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Capitolo 4

„Mario sei sfortunato, il questore è appena tornato in ufficio.”

„Ah, ciao, Anna; lasciamo perdere, anche questo si adatta perfettamente alla giornata schifosa di oggi!” Anna, la bella titolare della mensa della polizia, manda baci a Moretti e lo segue con lo sguardo, dispiaciuta.

Moretti si dirige così verso l’ufficio del questore. Sapendo di dover passare per l’anticamera, dove ha l’ufficio la signorina Uccello, si toglie, per precauzione, gli occhiali da sole e li mette nel vaso di fiori davanti alla porta della signorina. Bussa ed entra subito. La signorina Uccello non si vede. Sollevato, chiude casualmente la porta dietro di sé. Poi Moretti sente un dolore acuto alla spalla. Di riflesso, raggiunge il lato destro della cintura, dove normalmente dovrebbe essere la sua arma d’ordinanza. Poi si ricorda

che, come sempre, l’ha lasciata a casa in cassaforte.

„Buona sera commissario, stia sempre attento. È così che si può cadere in un’imboscata con noncuranza”.

La signorina Uccello gli dà un altro colpo leggero alla schiena, e lui ha la sensazione che due vertebre si siano appena rotte. „Grazie, signorina, lo terrò a mente, lo prometto. C’è il questore?”

„Sì, certo, entri, la sta aspettando.”

Moretti subito, senza voltarsi di nuovo, scompare rapidamente.

„Commissario Moretti, che bello vederla. Ha attraversato a piedi il Gran Sasso o ha beccato la signorina Uccello?”

Il Questore guarda l’ispettore per intero e vedendolo più o meno integro sorride e dice: „No, non credo: in quest’ultimo caso, sarebbe conciato peggio. Moretti, a che punto sono le indagini sul suo primo caso di omicidio?”

„Ci siamo. Le tracce lasciate dagli pneumatici sono state rilevate e la ricerca del pick-up è già in corso”.

„Mario, posso chiamarla Mario?” Moretti annuisce educatamente.

„Sa, l’ho assunta su raccomandazione personale del Ministro dell’Interno. Penso che un uomo come lei, che si è diplomato alla scuola di polizia quattro volte come il migliore dell’anno e con il massimo dei voti, è anche un uomo con un futuro nella nostra Questura. Sarò onesto con lei in privato: porti il caso a una conclusione positiva il prima possibile, e poi avrò un nuovo incarico per lei. Il lavoro qui in Questura per me da solo è semplicemente troppo oneroso.”

Lavoro... troppo? Moretti cerca di visualizzare nella sua mente il lavoro che svolge quotidianamente il questore e in realtà non riesce a vedere quasi nessun lavoro.

„Moretti, mi sta ascoltando? Voglio offrirle l’opportunità di assumerla qui per il posto vacante di Vice Questore, per darmi un po’ il cambio. Ovviamente la sosterrò personalmente, riceverà ogni aiuto immaginabile e ovviamente una brava segretaria, scelta anche da me personalmente.”

Moretti avverte come un campanello d’allarme nella sua mente! Migliaia di pensieri confusi si accalcano nel suo cervello. „Questo persuasore sottile vuole davvero affibbiarmi il mostro dalla sua anticamera sul groppone!?” Un sudore freddo scende sulla sua fronte, lo stomaco gli si contrae alle dimensioni di un pisello.

„Grazie, signor questore, ma credo che dovrei davvero imparare il lavoro prima fuori e poi, molto più tardi, qualificarmi per una posizione di tale responsabilità.”

„Oh sciocchezze, di che stupidaggini parla! Lasci che me ne occupi io. Inoltre, pensi al sergente Peroni: ho in programma per lui una promozione a Ispettore se ci darà qualche buon risultato. Ma quelli di Roma non approveranno sicuramente di un sergente e un commissario contemporaneamente. Quindi lei potrebbe essere promosso in un secondo momento, o meglio, sarà promosso dopo poco a mio vice!”.

Nel dire la parola vice, Brolio allarga le braccia come a formare un ampio cerchio, quasi come se volesse dirigere un’orchestra.

Moretti si sente messo all’angolo dal questore e pensa che sia meglio non dire altro adesso; meglio rimandare la questione ad un momento più tranquillo per pensare meglio a come uscirne fuori da questa faccenda. Lavorare qui in Questura, accanto a quell’arpia della signorina Uccello… non se ne parla proprio.

All’improvviso si sente come un crepitio e un tonfo provenire dal basso attraverso la finestra aperta dell’ufficio.

Il questore e Moretti vanno alla finestra per vedere cosa succede. Nel cortile sottostante, due meccanici e Peroni tirano giù la Punto dal carro attrezzi. Brolio guarda prima la Punto e poi si rivolge a Moretti.

„Devo preoccuparmi per questo, Moretti?”

„I colleghi della... - Moretti vorrebbe dire „Polizia Municipale”, ma poi pensa che la colpa dell’accaduto sia essenzialmente sua e di Peroni – no, signor questore, nulla di preoccupante. Solo un errore dovuto alla forte velocità per cercare di acciuffare il colpevole, ma… va tutto bene. Non ne dubiti signor questore, è tutto sotto controllo. Ce la farò ad acciuffarlo.”

„Certo che ce la farà, commissario Moretti.”

Dopo questa risposta quasi paterna di Brolio arriva uno stridio spietato dal centralino telefonico alla scrivania.

„Questore, al telefono c’è il dottor Ravelli, dice che è urgente!”

„Come? Sì, certo, per favore passatemelo. Grazie, signorina Uccello.”

Brolio risponde al telefono ma non riesce nemmeno a dire „pronto” che il dottor Ravelli sta già urlando istericamente. Dall’espressione cupa di Brolio, Moretti si rende conto che questa non è una buona notizia. Il dottor Ravelli è un cacciatore amico di Brolio.

„Grazie… sì… certo… adesso è guerra!” e sbatte il telefono sul gancio.

„Sono tornati, quei bracconieri. Ma ora è finita, per sempre, lo giuro. Questi criminali, ora fanno a pezzi la selvaggina direttamente nel bosco, prima di portarla via, noncuranti, come se nessuno potesse fargli nulla!”

Brolio si rivolge a Moretti, ma questi è già sgattaiolato via dall’ufficio, e così il questore non riesce a informarlo che il dottor Ravelli ha incrociato un furgone rosso lì nel bosco.

Moretti è fortunato, la signorina Uccello non è alla sua scrivania. Prima di attraversare l’anticamera si gira velocemente in tutte le direzioni, per non cadere di nuovo in un’imboscata. La schiena gli fa ancora male per il colpo ricevuto prima. Prende gli occhiali da sole dal vaso di fiori e corre lungo il corridoio fischiettando.

Quando arriva all’ufficio centrale, fa richiesta degli effetti personali ritrovati su Roberto Trulli. Tira fuori le chiavi dell’appartamento e va da Peroni in cortile.

„Dai Enzo, andiamo a dare un’occhiata all’appartamento del morto.”

Capitolo 5

Mentre cammina, chiama il meccanico e gli chiede quando potrebbe essere pronta l’auto. Il meccanico fa una smorfia. Moretti si limita a salutarlo e porta Peroni in strada in direzione del centro. Sulla strada per l’appartamento del Trulli, si passa davanti al „Bar Italia”. Moretti e Peroni decidono di prendere un caffè in piedi e uno di quei deliziosi dolci fatti in casa. Nessuno dei due dice una parola, si godono il caffè. Peroni guarda gli ospiti e si stupisce di non conoscere nessuno; Moretti sfoglia le pagine del „Centro” senza cercare niente di particolare.

„Dai Enzo, andiamo.”

Moretti vuole pagare, ma il titolare dietro al bancone gli dice „Ciao” e gli fa segno che possono andare.

Poco dopo arrivano all’appartamento. È arredato in uno stile molto sobrio ed è molto ben tenuto. Moretti e Peroni danno una rapida occhiata a tutte le stanze, chiudono due finestre aperte ed escono dall’appartamento. Peroni chiude la porta e Moretti gli chiede in modo quasi disinteressato: „Enzo, da quanto tempo fai il sergente?”

„Perché vuoi saperlo?”

„No niente, così.”

Entrambi scendono le scale senza una parola, poi suona l’inno nazionale e la tromba delle scale si riempie di suoni.

„Pronto, sì, è qui.”

Peroni passa il telefono a Moretti.

„Ah, ciao, Stefano, cosa mi dici?”

„Volevo solo ricordarti di domani sera.”

„Sì, mi ricordo, la pizza da Don Franchino. Ma cosa mi dici del caso Trulli?”

„Domani. Posso darti un rapporto dettagliato domattina.”

„Va bene, allora aspetto il tuo rapporto. Ciao.”

„Enzo, che ne dici, domani torniamo in montagna? Cercherò il cellulare e poi torneremo al Lago di Campotosto.”

Peroni guarda Moretti con aria interrogativa.

„Ci andiamo? E con che cosa?”

„Hai ancora il tuo scooter, vero?”

„Si ma ... „

„Poi, andiamo a pranzo da Lisa, pago io!”

Peroni sorride fino alle orecchie.

„Adesso vado a casa nella vasca da bagno, penso che per oggi possa bastare. Quindi ti aspetto domani alle 9.00. Ciao, Enzo.”

„Ciao, Mario.”

La mattina dopo, esattamente alle nove, Peroni è davanti alla casa di Moretti. Mentre sta girando l’angolo incontra Moretti.

„Buon giorno commissario, da dove vieni?”

„Ero al bar, hai un casco anche per me?”

„Certo, Mario.”

Peroni estrae dal bauletto un vecchio elmetto militare e lo lancia a Moretti.

I quaranta chilometri da Teramo a Cesacastina sono una vera delizia per ogni appassionato di moto. Una curva dopo l’altra e quasi senza traffico. Dopo una buona mezz’ora i due arrivano al parcheggio fuori Cesacastina.

Da qui in realtà è possibile proseguire solo a piedi, ma Peroni percorre Strada Bianca in direzione di Cento Fonti, e dopo altri dieci minuti raggiungono il punto in cui ieri stavano appostati.

„Enzo, chiama il mio numero.”

E già il campanello suona dietro la catasta di legna su cui ieri era seduto il commissario.

 

„Fantastico, Mario, allora possiamo proseguire.”

„Aspetta un attimo, dai un’occhiata laggiù! Sembra che di recente ci sia stato qualcun altro!”

Una ventina di metri più avanti lungo la strada ci sono innumerevoli asciugamani da cucina insanguinati e resti di interiora. Nel terreno argilloso è possibile vedere chiaramente i segni degli pneumatici di un veicolo più grande.

„Penso che abbia qualcosa a che fare con la telefonata di ieri pomeriggio. L’amico di Brolio, il dottor Ravelli, lo ha chiamato in ufficio e sembrava che i bracconieri avessero colpito di nuovo”.

„Certo, ti ricordi quando ieri siamo partiti per Campotosto, il colpo di fucile, e hai detto...”

„Sì, lo so, non me ne frega un cazzo però, avevamo qualcos’altro di più importante da fare.”

„Basta Mario, adesso andiamo da Lisa, ho fame.” Peroni tira fuori dalla giacca un piccolo dispositivo simile a un telefono e digita lentamente, tasto dopo tasto.

„Enzo, cos’è quello?”

„Un GPS per l’escursionismo, è davvero fantastico. L’ho comprato la scorsa settimana e l’ho provato a Teramo. Da Cesacastina a Umito, aspetta un minuto, sono, ehm, novantasei chilometri. Ma adesso dobbiamo andare, altrimenti non mangeremo niente!”

Senza preoccuparsi ancora a lungo dei bracconieri, Peroni gira il suo scooter e fa cenno a Moretti, che si sta ancora guardando intorno, che è pronto per partire.

„In realtà, volevo tornare a Campotosto.”

„Me l’avevi promesso, Mario! Pranzo da Lisa.” Moretti dà una pacca sull’elmo a Peroni, e Peroni si avvia in direzione di

Umito.

Umito è un piccolo comune in una valle laterale a una trentina di chilometri da Ascoli Piceno. La zona non è di competenza dei due poliziotti, perché appartiene alla provincia di Ascoli Piceno. Ma Mario Moretti ha un’ottima amica a Umito. È single e gestisce una trattoria lì. È separata dal marito da anni, solo il figlio Sandro la aiuta nel suo lavoro, cosa che non accade però molto spesso perché il giovane vive e studia ad Ascoli. Lisa e la sua trattoria sono conosciute per la loro ottima cucina; in particolare la selvaggina, l’arrosto di selvaggina e in autunno anche i vari piatti con le castagne e i funghi sono molto apprezzati.

Dopo due ore buone i due colleghi arrivano a Umito.

„Enzo, quella di prendere il tuo scooter è stata una buona idea, no? Mi è piaciuto molto il viaggio.”

„Anche io penso che sia stata un’ottima idea, Mario, specialmente per venire a pranzo da Lisa.”

Peroni sta già strizzando gli occhi in direzione della trattoria.

„Enzo, dai un’occhiata al parcheggio, conosci quella macchina?”

„Porca miseria, il nostro questore. Cosa facciamo adesso? Non siamo nel nostro territorio qui.”

„Non importa Enzo, nemmeno lui. Dai, entriamo.” I due si avvicinano all’ingresso, Peroni lascia andare Moretti avanti.

„Buon giorno a tutti!”

Moretti entra veloce in trattoria e non dà al questore la minima possibilità di dire nulla.

„Che coincidenza questore, anche lei qui! Penso che…, anzi so con certezza che i bracconieri sono qui intorno. Il sergente Peroni e i miei agenti sono sulle loro tracce.”

„Molto lodevole Moretti, ma spero che tu ti ricordi che Umito non è più nella nostra giurisdizione. Devi avvertire i colleghi di qua”.

„Sì certamente, lo facciamo subito dopo pranzo.”

Moretti guarda con un sorriso amichevole la compagnia straordinariamente graziosa di Brolio.

„Buon giorno, signora, credo che ci conosciamo.”

„Sì certo commissario, sono la dottoressa Cortese. Abbiamo avuto il piacere di incontrarci al il suo esame.”

Brolio non gli fa molto piacere che Moretti si interessi troppo della sua dama di compagnia.

„Commissario, non si preoccupi. Vada, buon appetito, ci vediamo. Ah no, un attimo soltanto Moretti. Mentre lei era qui una signora sgradevole è venuta nel mio ufficio stamattina. Mi ha parlato in modo terribile di quanto fossimo lontani nelle indagini sul caso dell’omicidio che la riguarda e così via. Le ho detto che avremmo fatto tutto il possibile per venirne a capo. Ma mi ha risposto con un sacco di illazioni stupide. Mi ha detto solo che sì, era vecchio, ma non ha mai fatto male nemmeno a un topo. Non dovevano ucciderglielo. Poi mi ha guardato così stupidamente. Insomma Moretti, per togliermela dalle scatole le ho promesso che lei sarebbe passato da casa sua a parlarle.”

„Certo, Questore, dove posso trovare questa signora?”

Brolio si guarda in tasca e tira fuori un foglietto.

„Vive a Teramo. Via Tribunale, il suo nome è…”

Brolio non ha scritto chiaramente il nome.

„Conosco la faccenda, semplicemente non so dove abiti la signora. Sì, un attimo, ecco qua: si chiama… signora Capuzzi.

Capuzzi, gatto a tre zampe”.

Moretti, che a stento resiste alle risate, guarda Brolio con un ghigno, poi annuisce brevemente.

„Stia tranquillo Questore, ci occuperemo noi della signora. Buona giornata. Signora Cortese, arrivederci.”

„A volte non so esattamente cosa gli stia succedendo nel cervello, ma è un bravo poliziotto,” borbotta Brolio, scuote brevemente la testa e preferisce tornare alla sua affascinante compagnia.

Moretti passa davanti a Peroni, che ha già occupato un posto nascosto alla vista del questore, e va in cucina.

Lisa Zinga è in piedi accanto ai fornelli e non si accorge che Moretti le si avvicina da dietro e le copre gli occhi con una mano.

„Amore, ho sentito che stavi arrivando.” Lisa si volta e prende Moretti tra le braccia.

„Piacere di vederti Lisa, come stai?”

„Beh, sai Mario, tanto lavoro, poco tempo.”

„Dov’è Sandro?”

„Ad Ascoli, in giro con gli amici”.

„Scusa, ma hai qualcosa di buono da mangiare per me e il mio maiale domestico là fuori?”

„Mario, come parli del tuo simpatico collega!”

„Sì, è carino, sto solo scherzando.”

„Oggi ho fatto un timballo, cosa ne pensi?”

„Ottimo Lisa, grazie.”

Moretti le dà un piccolo bacio e vuole andare.

„Mario, porta con te il cestino del pane e versa il vino tu stesso! E per favore porta una bottiglia di Montepulciano ai due signori. Una bottiglia buona però, il signore non vuole quello sfuso.”

„Come lo sai? Il signore viene spesso allora?”

„Sì, perché me lo chiedi?”

„È il nostro questore, ma non preoccuparti, glielo porto il vino. Qual è il più costoso?”

„Quello della cantina „Illuminati”; ma aspetta, lascia stare…”

Ma Moretti è già fuori al bancone, prende una bottiglia del buon vino rosso e si avvia a tavola verso Brolio.

„Questore, mi permetta di servirle questo ottimo vino.”

Brolio non sa cosa dire al momento, ma la sua compagna interviene immediatamente.

„Volentieri, questa trattoria mi sta diventando sempre più simpatica!” Moretti apre la bottiglia e vuole versare loro il vino, ma Brolio gli prende la bottiglia di mano e gli indica chiaramente che dovrebbe andarsene.

„Te lo ripeto cara, non riesco a capirlo.”

„Invece penso che sia molto gentile e simpatico”, risponde Laura Cortese alla sua controparte gelosa.

Intanto è arrivata Maria Cara, la cameriera della trattoria, che prende subito in mano il servizio. Maria è amica di Sandro Zinga e guadagna qualche euro da Lisa tutte le volte che può.

„Ciao, Mario, ciao, Enzo.”

Il suo sorriso amichevole e comprensivo è irresistibile e i due poliziotti salutano il timballo che arriva con un sorriso altrettanto amichevole. Peroni afferra subito le sue posate e sprofonda nel mondo del godimento.

„Come stai Maria, come va con la scuola?”

„Oh Mario, vorrei stare già al posto tuo, ma penso che non ce la farò mai!”

Maria vuole entrare in polizia dopo aver completato la sua laurea in giurisprudenza.

„Sicuramente, ce la puoi fare”, incoraggia Moretti la ragazza.

„Per favore, puoi vedere se Lisa in cucina ha dei peperoncini freschi?”

„Certo, Mario.”

Un attimo dopo porta gli antipasti dalla cucina alla tavola di Brolio. Sulla via del ritorno mette un paio di peperoncini appena colti sulla tavola di Peroni e Moretti.

„Attento, Lisa ha detto che sono molto piccanti.”

Nel frattempo sono arrivati in trattoria alcuni operai della Comunità montana, poi un camionista e un gruppetto di escursionisti. Gli ospiti e la televisione assicurano un’acustica rumorosa ma piacevole.

„Mario, che ne pensi, un dolcetto è previsto nel tuo invito?”

„Se poi mi riporti a casa sano e salvo, volentieri.”

„Ok, allora vado a chiedere a Lisa in cucina.”

Peroni posa il tovagliolo e cerca di rimettere in ordine la camicia mentre va in cucina. Moretti si appoggia soddisfatto allo schienale e guarda la televisione, assorto nei suoi pensieri. Due ospiti che stanno appena uscendo dalla trattoria per fumare una sigaretta incontrano due ragazzi giovani che entrano in trattoria con due grandi contenitori di plastica. Uno degli ospiti tiene la porta aperta in modo che i giovani possano portare i contenitori grandi e ingombranti. È Sandro, il figlio di Lisa e un amico. I due contenitori sono ben riempiti di carne. Carne di selvaggina.

„Ciao, Mario!” Grida Sandro e scompare in cucina. Dopo poco Peroni esce dalla cucina, passa davanti a Moretti per andare verso la toilette.

„Maria, ci porteresti due caffè, per favore, dobbiamo andare!”

„Con piacere, Mario, anche il dolce per Enzo.”

Sandro e il suo amico escono dalla cucina e si incamminano subito verso l’uscita.

„Sandro, che succede? Vieni qui, come stai?”

„Scusa Mario, non abbiamo tempo. Dobbiamo andare all’università, ciao.”

Sandro e il suo amico scompaiono fuori dal locale. Maria porta il caffè e i cantucci fatti in casa per Peroni; nel frattempo la porta del bagno si apre con un forte tonfo. Peroni è sulla soglia, i suoi pantaloni sono sul pavimento e le sue mutande rosso Ferrari attirano l’attenzione di tutti i clienti. Tuttavia, la Ferrari a quanto pare ha una perdita nel serbatoio perché le mutande hanno una macchia bagnata sulla prua.

„Mario, vieni qui presto.”

„Enzo !!!” ride Moretti.

„Niente Enzo! Vieni subito, presto!!! „

Moretti si alza e, tra le risate degli ospiti, chiude velocemente la porta del bagno alle sue spalle.

„Guido, questi sono sarebbero i poliziotti che stanno per essere promossi?” La signora Cortese guarda Brolio negli occhi con un sorriso.

Nella toilette Moretti vuole sapere da Peroni cosa sta succedendo.

„Dimmi, Enzo, cosa ti è successo?”

„Vieni Mario, guarda, ero qui a fare la pipì…”

Così Peroni mostra a Moretti come guardava fuori dalla finestra mentre faceva la pipì. „Sandro e il suo amico sono appena partiti.”

„Sì, li ho visti, ebbene?”

„In un pick-up rosso!”

„Porca miseria, non può essere, no, che cazzo!” Moretti colpisce il lavandino con tutta la sua forza. „Non posso crederci!”

„Mario, l’ho visto con i miei occhi. Cosa facciamo adesso? Dobbiamo farlo sapere ai nostri colleghi di Ascoli?”.

„Taci, Enzo, lasciami pensare!”

Moretti va all’impazzata avanti e indietro per la toilette.

„Dai! Dobbiamo farlo!”

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