, appoggiando i gomiti sul bancone e sostenendosi la testa appesantita su una mano. La domanda venne fuori come un’accusa.

“Gli uomini irlandesi non hanno i postumi,” rispose Shane. Quando Keira gli lanciò un’occhiataccia, lui scoppiò a ridere. “Non è quello che scriverai nel tuo articolo? Che siamo tutti stereotipi con le pance gonfie di birra?”

Keira si limitò a scuotere la testa. Forse di lì a un’ora, quando il suo cervello avesse smesso di pulsare, avrebbe avuto voglia di affrontare Shane e le sue provocazioni costanti.

Un profumo delizioso iniziò a emergere dalla cucina e lo stomaco di Keira brontolò per l’anticipazione. Orin uscì con due enormi piatti colmi di cibo: salsicce fritte, funghi fritti, pomodori fitti.

“È una colazione seria,” disse Keira guardando il piatto davanti a sé. Era ben distante dal tè verde ghiacciato e il succo di spinaci che consumava di solito mentre andava a lavoro.

“È questo il segreto per tollerare l’alcool,” disse Shane con una risata. “Inizia la giornata nel modo giusto e potrai andare avanti tutta la notte.”

Keira si tese subito, chiedendosi se Shane si stesse riferendo a una notte tra le lenzuola insieme a Tessa. Avrebbe voluto indagare, ma sapeva che non ne aveva alcun diritto. In più, non voleva sapere che genere di emozioni avrebbe potuto scatenare in lei.

Finirono la loro colazione e andarono a prendere l’auto. Incredibilmente, Keira si sentiva nettamente meglio. La testa non le pulsava più come prima.

“Quindi oggi dove mi porti?” chiese, mentre percorrevano la strada in quella zona ormai familiare, oltre i rifiuti lasciati dalla festa della notte precedente.

“Le Scogliere di Moher,” rispose Shane. “Ne hai mai sentito parlare?”

Keira scosse la testa. “Fammi indovinare,” disse, ripensando al Burren visitato il giorno prima, “non sono veramente delle scogliere.”

“Oh, sì che sono scogliere,” disse Shane. “Lì hanno filmato anche qualche scena di Harry Potter.”

“Che classe,” rispose sarcastica Keira.

Uscirono da Lisdoonvarna e imboccarono una strada stretta, superando campi e colline durante il loro viaggio. Keira era ancora troppo malconcia per fare conversazione, quindi Shane accese la radio, dove una conduttrice parlava in gaelico.

“Tu sai parlare gaelico?” chiese Keira.

Shane le lanciò uno sguardo stranito. “Certo che so farlo. È come chiedere a uno spagnolo se sa parlare lo spagnolo!”

Keira arrossì e tornò nella sua posizione raggomitolata, spostando gli occhi sulla campagna collinosa.

La strada era molto sconnessa, e a volte affondava in un modo che le faceva ribaltare lo stomaco. Salirono, curvarono e zigzagarono tra le colline alberate. Keira era felice di non essere stata costretta a guidare un simile territorio appena uscita dall’aeroporto di Shannon; le sarebbe venuto un colpo per la strada. Shane, d’altra parte, sembrava molto sicuro di sé in quelle vie e le affrontava con abilità, cosa che aiutò a calmare i nervi di Keira, anche se si sentiva ancora sul punto di rimettere la colazione da un momento all’altro.

Alla fine raggiunsero la cima della collina e si fermarono in un parcheggio. Scesa dalla macchina, Keira notò una costruzione insolita che emergeva dal lato della montagna, con un tetto coperto d’erba. Somigliava vagamente a una casa degli Hobbit.

Il vento le agitò i capelli e gli abiti mentre camminava accanto a Shane su per la collina, usando la sottile ringhiera lungo i bordi della scogliera per farsi guidare nel tragitto che dava sulle spiagge al di sotto.

Nel cammino, Keira pensò che fosse uno spettacolo mozzafiato, con una vista che si estendeva per miglia e miglia.

Si fermarono per riprendere fiato e lei si strinse alla ringhiera per supporto mentre guardava l’oceano che imperversava.

“Questo è l’Atlantico,” spiegò Shane al suo fianco. “Quelle sono le Isole Aran,” aggiunse, indicando in mezzo alla vasta distesa blu. “E dall’altro lato, laggiù, quelle sono le montagne.” Si chinò leggermente e le si avvicinò molto, puntando il dito verso una fila di vette che si intravedeva in lontananza. “Il complesso montagnoso dei Twelve Pins.”

Keira sentì il cuore che batteva forte per la vicinanza di Shane. Si allontanò di un passo, da una parte sollevata di interrompere quel momento, ma dall’altra sentendone subito la mancanza e desiderandola ancora.

“Vuoi andare a esplorare le montagne?” chiese Shane.

“Sarebbe a dire andare a nuotargli sotto?” domandò Keira, sollevando un sopracciglio. “Credo che passerò, grazie.”

“Non sei molto avventurosa, vero?” l’accusò Shane.

“Ehi,” rispose Keira con finto oltraggio. “Sono un’americana all’estero. Sai quanti di noi non hanno nemmeno il passaporto?”

“Okay, ti concedo un punto per essere venuta all’estero. Ma scommetto che non hai mai scalato una scogliera così.”

“Né ho il desiderio di farlo,” ribadì Keira.

“Mi prendi in giro?” esclamò Shane. “Scalare una simile bellezza è incredibile! Tutto quanto si restringe. Rimanete solo tu e la scogliera. Tu e la natura.” Gli brillavano gli occhi mentre parlava.

“Hai scalato questa scogliera?” chiese Keira, senza credergli del tutto.

Shane annuì. “E i Twelve Pins. Snowden. Ben Nevis.”

Keira fu segretamente colpita di scoprire quell’hobby di Shane. Ma non glielo voleva far capire. “Mi sembra una roba da macho. L’uomo che rischia la vita e la salute per conquistare la natura, piuttosto che essere tutt’uno con essa.”

Shane incrociò le braccia. “E questa saresti tu? Tutt’uno con la natura, signorina New York City?”

Keira distolse lo sguardo, ignorandolo. Entrambi si ammutolirono, guardando verso il mare fianco a fianco.

Alla fine Shane si mise le mani in tasca e ondeggiò sui talloni.

“I tramonti qui sono i migliori che vedrai mai,” disse con una certa timidezza. “Se non dovessi tornare al festival ogni notte ti porterei a vederne uno.”

Keira spostò lo sguardo su di lui, accigliata. “Questo mi puzza di appuntamento.”

Shane si esibì in una smorfia di finto disgusto. “Sei completamente fuori strada, ragazza, te lo dico.”

Le guance di Keira si colorarono mentre sorrideva tra sé e sé.

“Quindi,” disse Shane. “Che cosa dirai nel tuo articolo sulle scogliere?”

Keira riportò lo sguardo sul magnifico panorama. Proprio come in precedenza al Burren, sentì un cambiamento dentro di sé, leggero ma certamente percettibile. L’aria era tanto fresca in confronto a quella inquinata di New York che aveva conosciuto per tutta la sua vita che le sembrava di respirare ossigeno puro, e che le stesse dando alla testa. Invece di alzare gli occhi per vedere la cima dei grattacieli, stava guardando miglia di incontenibile bellezza naturale, di natura incontaminata dall’uomo. Stava perdendo tutta la voglia di distruggere quel posto con il suo articolo.

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