Purificazione Della Memoria. Giovanni Paolo II E La Guarigione Intergenerazionale

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Secondo Bouyer: “ la Tradizione in senso cattolico non è qualcosa del passato, fissata una volta per tutte in una forma scritta dettagliata, non modificabile o progressiva. Inoltre non è qualcosa di variabile, che può essere modellato a volontà dai singoli o dalle autorità ecclesiastiche. È una specie di modello vivente, un modello dato una volta per sempre da Cristo e dai suoi apostoli. Questo modello deve essere vissuto sia dal clero che dai laici in modo attivo. Non è solo che i laici debbano accettare passivamente la regola dei vescovi. Per mostrare il modo corretto di vivere una Tradizione in tutta la Chiesa, L. Bouyer ha citato la distinzione di Bl. Cardinale J. H. Newman. Il teologo inglese ha visto due elementi della Tradizione: la Tradizione episcopale che ha esercitato il cosiddetto lo straordinario Magistero della Chiesa, come tale, è autorevole nel modo giusto ed esatto, e la Tradizione profetica. Non possono essere separati o addirittura più contrastati. La Tradizione profetica appartiene a tutto il corpo della Chiesa, non solo passivamente ma attivamente, ma sempre in unione con coloro che sono alla loro testa” [51] .

Vediamo, che la Tradizione della Chiesa non è qualcosa di statico, ma dinamico, vivo, sorvegliata dal Magistero della Chiesa che si sviluppa secondo l’insegnamento delle Sacre Scritture. Nello sviluppo della Tradizione partecipa tutto il popolo di Dio, cioè i vescovi e i laici.

Sappiamo che la Tradizione Apostolica si è finita con la morte dell’ultimo degli Apostoli – san Giovanni Apostolo e Evangelista nel 104 d.C. In modo analogico possiamo dire, che finché esiste la Chiesa, la sua Tradizione e nel continuo sviluppo - rivelazione. La Tradizione della Chiesa si finirà quando essa smette di esistere. Durante lo sviluppo della Tradizione possiamo scoprire le cose che ci sorprendono. Questo può riguardare anche il problema della preghiera della guarigione intergenerazionale. Può essere che siamo i testimoni dello sviluppo di qualcosa di nuovo nella Tradizione della Chiesa, che fino ad adesso ancora non è stato scoperto. Questo è possibile o no? Se qualcuno dicesse che è impossibile, limiterebbe l’azione della grazia di Dio nella storia.

Sono d’accordo che il peccato del bisnonno è il suo peccato personale come i peccati commessi da noi sono nostri. Ognuno di noi è responsabile dalle proprie azioni. Tale ragionamento è giusto. Però, anche è vero, che noi purtroppo non conosciamo tutta la realtà del peccato del passato, che cosa l’ha suscitato. Non conosciamo tutte le sue conseguenze. Non conosciamo tutta la sua realtà. Non conosciamo tutte le sue circostanze materiali e spirituali. Non conosciamo tutte le sue sfumature che l'hanno accompagnato. Siamo sicuri che i peccati degli nostri antenati non hanno trasmesso qualcosa alle nostre generazioni? La risposta onesta è, che non conosciamo.

Vorrei porre la domanda a Stanisław Gądecki, Arcivescovo Metropolita di Poznan, Presidente KEP e Artur G. Mizinski, Segretario generale KEP, che hanno firmato la Delibera di proibire la celebrazione della Santa Messa e tutte le funzioni di preghiera per la guarigione dei peccati intergenerazionali o la guarigione intergenerazionale; siete sicuri al cento per cento che il nostro peccato non è stato in alcun modo influenzato dal peccato del nostro nonno o bisnonno? La teologia morale ci insegna, che con i dubbi non si dovrebbe prendere nessuna decisione.

Capisco, che durante la preghiera della guarigione intergenerazionale potevano essere gli abusi da qualcuno che le praticava e sono sicuro che erano, ma ciò ancora non significa che l'idea di questa preghiera non sia vera. Penso che nella formulazione di questo documento si è nascosto un errore logico ed è stato usato il quantificatore sbagliato:

A abusato e B abusato,

risultato:

A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z abusano.

Siete d'accordo con questo approccio? Sicuramente no. È come se avessi detto:

il vescovi A e B non vivono secondo il Vangelo,

risultato:

tutti i vescovi non vivono secondo il Vangelo,

oppure che la Chiesa non è di Dio!

Secondo voi, approccio così sarebbe giusto? No! La giusta reazione dell’Episcopato Polacco sarebbe indignazione. Sono d’accordo pienamente. Anche tanti sostenitori di questa preghiera possono sentirsi indignati.

Non voglio entrare in polemica con l’Episcopato, ma dove nella Bibbia si parla dell’indulgenza? Penso che nella Sacra Scrittura troviamo più testi che parlano dell’influenza del peccato intergenerazionale che dell’indulgenza.

A proposito dell’indulgenza, proprio nella Costituzione Apostolica di Paolo VI che parla di essa, il papa esprime un pensiero molto interessante : “Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri. In tal modo i fedeli si prestano vicendevolmente l’aiuto per conseguire il loro fine soprannaturale. Una testimonianza di questa solidarietà si manifesta nello stesso Adamo, il peccato del quale passa per "propagazione"in tutti gli uomini. Ma Cristo stesso nella cui comunione Dio ci ha chiamato, è maggiore e più perfetto principio, fondamento ed esemplare di questa soprannaturale solidarietà” [52] .

Interessante, che papa nella costituzione parla di una solidarietà soprannaturale tra gli uomini , la quale riguarda anche il peccato o delle conseguenze di esso. Dal contesto della costituzione possiamo capire, che questi legami si riferiscono ai vivi e ai morti. Il papa non dice, che questi legami toccano prima, seconda o terza generazione. Parla soltanto “ Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri”.

Penso, che nessuno di noi ha dubbi, che la santità dei santi influenza le generazioni future e suscita nei cuori il desiderio di seguire Gesù, proprio sulla strada e in modo del santo. Un perfetto esempio sono gli Ordini religiosi che per la grazia dell’esempio di un santo possono vivere nella storia per lunghi secoli attirando le persone che continuano il carisma del fondatore (benedettini, francescani, domenicani). In modo analogico questo riguarda anche il peccato.

La domanda sorge spontanea: le parole del Papa non possono riferirsi a una migliore comprensione della preghiera della guarigione dagli effetti dei peccati intergenerazionali?

Sacra Scrittura sulle conseguenze del peccato intergenerazionale

Inizierò citando il testo del documento dell'episcopato: “I sostenitori del concetto di "peccato generazionale"si riferiscono alle Sacre Scritture che giustificando, che già nell'Antico Testamento si parla di questo tipo di reato. Essi indicano nei frammenti delle Scritture che, secondo loro, parlano direttamente della punizione per i peccati dei loro antenati: "Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano"(Es 20,5); "il Signore… conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione"(Es 34,4); "Il Signore è lento all'ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione"(Nu 14,18); "Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano"(De 5,9).

Tuttavia, nella Bibbia, a volte anche negli stessi libri, troviamo altre dichiarazioni degli autori ispirati che contraddicono tesi sulla responsabilità generazionale per il peccato. Nel libro del profeta Geremia leggiamo: "In quei giorni non si dirà più: I padri hanno mangiato uva acerbe i denti dei figli si sono allegati! Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti"(Ger 31,29-30). II profeta Ezechiele parla della responsabilità individuale del peccato: “dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele [I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?]. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà […] Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità” (Ez 18,3-4.20). Lo stesso principio di responsabilità individuale risuona anche nel libro del Deuteronomio: “Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato” (De 24,16)” . Sembra che la Bibbia si contraddice. Prima conferma e dopo si auto nega. In questa situazione chi ha detto che la decisione dell’Episcopato è giusta?

50% pro e 50% contro!

Chi ha la ragione? L’Episcopato o sostenitori della preghiera della guarigione intergenerazionale? Probabilità è uguale: 50%.

Nel documento dell’Episcopato leggiamo: “A volte questi testi sono manipolati per confermare la tesi del peccato generazionale o della necessità di una guarigione intergenerazionale” . Ricordiamoci il risultato: 50% pro e 50% contro! In questa situazione potrebbe rivelarsi che l'episcopato manipola i testi delle Sacre Scritture. Questo è probabile o no? Forse è solo una svista da parte sua che deve essere corretta? Oppure siamo convinti in anticipo che l'Episcopato è infallibile? L'Episcopato potrebbe sbagliare o questo è impossibile? La risposta sotto ci dà il documento stesso: “Tuttavia, nell'interpretazione dei testi indicati in precedenza, l'esegesi moderna spiega che non si tratta delle "ingiustizie"letterali o "offese"dei padri nel senso del loro peccato personale, che hanno commesso e per le quali i loro figli avranno responsabilità, ma del loro esempio malvagio, che ha avuto un impatto negativo nell’allevare i loro figli che si comportano come i loro padri, moriranno per il loro stesso peccato” . Ancora una volta pongo la domanda: Perché non prendiamo in considerazione, come la verità, quei 50% dei sostenitori dell’idea della preghiera della guarigione intergenerazionale? In questo possono aiutarci le parole di p. prof. Aleksander Posacki: “Nel frattempo, p. prof. Posacki spiega che anche se lui è a favore di condurre le preghiere per la guarigione intergenerazionale, però, si deve farla con grande cautela e sotto certi criteri teologici (...) E 'infatti ancora una zona inesplorata e quindi la sua comprensione richiede grande cautela, ma non può essere messa a tacere, sottovalutato o perseguitata. Si tratta di guardare questo problema alla luce dell'insegnamento della Chiesa sulla responsabilità individuale e la punizione a tutti noi per i propri peccati, e non per i peccati dei loro antenati. P. Posaki presenta i meccanismi e gli effetti della transizione (e non come la punizione per i peccati) dei peccati duplicati dalle generazioni successive. Così, i "peccati generazionali"sono quelli che si riproducono nelle generazioni successive, e si formano a seguito del cattivo esempio che danno ai sui figli e nipoti nonni e genitori. Così i figli, i nipoti a causa del cattivo esempio commettono gli stessi peccati, che commettevano i loro genitori o nonni. Ho in mente, ad esempio, tutte le patologie (alcolismo, tossicodipendenza, dissolutezza - sexoholizm, divorzio, ecc.), anche quelli che sono sorti a seguito di contatto diretto o indiretto con le forze maligne. Quindi anche alla categoria delle conseguenze dei peccati generazionali p. Posacki include il "carico occulto". In questo contesto, scrive p. Posacki - si deve evitare sia l'ideologia kryptofatalizmu1, che assolve pericolosamente le coscienza umana dalla responsabilità dell'uomo davanti a Dio e agli uomini, e di minimizzare l'impatto dei peccati generazionali o della famiglia - soprattutto se si tratta di peccati commessi in materia di occultismo o satanismo, dove vediamo l'influenza diretta o indiretta di Satana” [53] .

 

I sostenitori della preghiera per la guarigione dagli effetti del peccato intergenerazionale non parlano del fatto che il peccato dell'antenato è un peccato personale del suo discendente, ma parlano degli effetti che il peccato degli antenati può avere sulla famiglia e nella educazione tramandata di generazione in generazione. Il fonte di questa negativa educazione o l'esempio sbagliato possono trovarsi nel peccato dell'antenato. Una tale sbagliata educazione può portare alla riproduzione dello stesso peccato nelle generazioni future, che in questo modo può diventare il peccato personale di coloro che lo commetteranno.

Chi ha la ragione? Episcopato o sostenitore della preghiera per la guarigione dagli effetti del peccato intergenerazionale? Certamente non si tratta di dimostrare chi ha ragione o no, chi vince e chi perde. Si tratta della verità e del bene della Chiesa. Potrebbe rivelarsi, che l’Episcopato Polacco attraverso la proibizione priva la Chiesa in Polonia di una preghiera di grande valore, la quale compresa in modo giusto e praticata secondo le chiare e sane regole, secondo insegnamento della Bibbia e della Chiesa, può portare tanta benedizione.

Cosa si dovrebbe fare per risanare dolorosa situazione? Incontrarsi, dialogare e ancora una volta riflettere. In questa situazione può emergere una difficoltà che si chiama l'umiltà, specialmente da parte dell’Episcopato, perché dovrebbe ammettere che la sua decisione non era ponderata fino il fondo. Però, dove si cerca la verità non dovrebbero essere i problemi con essa. Spero, almeno teoricamente, questa difficoltà sia fuori questione da parte dell'Episcopato, perché loro sono, o meglio dire dovrebbero essere, gli umili servitori dei servi, secondo l'insegnamento del Vangelo e l'esempio di Cristo: “[26] Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, [27] e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; [28] appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti"(Mt 20,26-28) .

Adesso vorrei porre una domanda molto importante: è vero che nella Bibbia non si trova ne anche un brano che parlasse della sofferenza del figlio per il peccato di suo padre?

Sorprendente è, che tra tanti vescovi dell'Episcopato, che sono teologi e studiosi delle Sacre Scritture, nessuno di loro non abbia avuto l'idea di riflettere sui testi biblici:

- Gen 4,1-24;

- 2 Sm 12,1-15;

- Es 20,5 (questo testo è nel documento);

- Lc 11,50-51.

Questi sono testi che possono aiutarci a comprendere le basi bibliche della preghiera per la guarigione dagli effetti del peccato intergenerazionale. Secondo me meritano un'attenzione speciale.

1°. Gen 4,1-16

Prima propongo di leggere il testo: “[1] Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo dal Signore". [2] Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. [3] Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; [4] anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, [5] ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. [6] Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? [7] Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo". [8] Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. [9] Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?". [10] Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! [11] Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. [12] Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra". [13] Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? [14] Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere". [15] Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. [16] Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nord, ad oriente di Eden.

Un testo molto interessante . Perché non vederlo in relazione del peccato intergenerazionale? Caino e Abele sono i primi successori dell’eredità spirituale e fisica del loro genitori di Adamo ed Eva. I tutti due sono infettati del peccato originale e delle sue tendenze - conseguenze, ma vediamo che i due fratelli si comportano in modo diverso. Caino segue il male e Abele il bene. Questo ci fa capire che i peccati degli antenati influenzano nelle generazioni in modo diverso.

Di chi è colpa che Caino ha peccato? Soltanto sua? Certamente, non abbiamo dubbi, omicidio di Abele è il suo peccato personale, la sua colpa. Caino non può dire che la colpa è di Adamo e di Eva. Non può pulire le mani dalla responsabilità. Però, pensando in modo molto libero possiamo porci la domanda: siamo sicuri 100%, che il peccato originale, che era peccato personale dei suoi genitori, in qualche maniera non ha influenzato il suo peccato personale (omicidio del fratello) attraverso le sue conseguenze trasmesse alle generazioni?

2°. Gen 4,16-24

Questo testo è continuazione della storia di Caino e della sua discendenza: “[16] Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden. [17] Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. [18] A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. [19] Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. [20] Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. [21] Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. [22] Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama. [23] Lamech disse alle mogli: Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. [24] Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette” . In modo speciale ci interessano vv. 23-24, nei quali come ci commenta la Bibbia di Gerusalemme: “una testimonianza della violenza crescente dei discendenti di Caino” . Qui osserviamo un aggravamento della situazione rispetto a Caino, perché il Caino si era pentito di fronte dalla gravità della punizione, ma Lamech addirittura è orgoglioso della sua immoralità e feroce violenza.

Il suo atteggiamento è il massimo della violenza di ogni prepotente: il farsi giustizia da solo, e con quale arroganza! Lamech agisce a proprio vantaggio contro chiunque, anche debole come un ragazzo, stabilendo da sé la misura della vendetta, sentendosi un po’ un dio in terra. Le sue parole apparono come una celebrazione della propria autoaffermazione, un canto di vanagloria; è un inno alla vendetta che viene proposta come criterio di comportamento umano. Però purtroppo sappiamo che la logica della vendetta è quella di essere senza misura, perché a sua volta provoca diventa sempre più grave, cresce. La vendetta è come una catena senza fine e senza le misure. Per questo Lamech dice: “ Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido”. Siamo ormai nella “legge della giungla” che consente una violenza senza limiti e senza riguardi per nessuno, perché qui troviamo non solo 7 volte, come si diceva per Caino, ma 77 volte e quindi un numero illimitato. Ecco le conseguenze del peccato di Caino trasmesse nelle generazioni. Queste conseguenze, come leggiamo nel Gen 6.7 portano al Diluvio Universale, che nello stesso momento è un esempio della punizione e della benedizione di Dio.

3°. 2 Sm 12,1-15

Questo brano in modo semplice e breve possiamo spiegare così:

  la punizione è la morte di un figlio e allo stesso tempo la sofferenza del padre,

  la causa di questa punizione è il peccato del padre.

Davide commette il peccato e muore suo figlio. Per capire che questo è una grande ingiustizia non ci vuole ne teologo e l’esperto delle Sacre Scritture. Propongo leggere questo brano: “[1] Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. [2] Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; [3] ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. [4] Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui". [5] Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. [6] Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà". [7] Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, [8] ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. [9] Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. [10] Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. [11] Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; [12] poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole". [13] Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. [14] Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire". Natan tornò a casa. [15] Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente” (2Sm 12,1-15) .

 

Da questo racconto possiamo capire perché entro in discussione con la decisione dell’Episcopato che riguarda la proibizione della preghiera della guarigione del peccato intergenerazionale o della guarigione intergenerazionale.

Il brano parla in modo chiaro: che il peccato del padre attraverso le sue conseguenze può toccare i figli. In caso di Davide lui è stato punito attraverso la morte del suo figlio. Sembra impossibile, ma in internet in lingua polacca non ho trovato commento di 2Sm12,14. Perché? Sicuramente non è un brano facile da interpretare, e secondo me, scomodo agli avversari della preghiera della guarigione intergenerazionale.

Citandolo non potrebbero negare il senso di questa preghiera, che i peccati degli antenati influenzano la vita delle loro generazioni. Il fatto è, che non possiamo non prendere in considerazione questo brano, perché ci parla di Davide, che è antenato di Gesù. Sappiamo che Gesù proviene dalla discendenza della casa di Davide. Seguire la storia della casa di Davide ha un enorme importanza nel capire la storia di salvezza.

In lingua italiana ho trovato molto interessante interpretazione di questo brano: “Insieme a ciò che ha già fatto nel passato, attraverso Natan Dio annuncia a Davide anche il castigo 24Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, futuro, un castigo duro, che poi diventa ancora più terribile nel momento in cui, dopo che Davide ha riconosciuto il suo peccato, Natan gli dice:

«Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire» (vv. 13-14). Qui il racconto sembra contraddire quanto ho detto prima, che il giudizio di Dio è sempre un giudizio di perdono, di misericordia, di salvezza. Qui invece Dio annuncia che la spada non si allontanerà dalla casa di Davide, che conoscerà la sventura. Inoltre anche il figlio concepito da Betsabea dovrà morire. Dunque, Dio sembra castigare il peccato di Davide. Credo che dobbiamo leggere il testo in altro modo: il peccato, il male, non rimangono mai senza conseguenze, producono sempre il loro frutto di morte, generano altro male e altra sofferenza. Il peccato produce sempre una storia di male che colui che pecca non riesce più neppure lui a dominare. Sorge però in noi spontanea

l’obiezione: tutto questo è profondamente ingiusto. Perché deve morire il figlio di Davide e di Betsabea che è innocente. Perché muore lui e non muore Davide, che è colpevole? È allora vero che sono i figli a dover scontare le colpe dei padri?

Forse non possiamo rispondere a questi interrogativi che in questo modo: è proprio vero, tutto questo è ingiusto. Radicalmente ingiusto. Ma il male è proprio così. È un mistero d’ingiustizia e d’iniquità. Se non fosse ingiusto e iniquo, non sarebbe “il male”. Il male colpisce alla cieca, non retribuisce

i buoni e punisce i cattivi, non ha un senso che lo possa rendere comprensibile, porta delle conseguenze incontrollabili proprio là dove non ci aspetteremmo che le portasse sulla base delle nostre attese di giustizia e di significato. Sorge però spontanea un’obiezione ulteriore: nel nostro racconto è Dio stesso che sembra decidere il castigo di Davide e persino la morte di suo figlio. Ma di fatto non è Dio. La parola di Dio porta piuttosto alla luce quali sono le conseguenze del male che altrimenti rimarrebbero nascoste. È il male a generare altro male, in una spirale dalla quale non riusciremmo a liberarci, anzi, che non riusciremmo neppure a vedere in tutta la sua complessità, se non ci fosse la parola di Dio a smascherarla. Come la parola di Dio, attraverso Natan, smaschera e porta alla luce il peccato di Davide, allo stesso modo smaschera e porta alla luce tutte le conseguenze del suo peccato. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che riferire il male a Dio, metterlo cioè in rapporto con il mistero di Dio, è l’unico modo che l’uomo biblico ha per sperare che il male possa essere in qualche modo vinto, che non abbia l’ultima parola sulla nostra vita e sulla storia, che ogni cosa venga riscattata dal non senso della sofferenza, della disperazione, del dolore.

1.62 Una speranza di riscatto

È quanto ci mostra anche il capitolo che stiamo leggendo. Il figlio di Davide e di Betsabea muore, ma come raccontano i vv. 24-25: che egli chiamò Salomone. 25Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore. Dio torna a donare la vita là dove la morte ha manifestato tutta la sua insensata potenza. Non dobbiamo dimenticare che questi racconti nascono nel contesto di un popolo come Israele che non ha ancora maturato pienamente la fede nella risurrezione dei morti e in una vita oltre la morte.

Davide stesso è testimone di questa fede quando, dopo la morte del figlio, al v. 23 esclama al colmo della sua amarezza:

«Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!».

Dalla morte non c’è ritorno e allora la potenza di vita di Dio deve manifestarsi, per la fede di Israele, non in un al-di-là della morte, ma ora e qui, nella nostra storia. E si manifesta proprio nel dono di un nuovo figlio. Se il peccato produce la morte, Dio torna a donare la vita. Anzi, come abbiamo visto già altre volte, Dio non solo vince il peccato dell’uomo con tutte le sue conseguenze, ma intensifica il suo amore, reduplica il suo dono, fa del peccato l’occasione per mostrare in modo ancora più evidente la potenza efficace della sua grazia. Infatti, il figlio che ora nasce è Salomone, colui che costruirà quel Tempio che Davide non aveva potuto costruire; colui con il quale Dio stringerà un’alleanza fedele a cui non verrà mai meno, nonostante il peccato di Davide e quello di tutti i suoi discendenti. Sarà proprio da Salomone e dalla sua discendenza che verrà quel Gesù, figlio di Davide e Figlio del Dio altissimo, che libererà per sempre l’uomo dal suo peccato e dalle sue conseguenze, in primis la morte” [54] .

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