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Il Volto della Morte

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Il Volto della Morte
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IL VOLTO

DELLA

MORTE

(Un Thriller di Zoe Prime—Volume 1)

B L A K E P I E R C E

TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI

ANTONIO CURATOLO

Blake Pierce

Blake Pierce è autore bestseller secondo USA Today della serie mistery RILEY PAIGE, che include sedici libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE, che comprende tredici libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie mistery KERI LOCKE, che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE, che comprende sei libri (e altri in arrivo); del sorprendente mistery psicologico CHLOE FINE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); dell’emozionante serie thriller psicologica JESSIE HUNT, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie thriller psicologica che vi farà stare con il fiato sospeso, AU PAIR, che comprende due libri (e altri in arrivo); e della serie mistery ZOE PRIME, che comprende due libri (e altri in arrivo).

Avido lettore e fan da sempre dei generi mistery e thriller, Blake adora sentire le vostre opinioni, quindi non esitate a visitare il sito www.blakepierceauthor.com per scoprire di più su questo autore e mettervi in contatto con lui.



Copyright © 2019 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Fred Mantel, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE


THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)

LA RAGAZZA ALLA PARI

QUASI SCOMPARSA (Libro #1)

QUASI PERDUTA (Libro #2)

QUASI MORTA (Libro #3)

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)

I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)

IL LOOK PERFETTO (Libro #6)

I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNA A CASA (Libro #5)

I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro #6)

GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)

UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE

UNA LEZIONE TORMENTATA

I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)

I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

INDICE


PROLOGO

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO VENTITRE

CAPITOLO VENTIQUATTRO

CAPITOLO VENTICINQUE

CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO VENTISETTE

CAPITOLO VENTOTTO

EPILOGO

FACCIA:


--La parte anteriore della testa, che negli esseri umani si sviluppa dalla fronte al mento e include la bocca, il naso, le guance e gli occhi.


--In matematica, la forma delimitata dai confini di un oggetto tridimensionale.


--Una delle superfici poligonali di un poliedro.

PROLOGO

Linda si sedette, cercando di mettersi a proprio agio sui vecchi, logori cuscini. La sedia, che negli ultimi quindici o venti anni aveva sostenuto il peso di innumerevoli benzinai, era in condizioni abbastanza buone, come il resto del posto.

Almeno aveva una sedia. E una TV, anche se era così piccola e antiquata che poteva a malapena distinguere i volti dal rumore proveniente dallo schermo.

 

Linda sospirò e diede un paio di colpetti alla TV, cercando di ottenere un’immagine più nitida. Stava aspettando che iniziasse il suo programma preferito e voleva almeno riuscire a capire di quale personaggio si trattasse.

Quantomeno era improbabile che venisse disturbata. Quest’angolo del Missouri occidentale non era certo molto frequentato, e sarebbero potute trascorrere ore tra un cliente e l’altro. Non viveva nessuno nel raggio di chilometri e la strada era stata soppiantata da una nuova autostrada che conduceva le persone a destinazione attraverso un percorso più diretto. Probabilmente, era soltanto questione di tempo prima che il posto chiudesse, quindi Linda era intenzionata a concedersi un po’ di relax finché poteva.

La sigla del suo programma preferito andò in onda, familiare in modo rassicurante, nonostante l’audio metallico. Linda si sistemò nuovamente contro lo schienale, cercando di mettersi il più comodamente possibile, e prese un sacchetto di patatine dall’espositore alle sue spalle.

“Oh, Loretta,”disse il personaggio sullo schermo. “Come hai potuto farmi questo? Non sai che siamo …”

Il dialogo fu coperto dal tintinnio della campanella sopra la porta. Linda scattò in piedi, quasi inciampando da sola nel tentativo di assumere un’aria attenta. Con un’espressione colpevole, infilò il pacchetto di patatine aperto su un ripiano sotto il bancone.

“Salve,”disse il cliente, sorridendo. Sembrava divertito, ma in modo gentile, come se stessero condividendo uno scherzo tra di loro. “Ehm, potrei usare il bagno, per favore?”

Era abbastanza piacente. Un tipo magro, con un aspetto giovanile. Poteva avere una trentina d’anni. A Linda piacque subito. Aveva questa specie di sesto senso nei confronti dei clienti. Riusciva a capire immediatamente se le avrebbero causato qualche seccatura.

“Mi spiace, caro,”disse. “Possono usarlo soltanto i clienti paganti.”

“Oh,”disse, guardandosi intorno. C’era un espositore di dolci scadenti al lato del bancone, pensato per spingere i bambini ad attirare l’attenzione dei loro genitori. “Prendo queste.”

Prese un sacchetto di caramelle e lo posò delicatamente sul bancone, proprio davanti agli occhi di lei. Si frugò le tasche per cercare degli spiccioli, e le diede la somma esatta.

“Ecco a lei, signore,”disse Linda, porgendogli una delle chiavi del bagno. “E’ proprio sul retro dell’edificio. Appena fuori, dietro l’angolo.”

“Oh, grazie,”disse l’uomo, prendendola e picchiettandoci contro il pollice, mentre guardava verso il parcheggio. “Ma …ehm …Le dispiacerebbe mostrarmi dov’è?”

Linda esitò. Stavano trasmettendo il suo programma preferito e ne aveva già perso una parte. E, nonostante la sua sensazione che quel ragazzo fosse assolutamente perbene e normale – persino attraente, se lei avesse avuto dieci o quindici anni in meno – un leggero dubbio aleggiava nella sua mente. Avrebbe davvero dovuto lasciare il bancone per mostrargli la toilette? Da sola, al buio, con uno sconosciuto, fuori dalla visuale della strada?

Andiamo, Linda, pensò tra sé e sé. Stai soltanto cercando di perdere un altro po’ di tempo a guardare quel programma. Ora, alzati da quella sedia e fai il tuo lavoro.

“Certo,”disse, sebbene fosse ancora piuttosto riluttante. “Venga con me.”

Il sole era tramontato forse mezz’ora fa, quindi non c’era da meravigliarsi che a lui servisse una mano per trovare il bagno. Non era facile muoversi in un luogo estraneo, al buio. Linda iniziò a guidarlo nella direzione corretta, calpestando le erbacce che spuntavano, senza controllo, dall’asfalto.

“Certo che questo posto è disabitato, eh?” disse lui.

“Già,”rispose Linda. Una cosa un po’ strana da dire al buio, no? Magari anche lui era un po’ impaurito, voleva essere rassicurato. Non che a lei piacesse l’isolamento più di quanto piacesse a lui. “Non c’è molto traffico da queste parti, ultimamente.”

“Penso sempre che si possano capire un sacco di cose a proposito di un luogo dalle sue stazioni di servizio. Esistono questi piccoli segni, ha presente? Schemi che è possibile cogliere. Tipo quanto sia ricca una comunità o che genere di cibo vada per la maggiore.”

“Credo di non averci mai pensato, in realtà”. Personalmente, a Linda non interessava affatto questa spiegazione riguardo la complessità delle stazioni di servizio del paese. Desiderava soltanto raggiungere il bagno e tornare indietro il più velocemente possibile, senza tutte quelle stramberie. Ma non voleva apparire scortese e farglielo notare.

“Oh, si. Mi piace visitarne diverse. Alcune sono enormi, sa? Altre invece sono piccole, malconce, isolate … come questa. E si possono anche capire un sacco di cose sulle persone che ci lavorano.”

Quest’ultima frase fece scendere un brivido lungo la schiena di Linda. Stava parlando di lei. Non voleva chiedergli cosa riuscisse a capire o cosa già sapesse sul suo conto. Non pensava le sarebbe piaciuto.

“E’ un lavoro strano, qui, in mezzo al nulla,”continuò. “Deve trascorrere un sacco di tempo da sola. Se dovesse aver bisogno d’aiuto, beh, sarebbe piuttosto difficile ottenerlo. C’è un certo genere di persona che svolge questo tipo di lavoro. Partendo da questo, e basandosi sugli schemi, è possibile prevedere qualsiasi aspetto del comportamento. Come, ad esempio, fino a che punto sarebbe disposta a spingersi pur di servire un cliente.”

Linda accelerò il passo lungo il terreno buio, sentendo la necessità di allontanarsi il prima possibile da quell’uomo. Il promemoria di quanto fosse vulnerabile non era ciò che voleva sentire in quel momento. Questo le fece scendere un altro brivido lungo la schiena, anche se continuava a ripetere a se stessa che era una stupida. Nella sua tasca sentiva il duro metallo della chiave della porta d’ingresso, che fece scivolare tra due dita in modo da poterla usare come arma.

Non disse nulla. Non voleva indurlo a dire qualcos’altro … o a fare qualcosa. Sebbene non sapesse cosa aspettarsi da lui, qualsiasi cosa fosse era certa di non desiderarlo affatto. Attraversarono il parcheggio deserto; il ragazzo doveva aver parcheggiato la sua auto davanti alle pompe.

“Ecco, il bagno è da quella parte,” disse Linda, indicandoglielo. Non voleva assolutamente andare oltre. Se avesse proseguito da solo, lei sarebbe potuta tornare al bancone, dove c’era un telefono per chiedere aiuto e delle porte da chiudere a chiave.

L’uomo non disse nulla, ma tirò fuori il pacchetto di caramelle e lo aprì. Non la stava neanche guadando, sembrava completamente concentrato su ciò che stava facendo, quando improvvisamente rovesciò la confezione, facendo fuoriuscire tutto il contenuto.

Le caramelline colorate caddero e si sparpagliarono sull’asfalto. Linda urlò e fece un passo indietro suo malgrado. Chi mai gettava le caramelle per terra in quel modo? Lo aveva fatto soltanto per spaventarla, o per quale altro motivo? Linda si portò le mani al petto, cercando di calmare il battito accelerato del proprio cuore.

“Guardi qui!” Il cliente rise, indicando le caramelle. “E’ sempre così, sa? Non esistono cose come la casualità. Si ottengono sempre gli stessi schemi e frattali. Anche se si cerca di non vederlo, la mente si aggrappa sempre a uno schema, proprio come quello.”

Linda aveva sentito abbastanza. Quel tizio era fuori di testa. Era sola lì fuori, al buio, come lui le aveva fatto notare. Doveva allontanarsi da quell’uomo, tornare al bancone. Tornare al sicuro.

Linda prese la strada più rapida a cui potesse pensare. Percorse velocementegli ultimi passi in direzione del bagno e lo aprì per lui, con la lampadina al di sopra della porta come sempre intermittente.

“Oh!” disse il giovane. “Ecco, guardi. Sulla sua mano. Un altro schema.”

Linda si irrigidì e rivolse lo sguardo in direzione delle proprie lentiggini, ora visibili alla pallida luce color arancio. L’attenzione dell’uomo verso la sua pelle era come un insetto, qualcosa che, istintivamente, desiderava scrollarsi di dosso.

“Devo tornare in negozio,” sbottò Linda. “Nel caso arrivino altri clienti. Lasci qui la chiave quando ha finito.”

Iniziò a correre verso la parte anteriore della stazione di servizio, verso la porta e la sicurezza del bancone. C’era qualcosa di strano in quel ragazzo. Qualcosa di molto strano, a dire la verità, e lei non voleva trascorrere neanche un altro secondo in sua compagnia, anche se voleva dire tornare da sola, in seguito, a riprendere la chiave. Aveva la pelle d’oca e il suo cuore non ne voleva sapere di calmarsi.

Forse avrebbe dovuto chiamare qualcuno. Pensava al suo ex-marito, probabilmente stravaccato davanti alla TV nella propria casa, a chilometri di distanza. O al suo capo, che per quanto ne sapeva avrebbe anche potuto essere in Canada, per quante volte l’aveva visto. Avrebbero mai risposto? E se lo avessero fatto, cosa avrebbero potuto fare per aiutarla?

Chiamare la polizia? No, quella sarebbe stata senza dubbio un’esagerazione.

Linda quasi scivolò su una caramella che era scivolata lontano dalle altre, e cercò di prestare maggiore attenzione a dove mettesse i piedi, tenendo d’occhio il terreno davanti a sé. Il cuore le batteva all’impazzata e riusciva a sentire i propri passi scricchiolare rumorosamente, mentre si precipitava verso l’angolo dell’edificio. Desiderava fare meno rumore, muoversi più velocemente, raggiungere l‘ingresso.

Stava quasi correndo, il respiro le si mozzava nel petto. Girò l’angolo e provò un senso di sollievo alla vista familiare delle porte.

Ma, improvvisamente, sentì qualcosa trattenerla. Qualcosa che si stringeva attorno al suo collo.

Le mani di Linda si alzarono istintivamente, aggrappandosi al filo sottile e affilato che le tagliava le dita e lottando per afferrarlo. I suoi piedi cercarono inutilmente di muovere il corpo in avanti, ma lo slancio ebbe il solo effetto di costringere la testa più indietro. Doveva tornare alle porte. Doveva entrare!

Il panico le offuscò la vista e la dolorosa pressione si intensificò, fino a quando non ci fu un improvviso rilascio, qualcosa di umido e caldo che le fiottò sul petto, colando in basso. Non c’era tempo per dare un senso a tutto; riuscì soltanto ad annaspare alla ricerca d’aria, ad avvertire una sensazione di bagnato dove prima c’era il filo metallico, e a notare il terreno sotto le sue ginocchia, poi la sua testa, poi più nulla.

CAPITOLO UNO

L’Agente Speciale dell’FBI Zoe Prime diede un’occhiata alla donna che aveva accanto, seduta sul posto del passeggero, cercando di non sentirsi intimidita.

“Cosa ne pensi del fatto di essere stata gettata nella mischia?”scherzò Shelley.

Zoe era consapevole di ciò che volesse dire. Loro due erano appena state messe in coppia e ora si stavano già dirigendo verso una scena del crimine. Una grande scena del crimine, a dire il vero. Una che sarebbe finita in prima pagina.

Ma non era questo a mettere Zoe a disagio. Era il fatto di essere stata affiancata ad un nuovo agente, che stava già sollevando un polverone al Bureau. Shelley Rose aveva un viso e dei modi aperti e gentili e si diceva fosse in grado di ottenere una confessione da chiunque soltanto con un sorriso. Quando hai un segreto da nascondere, fare coppia con qualcuno del genere è più che sufficiente per farsi prendere dalla paranoia.

Per non parlare del fatto che Zoe, che finora non era mai stata considerata la migliore in nulla al Bureau, nutriva un’invidia non indifferente per il profondo rispetto che la sua inesperta partner aveva già conquistato.

Shelley aveva un volto quasi simmetrico, soltanto uno virgola cinque millimetri lo separavano dalla perfezione, una lieve differenza tra i suoi occhi. Non c’era da stupirsi che suscitasse automaticamente fiducia e affabilità in chi le stava accanto. Si trattava di semplice psicologia. Un leggero difetto che umanizzava la sua bellezza.

Nonostante questo, anche a Zoe piaceva la sua nuova partner.

“Cosa sappiamo finora?” chiese Zoe.

Shelley sfogliò la pila di carte che teneva tra le mani, infilata in una cartellina. “Detenuto evaso da Tent City, Phoenix,” rispose. Fuori dall’auto, sfrecciava il deserto dell’Arizona. “È fuggito a piedi. A quanto pare, questo non l’ha rallentato. Tre omicidi noti, al momento.”

“Le guardie?” domandò Zoe. La sua mente stava correndo avanti. Contava i chilometri che un uomo avrebbe potuto percorrere a piedi con questo caldo. Non molti, senza riposo, riparo e acqua. Ancora meno, considerando la superficie sabbiosa.

 

“No, casuali. Prima due escursionisti.” Shelley fece una pausa, inspirando attraverso i denti. “Tutti gli indizi confermano che gli omicidi sono stati… crudeli. L’ultima vittima era una turista diretta al Grand Canyon.”

“Ed è lì che stiamo andando ora” dedusse Zoe. La mappa dell’area si dispiegò nella sua mente, ritagliando le strade e i sentieri che ogni vittima aveva probabilmente intrapreso per imbattersi nel loro uomo.

“Esatto. Pare che dovremmo prepararci.”

Zoe annuì silenziosamente. Aveva notato che era più difficile, per persone come Shelley, presentarsi sulla scena del crimine e vedere il corpo della vittima. Sperimentavano il dolore e la sofferenza che erano state inflitte. Zoe vedeva sempre soltanto un corpo, carne che poteva contenere indizi utili alle indagini, e i calcoli che ci giravano intorno.

Era probabilmente questo che le aveva permesso di superare i test d’ingresso e diventare un Agente Speciale: la capacità di rimanere calma e controllata, di analizzare i fatti anziché lasciarsi prendere dalle emozioni. Ma era stata la sua natura silenziosa e la tendenza ad assumere un’espressione facciale vuota a portarla ad aver bisogno di un nuovo partner. A quanto pare, quello precedente pensava che Zoe fosse troppo silenziosa e fredda.

Aveva tentato di porvi rimedio subito dopo aver conosciuto Shelley, durante il loro primo caso insieme, comprando un paio di caffè da asporto e donandone uno alla sua partner, onorando un arcaico rituale tra colleghi. Sembrava avesse funzionato. Shelley era abbastanza affabile per entrambe, motivo per cui Zoe sperava davvero potesse andare con lei.

Non fu difficile individuare il luogo. Poliziotti locali si aggiravano in uniforme sotto il sole cocente, una ferocia rovente che gravò pesantemente sulle sue braccia scoperte non appena uscì dall’auto climatizzata. La pelle si sarebbe ustionata nel giro di quarantacinque minuti se non fosse stata protetta. Probabilmente le sarebbe comparsa un po’ di abbronzatura sulle guance, sul naso e sulle mani, fino a quando non fosse tornata in auto.

Shelley le presentò ed entrambe mostrarono i propri distintivi all’ufficiale in comando, prima di avvicinarsi alla scena del crimine. Zoea scoltava soltanto in parte, felice di lasciare che se ne occupasse Shelley. Nonostante fosse Zoe l’ufficiale di grado superiore, non ce l’aveva con Shelley per il fatto di comportarsi come se fosse lei a comandare. Zoe si stava già guardando attorno, alla ricerca degli indizi che le avrebbero rivelato qualsiasi cosa. Shelley le fece un cenno, un tacito accordo in base al quale avrebbe pensato lei agli agenti locali, mentre Zoe sarebbe stata libera di esaminare i dintorni.

“Non so se riuscirà a trovare qualcosa,” stava dicendo il comandante. “Abbiamo setacciato l’intera zona il più scrupolosamente possibile.”

Zoe lo ignorò e continuò a cercare. C’erano cose che lei riusciva a vedere, cose che altri non vedevano. Cose che potevano benissimo essere scritte a lettere cubitali, ma che comunque risultavano invisibili alle persone comuni.

Era questo il suo segreto, il suo superpotere. Notò le orme del colpevole sulla sabbia e i calcoli apparvero accanto, comunicandole tutto ciò che aveva bisogno di sapere. Facile come leggere un libro.

Si accovacciò per dare un’occhiata migliore alle orme più vicine e a come fossero distanziate dal corpo della vittima. Il passo le rivelò che il colpevole era alto un metro e ottantanove centimetri. La profondità delle impronte indicava un peso di novantacinque chili. Aveva corso continuamente, avvicinandosi alla vittima e attaccandola alla velocità di sei chilometri all’ora, considerando la distanza tra le orme.

Zoe si spostò, esaminando il corpo adiacente. Il criminale aveva usato una lama di diciannove centimetri e mezzo, pugnalando la vittima dall’alto verso il basso con un angolo di quarantanove gradi. Era poi fuggito verso nord-ovest a un ritmo più veloce, pari a nove virgola cinque chilometri all’ora.

Il sangue sulla sabbia le disse che era accaduto meno di quattro ore fa. I calcoli erano semplici. Considerando un livello medio di affaticamento e tenendo conto della calura del giorno, Zoe alzò lo sguardo e socchiuse gli occhi, fissando un punto lontano e raffigurando la distanza esatta alla quale lo avrebbero trovato. Il suo cuore prese a battere velocemente al pensiero di arrestarlo. Lo avrebbero preso facilmente. Era già sfinito, non aveva acqua e non immaginava minimamente che avessero già scoperto i suoi crimini. Sarebbe finita presto.

La sua attenzione si spostò sui cespugli e sugli alberelli che sorgevano in lontananza, crescite sparpagliate che non offrivano abbastanza riparo a un essere umano. Vide le distanze che li separavano e i numeri apparvero nuovamente davanti ai suoi occhi, raccontandole la storia che c’era dietro lo schema. Sparsi l’uno distante dall’altro, limitate risorse naturali. Raggruppati, radici che esplorano il terreno alla ricerca di una fonte d’acqua sotterranea e di nutrienti. Sebbene apparissero casuali ad un occhio inconsapevole, la collocazione di ognuno di essi faceva parte di un disegno. Il disegno della natura.

“Niente?”chiese Shelley. Aveva uno sguardo di attesa, come se stesse aspettando che la sua più esperta partner risolvesse tutto.

Zoe alzò lo sguardo, raddrizzandosi con aria colpevole. Si alzò in piedi e scosse rapidamente la testa.“Credo sia fuggito da quella parte,”disse, indicando nell’ovvia direzione percorsa delle orme in allontanamento. C’era una formazione rocciosa in lontananza, un ottimo punto per una sosta. Le rocce le comunicavano le direzioni dei venti, le migliaia di anni di scavi e modellamenti. “Forse si fermerà laggiù alla ricerca di ombra. È una giornata piuttosto calda.”

Un segreto era un segreto. Mai e poi mai avrebbe ammesso ciò che sapeva. Mai e poi mai avrebbe detto a voce alta di essere una tipa strana, in grado di capire il mondo come nessun altro. Men che meno avrebbe ammesso il resto, che neanche lei capiva come lo vedessero gli altri. Questo era tutto ciò che poteva dare al mondo.

Il comandante si schiarì la voce, interrompendole. “Abbiamo già perlustrato in quella direzione senza trovare nulla. I cani hanno perso le tracce. C’è del terreno roccioso laggiù, dove non ci sono orme. Riteniamo che abbia continuato a correre in linea retta. O magari che sia salito a bordo di un veicolo.”

Zoe strinse gli occhi. Sapeva il fatto suo. Quest’uomo stava scappando in preda alla disperazione, ad ampie falcate, tenendo il corpo basso e inclinato in avanti per correre più velocemente. Non si stava dirigendo verso la salvezza e non era così lontano da non riuscire più a trovarlo.

“Ci stia a sentire,”suggerì Zoe. Battè sul simbolo dell’FBI stampato sul suo distintivo, che stringeva ancora in mano. C’era un aspetto fantastico dell’essere un agente speciale: non era sempre necessario giustificarsi. In effetti, non farlo era ormai un po’ uno stereotipo.

Dopo aver studiato l’espressione di Zoe, Shelley si voltò nuovamente verso il comandante con aria determinata.“Faccia alzare in volo gli elicotteri. I cani sono pronti?”

“Sicuro.” Il comandante annuì, sebbene non sembrasse molto entusiasta. “È lei il capo.”

Shelley lo ringraziò. “Andiamo,”disse a Zoe. “Ho il pilota via radio. Ci aggiornerà quando scoveranno qualcosa.”

Zoe annuì e tornò docilmente in auto. Shelley l’aveva appoggiata, le aveva dato ragione. Era un buon segno. Le era grata, e non provava quel senso di ego ferito per il fatto che fosse Shelley a dare gli ordini. Non le importava, purché venissero salvate delle vite.

“Wow.” Shelley si fermò, sistemandosi sul sedile del passeggero con una mappa aperta tra le mani. “Non è mai facile, vero? Una donna sola, come quella; senza nessun motivo. Non se lo meritava.”

Zoe annuì nuovamente. “Già,” rispose, non certa di cos’altro avrebbe potuto aggiungere alla conversazione. Avviò l’auto e iniziò a guidare, per colmare il vuoto.

“Non sei una che parla molto, vero?”chiese Shelley. Fece una pausa prima di aggiungere, “Non importa. Sto soltanto cercando di capire come sei.”

La vittima non se lo meritava, questo era vero. Zoe lo capiva, se ne rendeva conto. Ma quello che è fatto, è fatto. Adesso avevano un lavoro da svolgere. I secondi passavano, oltre i limiti normali di una risposta attesa. Zoe lo sapeva, ma non riusciva a trovare nulla da dire. Il tempo era scaduto. Se avesse parlato ora, sarebbe apparsa soltanto più strana.

Cercò di concentrarsi e mantenere un’espressione triste mentre guidava, ma le risultò troppo difficile fare entrambe le cose contemporaneamente. Smise di provarci e il suo viso si rilassò, assumendo il solito sguardo vuoto. Non che non pensasse o che non provasse emozioni. Era semplicemente difficile pensare all’aspetto della sua espressione e controllarlo intenzionalmente, mentre la sua mente era impegnata a calcolare la distanza esatta tra ogni indicatore presente sulla strada e ad assicurarsi di restare a una velocità che avrebbe impedito all’auto di ribaltarsi, nel caso avesse dovuto sterzare su questo tipo di asfalto.

Imboccarono la strada, seguendo la superficie più scorrevole che curvava attraverso il paesaggio piatto. Zoe aveva già capito che sarebbe andata nella direzione giusta e avrebbe raggiunto il colpevole nel caso stesse correndo in linea retta. Spinse il piede sull’acceleratore, sfruttando il vantaggio offerto dall’asfalto.

Una voce crepitò alla radio, ridestando Zoe dai propri pensieri.

“Abbiamo avvistato il sospettato. Passo.”

“Ricevuto,” replicò Shelley. Era meticolosa e non perdeva tempo, cosa che Zoe apprezzava. “Coordinate?”

Il pilota dell’elicottero ripetè velocemente la sua posizione e Shelley indirizzò Zoe con la mappa. Non dovevano cambiare direzione, stavano andando proprio verso l’obiettivo. Zoe strinse la presa sul volante, provando il consueto brivido di conferma. Le sue supposizioni si erano dimostrate corrette.

Fu soltanto questione di attimi prima che notassero l’elicottero volteggiare in aria sopra un’autopattuglia locale; a quanto pare, i due occupanti erano usciti e avevano atterrato il criminale. Era disteso sulla sabbia, sconvolto e scalciante, e imprecava.

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