Anima Nera Anima Bianca

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La vera-falsa cecità aggiungeva fascino alla sua persona, anche perché era difficile ingannarlo. Ebbe molte amanti: alcune riferirono di sentirsi ”intimamente osservate da lui, quasi spogliate con gli occhi (!?!?)”e, chiaramente, essendo lui cieco, la cosa si faceva particolarmente INTRIGANTE!

Nel 1912 Lemon abbandona definitivamente la sua famiglia d’origine e parte per Dallas, dove la musica e il commercio erano particolarmente fiorenti. Si trasferisce in quella che fu poi il baluardo della Black Music del tempo, il DEEP ELLUM , e si esibisce costantemente in ELM STREET che era il luogo di ritrovo ufficiale di tutti i musicisti di strada. Il suo posto preferito era sotto il lampione che si trova ancora oggi nell' incrocio con CENTRAL AVENUE, un punto strategico ricco di sale da ballo, bar, negozietti a conduzione familiare e botteghe. Soprattutto c’erano i pub dove gli operai neri il sabato sera si riversavano bruciando nell’ alcool e nelle donne la propria paga, come il GREEN PARROT, il BIG TOP o il BIG FOUR . Tuttavia il locale in cui Lemon era particolarmente apprezzato fu il BELLUM PUB, un ritrovo di eccezione per i jazzisti e i musicisti di Rag Time, un nome che rappresenta un’epoca perché in realtà fu coniato alla vigilia della prima guerra mondiale. Del nome precedente si è oggi persa la memoria. In zona era anche presente una comunità chiamata LA CITTA’ dei LIBERTI , istituita dopo la guerra civile. Probabilmente fu qui che Lemon attinse ispirazione per i suoi primi Blues.

Era abbastanza povero. Un documento attendibile che risale al censimento della zona nel 1917 e che è stato poi ”riscoperto” nel 2007 e nel quale lo stesso Lemon riporta la sua vera data di nascita, ci chiarisce che egli prese casa in Preston 1803, Dallas. Si trattava in pratica di una vecchia baracca di legno di circa 6 metri per 7, senza portico e proprio accanto alla ferrovia, e che poi fu abbattuta qualche anno dopo. Qui l’artista viveva da solo con l’ unica compagnia di una 44 dal manico di madreperla, come testimonia ISHMAN BRACEY, un musicista che lo conobbe ai tempi della Okeh Records. Questi riferisce che ”Jefferson era cieco, al punto che doveva essere accompagnato in sala di registrazione e gli si doveva mettere in mano la chitarra, ma che tuttavia riusciva a spappolare da 20 metri la testa di un pollo con un solo colpo di pistola!” Ennesima singolarità per il cieco Lemon….

Alcuni riferiscono che al tempo del Proibizionismo Lemon abbia guadagnato un po' di spiccioli facendo il contrabbandiere di alcoolici…Nulla da obiettare, considerata anche la sua libertà di movimento. Molto meno probabile che abbia lavorato anche come lottatore di wrestling, anche se quest’ arte era abbastanza diffusa in quel periodo e ambiente e nei locali di malaffare che Lemon frequentava, dove si organizzavano incontri clandestini tra lottatori ciechi per alimentare il mercato delle scommesse clandestine. Gravi problemi di salute e la mancanza di una prestanza fisica non lo avrebbero permesso.

Lemon infatti nel 1923 infatti era ingrassato a dismisura, e per suonare era costretto ad appoggiare la chitarra proprio sopra lo stomaco. Conviveva da un anno con una donna di nome Roberta, che abbandonò subito dopo la nascita del loro primo figlio.

Conduceva sicuramente una vita dissoluta ma aveva modi affabili e gentili che lo resero popolarissimo tra la gente comune. Amava ridere, anche se a tratti sprofondava nella depressione. La grande cantante Victoria Spivey che lo conobbe in gioventù e che ebbe anche un breve flirt con lui, lo descrisse come un ”gran parlatore dai modi dimessi, pulito e sempre ben vestito". Un compagnone adorabile che però andava in bestia se si cercava di ingannarlo e, soprattutto, se lo si trattava da ”CIECO”!

Molti altri però lo descrissero come "Donnaiolo, farabutto e pervertito", soprattutto quando nelle sue lunghe peregrinazioni in lungo e in largo per l'East Coast si accompagnò ad un altro bel soggetto, tale Huddy William Ledbetter, in arte Leadbelly.

Dalle testimonianze di quest' ultimo, che si vantò sempre di questa frequentazione e che lo ha letteralmente ficcato" in molte sue canzoni, il loro rapporto iniziò per caso su un treno nei paraggi di Forth Worth, più o meno agli inizi degli anni '20.

Entrambi clandestini, vagabondi e più tardi, anche contrabbandieri di alcool e fumo, salivano sui treni senza una meta e senza un soldo ..

Si esibivano in piazza suonando le vecchie ballate e le canzoni popolari per raggranellare qualche soldo. Accadde che i due divennero piuttosto conosciuti tra i capo treno e i pendolari. Lead Belly riferisce di molte occasioni in cui venivano invitati dagli addetti alle locomotive a fare "un po' di baldoria" e in definitiva a pagarsi il viaggio allietando l' atmosfera nera e fumosa dei treni a carbone. Tutto il denaro guadagnato se ne andava in puttane. Jefferson era sempre "in ottima forma", a quanto pare, e anche molto richiesto. Neanche la nascita del suo unico figlio riconosciuto riuscì a cambiarlo.

IL successo lo colse all’ improvviso e anche qui non c’è omogeneità nelle versioni ufficiali sul COME e QUANDO sia stato notato dalla Paramount. Alcuni affermano che fu per opera di un pianista nero che lavorava in un negozio di musica ad Ashford, tale Sammy Price, il quale lo segnalò alla grande etichetta. Ma c'è chi afferma che il regista

Arthur C. Laibly lo sentì suonare ad Elm Street mentre si recava in Banca.

Comunque sia la Paramount lo afferrò al volo e, siccome non aveva ancora una suo studio di registrazione volante a Dallas, se lo portò a Chicago. Nel gennaio del 1926 uscì il primo single firmato Diacono LJ Bates che conteneva anche le due famose canzoni di cui abbiamo già parlato, due canti religiosi sicuramente …atipici.

Il perché di questa scelta, discutibile non solo per l' artista ma ancor di più per l' etichetta, sta nel fatto che prima di allora le uniche canzoni popolari o Blues incise da artisti neri erano interpretate da cantanti donne, e la metà del materiale presente sul mercato era in realtà un jazz in embrione o uno sciacquatissimo blues di città.


Molto indicativa questa immagine pubblicitaria della OKEH alla fine degli anni ’ 20, che indicava un ”certo tipo di musica,” in genere Blues o Jazz, rivolta esclusivamente alla Black People e agli Immigrati Bianchi poveri.

Con Lemon Jefferson invece si dava spazio a un cambiamento: artisti maschi di colore che cantavano opere di propria produzione e di matrice generalmente Blues. E’ vero che Jefferson era molto versatile, in grado di interpretare con la stessa maestria la old time music, il folk country e il ragtime: ma quello che volevano le grandi etichette era raggiungere un mercato ancora vergine, cioè quello della popolazione Afro-Americana (che rappresentava i 3/4 della popolazione globale in America), oltre a una bella fetta di immigrati Europei. Tutta gente semplice ma che, a buon prezzo, avrebbe sicuramente acquistato qualcosa che parlava la loro stessa lingua.

In definitiva le blues singers che folleggiavano per le piazze incidevano per la gente bianca ”BENE“, a cui piaceva una spruzzata di esotico nella musica che ascoltavano per regalarsi giusto un tocco di modernità . Tuttavia, contro ogni previsione, fu proprio questo genere di pubblico bianco e benestante a dare una forte spinta al mercato Blues, che in un decennio su diffuse a macchia d'olio soprattutto in ambienti ricchi ed elitari.

L’invenzione del Diacono LJ Bates, atta a preparare con morbidezza l' avvento di un Blues rozzo e carnale, fu accantonata ben presto. Le grandi etichette lo ignoravano, ma quando si decisero ad allargare al grande pubblico la musica Blues ... mezza America già lo conosceva!

Lemon Jefferson era popolarissimo in tutto il Texas e la sua fama travalicava i confini.

Così quando nel marzo 1926 la Paramount pubblicò un album col suo vero nome, per gli acquirenti fu come ritrovare un vecchio amico. BOOSTER BLUES sfondò.

IL Chicago Defender, giornale d’assalto per la comunità nera, così recensì l’ artista.

”Ecco un vero Blues di vecchia maniera, un vero e proprio cantante Blues della vecchia guardia!”

Ciò per farvi capire quanto il Blues fosse già diffusissimo in tutto il Sud degli Stati Uniti...al punto da essere considerato una musica d' epoca!


Questo fu il Primo disco di successo di Lemon Jefferson per la Paramount. Marzo 1926

A parte la novità di un cantante blues cieco in una vera sala d’incisione, Lemon Jefferson godeva della capacità di colpire al cuore i propri ascoltatori. Tecnicamente portò molte innovazioni: era un maestro della scala pentatonica aperta, oltrepassava la struttura tipica dei 12 bar blues, il suo approccio non era sempre determinato dall’ uso di bassi costanti…insomma una marea di input alle nuove generazioni di musicisti, che infatti fecero tesoro e svilupparono i suoi suggerimenti. Ciò che fece diventare Jefferson una star fu la sua capacità di trasmettere emozioni in modo diretto raccontando di esperienze comuni a tutti. La sua era una vera e propria opera di transfert che si basava su modalità molto elementari: non c’era falsa ideologia, non intendeva suggerire rivoluzioni o lottare contro il sistema. Nelle sue canzoni non espresse sentimenti di rabbia o di risentimento nei confronti della società, come invece faceva Charlie Patton, sicuramente più profondo e introspettivo. Le canzoni di Lemon Jefferson erano le esperienze della gente comune, la grassa moglie brontolona, i pantaloni con le tasche bucate, le donne pettegole e ciarliere, i figli col moccio al naso e le grandi bevute con gli amici. Il tutto su un tessuto ritmico imprevedibile, divertente, a metà tra blues, old time e ragtime e che qua e là nasconde i primi vagiti del rock’n roll. Inoltre Lemon aveva una voce acuta e penetrante, capace di improvvisare vocalizzi difficili anche per una cantante donna. Suonava in chiavi diverse e pizzicava le corde molto più velocemente di altri bluesman. Texas Alexander ricorda che su BLACK SNAKE MOAN era convinto che Lemon utilizzasse un plettro per non rovinarsi le dita e che quando poi si accorse che egli non lo usava affatto rimase impietrito! Alcuni testimoni oculari dell'epoca riferiscono che il pollice destro di Lemon era enorme (!) e questo forse spiegherebbe alcune delle sue abilità.

 


Ecco una ricostruzione del famoso PARAMOUNT BUILDING, così come appariva nel 1926. In questo possente edificio venivano prese tutte le decisioni fondamentali riguardo il mercato discografico, su cui la Paramount regnava sovrana.

Per la Paramount Jefferson incise a ritmo vertiginoso moltissime canzoni, particolarmente tra il 1926 e il 1927, che forse è il suo periodo migliore in assoluto. Brani come Black Horse Blues, Corinna Blues, Old Rounders Blues, Booger Rooger Blues, solo per citarne alcuni, confermano e rafforzano il suo mito. Il suo stile meridionale attira le masse e le vendite schizzano alle stelle. Tuttavia dopo Black Snake Moan i rapporti con la Paramount si inaspriscono: Jefferson, da abile regista di se stesso, non è contento della registrazione del suono. Era comprensibile: i parametri di registrazione non prevedevano ancora i tagli così acuti della voce e la tecnologia non era pronta per seguire la velocità reale delle sue esecuzioni. Il risultato è sicuramente modesto: il suono è ovattato e disturbato e l' intransigente Lemon litiga con gli ingegneri della Paramount. Alla fine tronca a metà una sessione di registrazione e parte per uno dei suoi viaggi avventurosi per il Texas, dove viene osannato dalla gente comune come se fosse un Dio. Al suo ritorno rompe definitivamente il contratto con la Paramount e ne firma uno nuovo con la Okeh, per la quale incide Easy Rider Blues e Match Box Blues, due brani di Ma' Rainey rielaborati secondo il suo stile. Ma sul più bello sorgono problemi legali con la Paramount, che gli blocca la pubblicazione di altre 6 canzoni (oggi forse perdute) e costringe l' artista, dopo una breve e violenta battaglia legale, a un nuovo rapporto di lavoro. Un' imposizione che Lemon non digerisce, tanto più che l’etichetta, per non doversi sorbire altre rampogne sulla qualità delle incisioni, lo priva della sua chitarra e lo costringe a cantare accompagnato al pianoforte.. Tra un litigio e l’altro e la riappropriazione per alcune sedute della chitarra, vengono alla luce successi come Rising High Water Blues, Teddy Bear Blues e Dogs Weary Blues. .Chiaramente l'artista è insoddisfatto: neppure le peregrinazioni lo fanno sentire meglio. Sprofonda nella depressione, beve, va a donne, si ammala. Nell’ autunno del 1927, in un momento di crisi, ”resuscita” la figura del Diacono LJ Bates, incidendo una inquietante Lord, see that my grave is kept clean (Signore, fa che la mia tomba resti sempre pulita) che molti definiscono il suo testamento spirituale. Nel contempo la sua fama si accresce, l’impatto sui musicisti del suo tempo sia neri che bianchi diviene potente. Se Charlie Patton ispirò una certa generazione di musicisti Blues Afro-Americani, Jefferson fa la stessa cosa sugli artisti Country Bianchi come Frank Hutchison, Riley Puckett e, inevitabilmente, Jimmy Rodgers. In lui essi riconoscono una matrice folk da cui prendere ispirazione e instaurano con la sua musica un legame di comunione senza precedenti. Se posso riassumere il concetto in parole povere, Charlie Patton contribuì alla nascita del Blues Rock, mentre Lemon Jefferson si insinuò addirittura tra le pieghe della Americanissima (e bianchissima) tradizione Country. Tra il 1928 e il 1929 il rapporto con la Paramount collassa. Molti fra coloro che lo conobbero affermarono che beveva troppo, era sporco e dissoluto e stava entrando nella paranoia. L’etichetta lo pagava una miseria, lo fregava sulle percentuali e non rispettava le sue decisioni. artistiche. Chiaramente la creatività ne risentì. Le ultime incisioni erano in pratica rimaneggiamenti dei dischi precedenti sicuramente registrati meglio ma molto più insipidi a livello strumentale e interpretativo. Inoltre Jefferson era diventato un personaggio scomodo. Aveva cominciato a interessarsi alle condizioni dei detenuti, ai loro maltrattamenti e alle discriminazioni razziali all'origine degli incarceramenti, come testimoniano Penitentiary Blues, Lectric Chair Blues o, italianizzandolo, il Blues del Boia . Si fece strada nella sua mente l’idea che il Mondo era marcio e che l’umanità faceva proprio schifo. Iniziò a crogiolarsi nel turpiloquio, nelle oscenità sessuali e nelle fantasie depravate; nel settembre 1929 pochi potevano ignorare lo scandaloso doppio senso della sua Bakershop Blues.


Nelle sue canzoni sulla situazione carceraria in America, Lemon Jefferson fu molto ispirato dalla tragica vicenda di questa donna, RUTH SNYDER, che uccise il marito per futili motivi. Ciò che fece inorridire il pubblico fu il cinismo del fotografo che la immortalò nell' attimo esatto della folgorazione. Fu la prima foto ufficiale di una esecuzione capitale, che seguì la contestata reintroduzione della sedia elettrica nello Stato del Tennessee. L' America si spaccò in due e, benché non ci fossero dubbi sulla colpevolezza della donna, l' utilizzo di questo cruento mezzo di punizione fu dichiarato anticostituzionale. Jefferson si schierò decisamente contro, portandosi appresso una bella fetta dell' elettorato.

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Ecco un’ immagine della povera Ruth Snyder mentre viene fulminata sulla sedia elettrica nel carcere di SING SING, famoso per le gravi ingiustizie sociali, Gennaio 1928.

E ora veniamo a ciò che si può definire il mistero della sua morte, che si rivelò provvidenziale per la Paramount alla luce dei fatti appena accennati. Varie le versioni ufficiali: c’è chi dice che Jefferson sia morto congelato durante una bufera di neve mentre si recava a Chicago, chi afferma che sia morto d’infarto, altri addirittura che sia stato avvelenato e infine chi sostiene che sia stato derubato e strangolato dal suo stesso autista. Sicuramente la sua morte rimase avvolta dal mistero e NESSUNO, neanche la Paramount che faceva affari d’oro col grande artista, si adoperò per conoscerne le vere cause. Ho trovato pochissimi dati sull’ intera vicenda, ma ciò che ho raccolto genera in me forti dubbi. Sembra che dopo anni di infruttuose ricerche il certificato di morte sia saltato fuori (da dove?) nel 2010 e pubblicato sul FROG BLUES and JAZZ ANNUA L. Citato come George Jefferson (?) nato a Dallas (?) nel 1893, in esso si afferma che l' artista fu trovato morto la notte del 19 dicembre 1929 in “the street 3700 block of Rhodes Avenue ”. La causa della morte fu indicata come probabile miocardite cronica (?) A parte le varie imprecisioni ( com’ era possibile che gli amici, i parenti e soprattutto la Paramount non sapessero i dati anagrafici di Lemon?) ci sono altri elementi oscuri. Si afferma che il corpo fu spedito via treno da Chicago al cimitero di Wortham, in Texas, e ivi sepolto il 29 dicembre 1929.

Ora, NESSUNO vide il cadavere di Lemon. Agli amici-colleghi fu negato l’accesso all’ obitorio (come afferma Texas Alexander) e i parenti vennero a sapere della sua morte solo tempo dopo, dal giornale locale. La bara, che arrivò in gran segreto e senza scorta al cimitero di Wortham, era piombata e sembra sia stata interrata senza testimoni e senza i conforti funebri.

Ma più singolare ancora fu il fatto che della sua morte non ne parlò quasi nessuno. Il Wortham Journal (quindi un giornaletto locale) scrisse un trafiletto su di lui il 3 Gennaio 1930.

Questo è il testo tradotto: Lemon Jefferson muore a Chicago.

Lemon Jefferson, un musicista nero nato e cresciuto nella comunità di Wortham, è morto di insufficienza cardiaca e il suo corpo è stato seppellito qui nel cimitero di Wortham poco dopo Natale. Lemon si è esibito tutti i giorni per le strade di Wortham cantando canzoni di sua composizione fino a quando non fu notato da una casa discografica che lo portò a Chicago, e sembra che con il ricavato dei suoi diritti d’ autore egli si sia arricchito notevolmente. L’ultima volta che ha visitato Wortham prima della sua morte è venuto nella sua grande automobile, accompagnato dal proprio autista ”.

Beh, un po’ poco per ricordare un figlio Autorevole della Comunità.

Lemon era STRACONOSCIUTO nella piccola cittadina, che tornava a visitare spesso anche quando fece fortuna. Howlin’ Wolf, che lo conobbe da piccolo, ricorda molti episodi in cui Lemon circondato da agenti e fotografi si faceva largo tra la folla e si esibiva su palchi improvvisati.

Houston Stackhouse, un musicista di Wesson che lo conobbe proprio a Wortham, afferma che nell’estate del 1928 Jefferson era arrivato per un piccolo spettacolo privato che si svolgeva in una scuola elementare .

”C’era tanta di quella gente che non si poteva entrare per sentirlo suonare; c'era gente anche sotto il portico, e non se ne andavano perché speravano di vedere per un attimo il maestro. Suonò fino a notte fonda e quando finalmente egli uscì molti erano ancora lì fuori ad aspettarlo.”

Molto strano quindi che solo un anno dopo Lemon Jefferson sia stato talmente dimenticato da meritarsi SOLO quel piccolo trafiletto da parte della cittadina in cui in pratica era nato!

Al di là di questo il testo sembra davvero tendenzioso: si sottolinea l' apporto fondamentale della Paramount, che ci fa una gran bella figura. Ancora più oscuro è il passaggio riguardo " la grande macchina con autista", che appare come una forzatura, soprattutto considerando il fatto che Lemon era solo quando fu trovato morto .

Già. Che fine aveva fatto il famoso autista? Le versioni ufficiali sulla sua morte affermano che morì congelato in una tormenta di neve mentre tornava a Chicago di notte, con la sua macchina."

Finto o vero cieco che fosse SICURAMENTE l’artista NON SAPEVA GUIDARE, quindi chi lo accompagnava? E se fuori c’era la bufera com'è possibile che l’autista abbia preferito uscire dalla macchina da solo avventurandosi nella notte per cercare aiuto?

E comunque ...CHE FINE HA FATTO? Come su Lemon anche su di lui calò il sipario.

Per finire l’ultima chicca. Ancora queste stranissime versione ufficiali affermano che il defunto aveva la "mano destra congelata stretta intorno alla chitarra ”. Un atteggiamento molto anomalo per chi sta morendo congelato: l’istinto di sopravvivenza porta automaticamente a raggomitolarsi, coprirsi e sicuramente a difendere mani e piedi, che sono i più esposti al congelamento. Per quanto amasse la sua chitarra…non è plausibile che Lemon si attaccasse ad un oggetto freddo al punto da morirci sopra in quella posizione.

Anche dando credito alla versione del collasso o dell’infarto…beh, c’è qualcosa che non va. Malgrado entrambi possano essere fulminanti, nessuno dei due induce a tale atteggiamento posturale: il primo perché si accompagna ad un rilasciamento muscolare, il secondo in quanto genera dolori lancinanti che spingono al famoso raggomitolamento che in questo caso non c’è stato. L ipotesi maggiormente accreditata resta ” il fatto improvviso e inaspettato”, un evento che ha congelato l'artista nella sua ultima posizione: un colpo di pistola? Un' aggressione alle spalle? Non lo sapremo mai.

Come rimarrà ignoto per sempre il punto esatto in cui il corpo di Lemon Jefferson fu seppellito. Nel 1967 alcuni suoi fan si diedero da fare per segnare con una lapide un probabile punto di sepoltura, ma nel 1996 il cimitero era ormai in rovina e le lapidi distrutte. Nel 1997 un fan del Maestro, tale Bruce Roberts, visitando le rovine del vecchio cimitero inorridì per le inaccettabili condizioni di degrado e per il fatto che della tomba di Lemon Jefferson non esistesse traccia. Fu quindi attivata attraverso il web una frenetica raccolta di fondi per riabilitare il cimitero e ridare a Jefferson gli onori che meritava. Furono la Blues Association Svedese e la Rycodisk Records che finanziarono i lavori, unitamente alla piccola comunità nera di Wortham.

 

La nuova tomba di Lemon fu invece finanziata interamente dal promotore di questa maratona di solidarietà, che sulla lapide fece incidere la profetica e amarissima frase della omonima canzone di Jefferson: ”Signore, fa che la mia tomba sia sempre pulita”.


Questa è la targa ad memoriam che lo stato del Texas dedicò al grande artista e appose nel nuovo cimitero di Wortham nel 2000.

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