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Из серии: Gli Inizi di Riley Paige #6
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FOLGORAZIONE
(GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 6)
B L A K E   P I E R C E
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA
DI
IMMACOLATA SCIPLINI
Blake Pierce

Blake Pierce è l’autore statunitense oggi campione d’incassi della serie thriller RILEY PAGE, che include diciassette. Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE che comprende quattordici libri; della serie mistery AVERY BLACK che comprende sei libri;  della serie mistery KERI LOCKE che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE che comprende cinque libri; della serie mistery KATE WISE che comprende sette libri; dell’emozionante mistery psicologico CHLOE FINE che comprende sei libri; dell’emozionante serie thriller psicologico JESSE HUNT che comprende sette libri (e altri in arrivo); della seria thriller psicologico RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della serie mistery ZOE PRIME, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della nuova seria thriller ADELE SHARP e della nuova serio di gialli VIAGGIO IN EUROPA.

Un avido lettore e da sempre amante dei generi mistery e thriller, Blake ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare informati.


Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright JakubD, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE

LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP

NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)

NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)

NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)

LA RAGAZZA ALLA PARI

QUASI SCOMPARSA (Libro #1)

QUASI PERDUTA (Libro #2)

QUASI MORTA (Libro #3)

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)

I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)

IL LOOK PERFETTO (Libro #6)

LA TRESCA PERFETTA (Libro #7)

I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNA A CASA (Libro #5)

FINESTRE OSCURATE (Libro #6)

I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro #6)

SE LEI UDISSE (Libro #7)

GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

PERSECUZIONE (Libro #5)

FOLGORAZIONE (Libro #6)

I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)

UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE
UNA LEZIONE TORMENTATA

I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)

PRIMA CHE FACCIA DEL MALE (Libro #14)

I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)

I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

PROLOGO

Julian Banfield respirava profondamente, fermo nella sua cucina. Semplicemente, amava l’aroma di caffè appena fatto e l’odore del bacon sfrigolante, che si mescolavano, destinati al suo spuntino notturno.

Goditelo per l’ultima volta, si disse, mentre girava il bacon con una spatola.

Sua moglie Sheila sarebbe rientrata dal tour di promozione del suo libro nell’arco di pochi minuti, probabilmente prima che fosse andato a letto. Julian doveva essere sicuro di non lasciare alcuna prova del fatto che si fosse concesso il bacon e altri alimenti ad alto contenuto di colesterolo durante la sua assenza. Si ripromise di spruzzare interamente la cucina con del deodorante, per sbarazzarsi del persistente e delizioso profumino.

Per quanto amasse Sheila, e per quanto fossero sempre stati felici insieme, l’uomo doveva ammettere che si era goduto l’assenza della moglie durante l’ultima settimana. Dopo ben trentacinque anni di matrimonio, non poteva dire di sentire particolarmente la sua mancanza e supponeva che la cosa fosse reciproca. Al contrario, quella separazione si era rivelata un interessante cambiamento, probabilmente per entrambi.

Era stato un sollievo non dover ascoltare quotidianamente il suo rimprovero, gentile ma insistente, riguardo ai suoi leggeri vizi ed alle sue debolezze. Era riuscito a mangiare ciambelle e pizza, a saltare le sessioni di allenamento in palestra e a godersi del bourbon extra dopo cena.

Tutto questo sarebbe cessato, al ritorno di Sheila.

Cogli l’attimo, si disse.

Tolse il bacon dalla padella e ruppe un paio di uova all’interno del gorgogliante grasso del bacon. Poi, infilò un paio di fette di pane nel tostapane e si versò dell’aranciata. Quando le uova sembrarono pronte, le rovesciò per alcuni secondi e poi le rigirò nuovamente. Soddisfatto dell’impeccabile strato bianco e traslucido, versò le uova in un piatto proprio nell’esatto istante in cui il toast sbucò fuori dal tostapane.

Dispose il piatto con bacon, uova e toast sul tavolo della cucina, poi si sedette e spalmò del peccaminoso burro sul toast, un altro lusso che avrebbe dovuto dimenticare, al ritorno di Sheila. Quando iniziò a mangiare, si ritrovò a pensare alle sessioni di terapia dell’indomani. Il suo primo appuntamento del mattino era con un ragazzo di nome Dennis Jones, che non riusciva a controllare gli impulsi, tanto da essere stato arrestato per taccheggio.

Julian aveva fatto del suo meglio per convincere un giudice del fatto che la cleptomania di Dennis fosse una malattia e che non avesse un’origine criminale, una sorta di disordine ossessivo-compulsivo e non un cedimento di carattere morale. Dopotutto, il ragazzo in genere rubava oggetti che non voleva neanche.

Ma il giudice era ancora incerto su che cosa fare di Dennis; perciò, per poterlo tirar fuori di prigione, Julian avrebbe dovuto fargli cambiare definitivamente comportamento.

L’indomani avrebbe dovuto persuadere il ragazzo ad aggiungere il naltrexone alle sue medicine, che attualmente includevano fluoxetina e bupropione. Dennis era nevrotico e non particolarmente intelligente. Sebbene non fosse afflitto da depressione o paranoia, alcuni articoli di siti online su cospirazioni l’avevano convinto che il governo stesse utilizzando la medicina psichiatrica per controllare la mente. Julian sperava che quel giorno sarebbe riuscito a fargli comprendere come quell’idea fosse ridicola.

 

Julian grugnì infastidito, per la seccatura che questo genere di situazioni stava causando.

Di certo internet non mi ha facilitato il lavoro, pensò.

A suo parere, i social network e le altre attività online stavano danneggiando la salute mentale dell’intera società. Sheila si era adattata bene a tutta questa novità digitale, ma talvolta Julian si sentiva come una reliquia di tempi più semplici e assennati.

Cosa ancora peggiore, sapeva bene che i suoi colleghi più giovani lo consideravano una sorta di vecchio bacucco che non riusciva a stare al passo con i cambiamenti nel mondo. Non vedeva l’ora di andare in pensione, ma mancavano ancora due o tre anni.

Mentre si gustava lo spuntino, si ritrovò ad invidiare Sheila, che era riuscita a mettere da parte la sue sessioni di terapia di famiglia, dopo aver scritto un bestseller in merito agli stessi problemi che tormentavano Julian. E ora viaggiava intorno al mondo, parlando e tenendo conferenze e firmando libri, crogiolandosi generalmente nell’ammirazione del pubblico.

Dev’essere bello, Julian pensò.

Ma era determinato a non cedere alla gelosia. Dopotutto, i diritti editoriali di Sheila avrebbero migliorato di gran lunga la vecchiaia di entrambi. Ed era felice che lei si stesse godendo la sua nuova vita.

Julian finì di mangiare e mise piatto, bicchiere e posate nel lavandino. Aveva appena iniziato a lavarli, quando gli parve di sentire un rumore, oltre al suono prodotto dall’acqua che scorreva. Chiuse il rubinetto e si mise ad ascoltare.

Sheila era rincasata prima del previsto?

In quel caso, non avrebbe potuto nascondere l’odore del bacon fritto.

Beccato, pensò.

Avrebbe semplicemente dovuto sfoggiare un grosso sorriso imbarazzato, ammettendo il suo comportamento ribelle. Sheila si sarebbe dimostrata scontrosa, ma non scortese. Avrebbero entrambi riso bonariamente, mentre lui avrebbe fatto promesse per il futuro che sicuramente non avrebbe mantenuto.

Restò ad ascoltare per un istante, ma non sentì alcunché. Convintosi che i sensi di colpa e la sua immaginazione gli avessero giocato un brutto tiro, finì di lavare i piatti. Mentre si asciugava le mani, un altro rumore catturò la sua attenzione.

Stavolta era certo che non fosse il frutto della sua immaginazione.

“Sheila?” gridò.

Non ci fu alcuna risposta.

Si diresse in soggiorno e si guardò intorno. Non c’era nessuno. Ma era sicuro di aver sentito qualcosa.

Tornò nell’ingresso e vide che la porta che conduceva allo studio di Sheila, al piano di sotto, era chiusa.

A quel punto si allarmò.

Forse Sheila era entrata e aveva sentito l’odore del bacon, e, invece di reagire con bonaria irritabilità, si era infuriata con lui, chiudendosi nel suo studio. Quel genere di comportamento non era esattamente da lei, ma, se il suo viaggio non fosse stato piacevole, avrebbe potuto essere più irritabile del solito.

L’uomo si diresse allora alla porta dello studio e bussò.

“Sheila, sei qui dentro?” chiese.

Ancora una volta, non ci fu alcuna risposta. Per un momento, Julian restò immobile e confuso. Qualcuno era davvero entrato in casa? Era certo di non aver immaginato quei rumori. Ma non c’era alcuna valigia lì in corridoio.

Era possibile che Sheila avesse portato le valigie nello studio e che si fosse chiusa la porta alle spalle, e ora non volesse neppure parlargli?

Sarebbe stato sciocco, naturalmente. E sapeva che il solo averlo immaginato meritava una diagnosi di nevrosi.

Scuotendo il capo divertito dalle sue stesse congetture, aprì la porta dello studio ed entrò. Ad un primo sguardo, vide che il luogo di lavoro di Sheila, tipicamente immacolato, tanto diverso dal caos del suo ufficio al piano superiore, era intatto e vuoto.

Forse è andata di sopra, pensò.

Ma in quel caso avrebbe sentito con chiarezza i rumori prodotti dai movimenti nella casa. Era molto più probabile che la sua immaginazione gli stesse facendo degli scherzi.

Improvvisamente, sentì un rumore alle sue spalle, nel corridoio proprio fuori dallo studio. Sembrava un lieve rumore di rapidi passi. Prima di riuscire anche solo a voltarsi, fu afferrato per le spalle e bloccato in una morsa. Una mano forte pressò un pezzo di stoffa bagnato sul naso e sulla bocca.

Julian riconobbe immediatamente il sapore e l’odore pungenti dalla preparazione medica.

Cloroformio!

La sua mente reagì prima del corpo, che non era ancor stato assalito dal panico. Sapeva di essere in grave pericolo, ma semplicemente non lo avvertiva.

Si agitò solo per breve tempo, senza neppure rendersi conto di aver ribaltato la lampada della scrivania.

E nell’arco di pochi istanti, non fu più consapevole di nulla.

CAPITOLO UNO

Riley Sweeney sentì una goccia di sudore scorrere da un sopracciglio. La sua mano tremò, mentre si asciugava il viso con un fazzoletto. Improvvisamente, nell’aula del tribunale, c’era più caldo di pochi istanti prima. Il cuore iniziò a batterle più in fretta.

L’istante che aveva atteso a lungo era finalmente arrivato.

In quel momento, il suo partner più anziano, l’Agente Speciale Jake Crivaro, era in procinto di testimoniare all’udienza di Larry Mullins. Riley guardò in fondo all’aula, e vide il volto del suo partner, basso e dal largo torace, contrarsi con impaziente aspettativa.

L’esito del processo era in dubbio, ma lei era sicura che la testimonianza di Crivaro avrebbe portato una svolta.

Riley ricordò che era trascorso esattamente un anno da quando Crivaro era entrato nella sua vita, indirizzandola ad una carriera nel BAU. Una vittoria legale sarebbe stata un bel modo di festeggiare.

Ma parve che qualcosa d’inaspettato stesse accadendo. Il procuratore e l’avvocato difensore di Mullins si erano avvicinati e parlavano fitto tra loro, sussurrando.

Che cosa succede? Riley si chiese.

Qualunque cosa fosse, dubitava che fosse positiva.

Infine, il procuratore tornò al banco e si rivolse al giudice.

“Vostro Onore, io e l’avvocato della difesa vorremmo conferire con lei in privato.”

Il Giudice Tobias Redstone corrucciò tristemente il volto.

Con un colpo di martelletto, disse: “La corte farà una breve pausa, mentre conferirò in privato.”

Tutti i presenti nell’aula si alzarono, mentre l’usciere e gli avvocati seguirono il Giudice Redstone fuori dall’aula. Poi, un mormorio si sollevò da giurati e spettatori, che si sedevano nuovamente.

Fiancheggiato da guardie, Larry Mullins era ancora seduto al tavolo della difesa. Sebbene fosse ammanettato, era ben vestito: indossava una giacca su una camicia e una cravatta, e si presentava come un uomo rispettabile.

Riley sapeva che il suo avvocato aveva avuto molte difficoltà per fare in modo che non comparisse a processo con una tuta arancione. Mullins non appariva come un uomo malvagio. Era ben pulito e lucido, e sfoggiava una coscienziosa aria di innocenza. La commedia sembrava funzionare. Riley sentiva che la giuria era ancora incerta in merito alla sua colpevolezza.

Ecco perché la testimonianza di Crivaro sarebbe stata cruciale. Se c’era qualcuno in grado di convincere la giuria che Mullins non era il personaggio incompreso che dichiarava di essere, allora quella persona era proprio Crivaro. Ma, mentre aspettavano il ritorno del giudice e degli avvocati, Riley si chiese se, alla fin fine, il partner non avrebbe testimoniato.

Fu scossa da un profondo brivido, mentre Mullins la guardò dritto negli occhi, mostrando un sorriso compiaciuto sul suo volto infantile. Poi, lo osservò voltarsi verso Crivaro, rivolgendogli la medesima espressione. Le labbra di Crivaro si serrarono bruscamente, e per un istante, Riley temette che il partner balzasse attraversando l’aula su Mullins.

Non lo faccia, pensò.

Vide Crivaro distogliere il volto, e capì che stava faticando a tenere sotto controllo la propria rabbia.

Riley sperava solo che riuscisse a controllarsi dinnanzi a quell’espressione autocompiaciuta.

Alcune persone all’interno dell’aula ritenevano senza dubbio che Larry Mullins fosse un vero mostro. Riley e Crivaro erano due di loro. Tra gli altri che la pensavano allo stesso modo c’erano i genitori delle due vittime, seduti insieme e visibilmente ansiosi. La loro speranza comune era che Mullins ricevesse l’ergastolo senza possibilità di ottenere libertà o sconti di pena, o che fosse persino condannato a morte.

Sicuramente, si disse, il caso era sufficiente a garantire una condanna. Analizzò gli elementi di prova nella sua mente.

Larry Mullins faceva il babysitter, come amava definirsi lui stesso, quando era stato arrestato per la morte di Ian Harter, un bambino affidato alle sue cure. Quando Riley e Crivaro erano stati mandati ad indagare sulla morte di Ian, avevano scoperto rapidamente che un altro bambino, Nathan Betts, era morto in circostanze identiche sotto la cura di Mullins in un’altra città. Entrambi i bambini erano stati soffocati a morte, ovviamente assassinati.

Mullins si era dichiarato innocente per entrambe le accuse di omicidio, ammettendo di aver perso di vista i due bambini al momento delle loro morti, e mettendo in piedi una vuota dimostrazione di rimorso per la sua negligenza.

Riley non aveva mai creduto per un solo istante che la loro morte, mentre erano affidati a Mullins, fosse stata una mera coincidenza, men che meno che un altro omicida fosse ancora a piede libero. Ma dimostrare la colpevolezza di Mullins di là da ogni ombra di dubbio era stata davvero un’altra questione.

Sin dall’inizio del processo, il pubblico ministero, Paxton Murawski, aveva avvisato Riley e Crivaro che questo sarebbe stato un caso duro. Nonostante tutti i tentativi, gli agenti e la polizia non avevano trovato alcuna prova che dimostrasse in modo inconfutabile il fatto che Mullins fosse la sola persona che aveva avuto modo di avvicinarsi ai bambini, quando erano stati uccisi.

“Dobbiamo stare attenti, altrimenti il bastardo se la caverà” Murawski aveva detto a Riley e Crivaro.

Né Riley e né Crivaro avevano compreso che cosa avesse inteso esattamente Murawski, dicendo di stare “attenti”. Ma sapeva che doveva esserci stato un tentativo di patteggiamento dietro le quinte, tra accusa e difesa. E, ora, sospettava che l’intera aula avrebbe appreso i risultati di tale trattativa.

Sarà libero dopotutto? si chiese.

Rabbrividì alla possibilità, e anche al ricordo del momento in cui lei e Crivaro avevano tratto Mullins in arresto.

Proprio quando Riley gli aveva messo le manette e gli aveva letto i suoi diritti, l’uomo aveva girato la testa, rivolgendole un sorrisetto malvagio, con un’espressione d’autocompiacimento che, ai suoi occhi, dimostrava la sua colpevolezza.

“Buona fortuna” aveva detto, ovviamente confidando nel fatto che sarebbe stato difficile condannarlo.

Riley digrignò i denti, mentre le parole riecheggiavano nella sua mente.

Buona fortuna!

Non credeva di essere mai stata infuriata tanto quanto lo era stata in quel momento. Aveva davvero desiderato di uccidere Mullins in quello stesso istante. In effetti, aveva portato la mano alla sua Glock. Ma Crivaro l’aveva toccata sulla spalla, ammonendola con lo sguardo, e lei aveva portato a termine l’arresto nella maniera appropriata.

Riley si chiese se Larry Mullins sarebbe stato vivo in quel momento, senza l’intervento del suo partner? Naturalmente, sarebbe stata accusata lei stessa di omicidio, e avrebbe potuto passare il resto della sua vita in prigione. Ma ne sarebbe valsa la pena, pur di sbarazzarsi di un ripugnante essere umano di quella fatta?

Riley si ritrovò a desiderare di essere stata costretta a ucciderlo, al momento dell’arresto.

E ora, a giudicare dall’espressione furiosa di Crivaro, quello stato d’animo era comune anche al suo partner.

L’usciere ritornò e chiese a Mullins di raggiungere l’avvocato difensore nella stanza del giudice. Ancora fiancheggiato dalle guardie, l’imputato si alzò e lo seguì fuori dall’aula.

Riley fu presa dallo sconforto.

Non è affatto un buon segno.

Trascorsero diversi lunghi minuti, prima che l’usciere tornasse e chiedesse a tutti i presenti in aula di alzarsi di nuovo in piedi. Il Giudice Redstone rientrò, seguito dagli avvocati e da Mullins.

Il Giudice Redstone annunciò all’aula: “Gli avvocati della difesa e dell’accusa hanno raggiunto un accordo. Se l’imputato acconsente a dichiararsi colpevole per due accuse di omicidio di secondo grado, non premeditato, questo processo non sarà necessario e l’imputato riceverà una condanna  conforme.”

 

Riley sussultò ad alta voce, come molti alti dei presenti in aula.

Omicidio non premeditato?

La sola idea non aveva alcun senso per lei.

Rivolgendosi accigliato a Mullins, il giudice gli chiese: “Larry Mullins, si dichiara colpevole?”

“Sì, Vostro Onore” Mullins rispose.

“Molto bene” il Giudice Redstone disse. “Larry Mullins, sei condannato a due pene di trent’anni, da scontare simultaneamente e con la possibilità di liberazione condizionale tra quindici anni.”

Simultaneamente? Possibile liberazione condizionale?

Riley dovette respingere l’impulso di alzarsi e gridare, No, questo è sbagliato.

Sapeva che sarebbe stato inutile, perciò soffocò le parole in gola e restò seduta al proprio posto. Ma non riuscì ad impedire alla propria mente di girare vorticosamente.

Quell’uomo ha ucciso due bambini.

Perché non lo capiscono?

Il giudice ringraziò la giuria per il suo tempo e per il servizio prestato, e mise fine al processo con un colpo del suo martelletto. L’intera aula era in rivolta, mentre Mullins veniva portato alla sua cella. Quando infine Riley si alzò dalla sedia, si ritrovò nel bel mezzo di una massa arrabbiata e confusa di persone.

La prima cosa che intendeva fare era parlare con l’Agente Crivaro e chiedergli che cosa pensasse fosse accaduto, e se ci fosse qualcosa che potessero fare al riguardo. Ma vide solo da lontano il partner, diretto velocemente verso l’ingresso dell’aula, col volto rosso per la rabbia.

Dove sta andando? si domandò.

Non riuscì a seguirlo in mezzo alla calca di corpi. Invece, riuscì a farsi largo fino al banco del pubblico ministero, dove Paxton Murawski stava richiudendo la sua valigetta.

“Che cosa diavolo è successo?” esplose con amarezza.

Il pubblico ministero scosse la testa.

“Era il meglio che potessimo fare” l’uomo rispose.

“Ma non ha alcun senso” Riley disse. “Fin dal principio, Mullins si è dichiarato innocente di entrambi gli omicidi. Ha detto di essere colpevole solo di negligenza. Ma, ora, si dichiara colpevole di omicidio di secondo grado per entrambi i bambini. Come può essere stato semplicemente negligente e anche averli uccisi? Come può aver agito in entrambi i modi?”

Murawski rivolse un brusco sguardo accigliato a Riley.

“Agente Sweeney, lei è nuova in questo genere di lavoro” disse. “Talvolta, è necessario un compromesso, e talvolta, questi esiti non hanno senso. E davvero, questo è andato meglio di quanto avremmo potuto aspettarci. Non avremmo mai ottenuto una condanna per omicidio di primo grado, specialmente non in due casi simili. Non sarebbe accaduto. Ma la difesa sapeva che Mullins non se la sarebbe neanche cavata impunemente. Ecco perché hanno proposto questo accordo. E l’abbiamo accettato. Fine della storia.”

“‘Fine della storia?’” Riley ripeté. “Questa non è la fine, e lei lo sa. In quindici anni, Mullins potrebbe essere fuori con la condizionale. Sarà lo stesso crudele bastardo che è oggi. Ma non dovrà fare altro che mostrare la sua finta maschera dolce e innocente dinnanzi alla commissione per la libertà condizionale, e loro ci cascheranno, e lui tornerà per le strade.”

Murawski chiuse la valigetta e rispose: “Allora, non lasci che accada.”

Riley non riusciva a credere alle proprie orecchie.

“Ma non accadrà che tra quindici anni” ribatté.

Murawski fece spallucce ed aggiunse: “Come ho detto, non lasci che accada. Mi creda, resterà bloccato lì fino ad allora.”

Murawski si voltò per andarsene, ma si allarmò, quando vide alcune persone avvicinarsi a lui. Improvvisamente cambiò strada, rinunciando a dirigersi verso l’uscita e correndo via in un’altra direzione. Riley comprese immediatamente la ragione.

I quattro genitori delle due vittime, Donald e Melanie Betts e Ross e Darla Harter, si stavano facendo largo fino al banco del pubblico ministero. Senza Crivaro, Murawski o la sua squadra ancora lì, Riley sapeva che si sarebbero sfogati su di lei.

Melanie Betts stava piangendo lacrime di profonda rabbia.

“Ci fidavamo di voi” si rivolse a Riley. “Lei, il suo partner e l’accusa.”

“Come potete averci delusi in questo modo?” Darla Carter aggiunse.

Riley aprì la bocca, ma non sapeva che cosa dire.

Ironicamente, il suo primo impulso fu di ripetere più o meno le stesse identiche parole che Murawski le aveva riferito, ossia che non avrebbero potuto ottenere un verdetto di condanna per due omicidi di primo grado, e che questo patteggiamento era migliore di quanto sembrasse, e, ad ogni modo, Larry Mullins sarebbe rimasto in prigione a lungo.

Ma non riuscì a dire nessuna di quelle cose.

Invece, disse: “Mi dispiace.”

“Le dispiace?” Donald Betts disse incredulo.

“Questo è tutto ciò che ha da dire?” Ross Harter aggiunse.

Riley si sentì ammutolita.

Devo dire qualcosa.

Ma che cosa le restava da dire?

Poi, ricordò una frase che Murawski le aveva detto un istante prima, in merito alla possibilità di Mullins di ricevere la condizionale.

“Non lasci che accada.”

Riley deglutì ad alta voce. Poi, si espresse con una nota di convinzione che sorprese persino lei.

“Non otterrà la liberazione condizionale” disse. “Sconterà l’intera condanna, trent’anni, se vivrà così a lungo.”

Melanie Betts strizzò gli occhi, guardandola con un’espressione confusa.

“Come fa a saperlo?” chiese.

“Perché me ne assicurerò” Riley rispose, avvertendo un nodo formarsi in gola per l’emozione. “Non permetterò mai che ottenga la liberazione condizionale o il rilascio anticipato.”

Poi, restò in silenzio, riflettendo attentamente sulle ultime due parole che stava per pronunciare.

Poi disse: “Lo prometto.”

I quattro genitori stessero a fissarla per un momento. Riley si chiese se credessero davvero a quello che aveva appena detto, specialmente dopo quello che era appena accaduto nell’aula. Non aveva mai promesso loro nulla fino a quel momento, certamente non che Mullins scontasse l’intera condanna. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo.

Ma ora che l’aveva detto, sapeva di essere sincera a riguardo.

Non aveva idea di che cosa le sarebbe costato mantenere tale promessa, ma l’avrebbe fatto in ogni modo.

Infine, Donald Betts annuì semplicemente. Mentre iniziava ad accompagnare la moglie e l’altra coppia fuori dall’aula, guardò Riley e mimò silenziosamente una parola.

“Grazie.”

Riley annuì in risposta.

L’aula era decisamente meno affollata ora, perciò Riley uscì in corridoio. I giornalisti avevano circondato Murawski e anche il difensore di Mullins, e li stavano assillando con le loro domande. Riley era grata che i giornalisti non sembrassero averla notata.

Ma, guardando a destra e a sinistra, si chiese dove fosse andato il suo partner. Non vide Crivaro da nessuna parte all’interno dell’edificio. Neppure quando uscì sugli scalini del tribunale, riuscì a vederlo.

Dov’è? si chiese.

Si diresse all’area dove avevano parcheggiato il loro veicolo del BAU.  Aveva un mazzo di chiavi, perciò aprì lo sportello e si mise al volante e restò ad aspettare.

Sicuramente, arriverà presto, pensò.

Ma mentre passavano lunghi minuti, iniziò a porsi delle domande.

Sapeva che questo verdetto aveva particolarmente sconvolto Jake.

Forse non riesce semplicemente ad affrontarmi, pensò.

Provò a telefonargli, ma l’uomo non rispose alla chiamata. Non voleva allertare il BAU, dicendo che il suo partner era scomparso. Crivaro sarebbe certamente tornato, una volta che fosse stato pronto.

Riley restò seduta in auto, in attesa, per un’ora intera, prima di decidere che fosse giunta l’ora di andare. Infine, uscì dal parcheggio e tornò da sola a Quantico.

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